Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Manca una settimana all’assemblea chiamata a decidere sul futuro di Banca Carige, ma l’esito è ancora avvolto dalla nebbia più fitta. Non solo perché la famiglia Malacalza non si è ancora formalmente espressa sul piano, ma anche perché oggi non sembra esserci spazio per aprire una trattativa con il primo azionista (attestato al 27% del capitale). Secondo quanto risulta a MFMilano Finanza, nelle ultime settimane gli imprenditori piacentini avrebbero inviato diverse missive ai commissari e altre controparti coinvolte nel salvataggio chiedendo informazioni sull’operazione e soprattutto sollevando il problema del suo forte effetto diluitivo.
  • CREDEM
Il suo business della bancassurance nel primo  semestre ha superato le 483 mila polizze complessive, su un target annuale di 500 mila. I premi per i servizi di protezione (vita e danni) sono in crescita del 12% a 32 milioni

Crédit Agricole Italia punta sui servizi di consulenza per le operazioni di finanza agevolata, che saranno erogati in partnership con Warrant Hub (Tinexta Group). L’istituto spiega che questa scelta è frutto della volontà di offrire alla clientela l’opportunità di avvalersi di servizi specialistici ad alto valore aggiunto, per poter valutare e scegliere gli strumenti finanziari più adeguati alla crescita o al rilancio.
Prosegue la crescita della banca assicurazione nel gruppo Credem. Nel primo semestre sono state superate 483 mila polizze complessive in essere rispetto all’obiettivo di 500 mila entro fine anno. I premi per i servizi di protezione vita e danni sono saliti del 12% su base annua a 32 milioni di euro. Il risultato poggia sul rafforzamento delle sinergie e sulla maggiore integrazione fra Credemvita e Credemassicurazioni e tutte le reti del gruppo. «Il modello di banca assicurazione sta funzionando e i risultati sono tangibili», ha riferito Francesco Reggiani, direttore commerciale di Credem. «Questo modello rende possibile una piena integrazione dei bisogni di protezione all’interno della consulenza ai nostri clienti famiglie e aziende. Stiamo lavorando per innovare ulteriormente la nostra gamma d’offerta sia sul fronte della salute, sia su quello delle imprese nel loro ampio bisogno di protezione, compreso quello emergente del cyber risk, molto sentito dai nostri clienti».

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  • New Delhi il batterio che uccide
È arrivato in silenzio a novembre dell’anno scorso. Il Paziente Zero che lo trasportava era un uomo finito in ospedale a Livorno a causa di un incidente nel quale si era bruciato. Di qui è stato spostato a Pisa, dove c’è un reparto specializzato per i malati come lui. Nei centri ustioni i batteri sono tra i nemici più temibili e forse anche per questo a quel tempo nessuno si era reso conto che il New Delhi, germe super resistente agli antibiotici e soprattutto capace di uccidere con frequenza molto superiore a quella di tante altre infezioni ospedaliere, era arrivato in Toscana. Ci sono voluti più casi, il conto è dovuto arrivare ad 11, perché i laboratori di microbiologia facessero accendere la lampadina: abbiamo un problema serio. Era il marzo scorso e la Toscana si è trovata a fronteggiare, prima in Italia, il micro organismo che aggredisce le persone malate nei luoghi dove dovrebbero trovare la cura, le corsie degli ospedali. Ieri è arrivato il primo report ufficiale da parte dell’Agenzia regionale di sanità e si è scoperto che dal Paziente Zero fino al 31 agosto, cioè in 10 mesi, ci sono state 31 morti sospette. L’aggettivo è necessario perché le persone colpite avevano altre malattie. Erano in chemioterapia, oppure avevano subito interventi chirurgici importanti, soffrivano di problemi ai reni, ai polmoni, al fegato. Insomma si trovavano in ospedale per altri motivi. Quando sono decedute il New Delhi nel loro organismo c’era, aveva provocato un’infezione, ma ci vorrà tempo per capire (ammesso che ci si riesca per tutti i casi) se è stato la prima causa della morte oppure no.
  • Muore mentre fa sesso in un viaggio di lavoro “La ditta deve risarcire”
Morire di infarto durante un rapporto sessuale in una trasferta per la propria azienda può essere considerato un incidente sul lavoro. Almeno in Francia. La Corte d’Appello di Parigi, infatti, ha deciso che la compagnia è colpevole e dovrà risarcire i familiari. La vicenda è quella di un dipendente di una società di servizi ferroviari. Nel 2013, durante un viaggio di lavoro, ebbe una relazione con una donna in una camera d’albergo: durante l’amplesso morì per un arresto cardiaco. L’azienda ha sostenuto che il proprio dipendente non stesse svolgendo compiti professionali, in quel momento. La difesa ha argomentato, però, che l’attività sessuale è una cosa normale, «come fare una doccia o pranzare». Per la legge francese un datore di lavoro è responsabile di qualsiasi cosa accada a un dipendente in una trasferta di lavoro, hanno spiegato i giudici.

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  • La super alleanza tra 20 banche europee per i pagamenti hi-tech
Un asse europeo tra banche per accelerare la transizione digitale e, possibilmente, creare una barriera o restringere il campo d’azione delle fintech. L’iniziativa è partita questa estate da una ventina di banche di diversi Stati europei. Gli istituti di credito hanno chiesto alla società di consulenza Oliver Wyman di studiare la fattibilità e lo sviluppo di una soluzione che, partendo dalla richiesta della Banca centrale europea per la diffusione del bonifico istantaneo in Europa, porti alla creazione di un circuito europeo dei pagamenti retail digitali e su carta. Una piattaforma totalmente digitale, su cui gestire le transazioni dei clienti delle banche tradizionali, che potrebbero operare attraverso uno strumento simile a una carta di credito. La soluzione non è ancora definita ma la direzione sembrerebbe questa. Il fronte europeo che punta a creare questa nuova piattaforma comune è formato per il momento da 20 banche tra cui le big europee Bbva, Bnp Paribas, Commerzbank, Crédit Agricole, Deutsche Bank, Ing, Banco Commercial Portugues, Santander e SocGen. Per l’Italia ci sono Intesa Sanpaolo e Unicredit. Ma la compagine delle banche è destinata ad allargarsi. A quanto risulta, Intesa e Unicredit hanno chiesto all’Abi di informare dei lavori in corso le strutture interne, con l’obiettivo di allargare il confronto anche alle altre banche per arrivare così a mettere a punto una soluzione da condividere con tutti gli istituti europei.

  • Quota 100, fino al 2036 la spesa si appesantisce di oltre 63 miliardi
I pensionamenti agevolati da «Quota 100» e dalle altre misure varate dal Governo gialloverde aumentano l’incidenza della spesa previdenziale sul Pil di oltre 63 miliardi fino al 2036, lo 0,2% in media d’anno. Con un picco di maggiori uscite per quasi 9 miliardi nel biennio 2020-21, ovvero negli ultimi due anni della sperimentazione triennale prevista dal Decretone di gennaio (+0,5%). Lo rivela la Ragioneria generale dello Stato nel consueto report annuale sulle tendenze della spesa pensionistica e socio-assistenziale di medio-lungo periodo (fino al 2070). Dal documento emerge che la spesa sul Pil raggiunge un picco del 15,9% nel 2022, mentre negli anni seguenti non scenderà sotto il 15,6% fino al 2029. Il documento è stato pubblicato ieri e arriva alla vigilia dei dati di cassa sulla spesa che Inps dovrà comunicare al Governo sulla base delle indicazioni prevista nel decreto salva-conti di luglio. Le uscite per pensioni aumentano di circa tre decimali di Pil in media d’anno tra il 2018 e il 2040 – secondo le proiezioni Rgs – con una deviazione al rialzo della curva della spesa determinata per due terzi proprio dalle nuove misure varate a gennaio.
  • Unipol, aria di ribaltone ma i soci blindano il vertice
Il vertice di Unipol è in bilico perché all’interno delle Coop si sarebbe aperto un fronte di oppositori allo status quo. Il fronte, ha poi ricostruito Il Sole 24 Ore, sarebbe in realtà composto da un solo socio, peraltro di minoranza, di Holmo, a sua volta azionista con appena il 6,6% della holding di Bologna. L’azionista in questione è Manutencoop, presieduta da Claudio Levorato che apertamente ha ammesso: «Io sono ipercritico con questo vertice e con la permanenza delle Coop nel capitale di Unipol». Posizione, quest’ultima, già più volte sbandierata in passato ma rimarcata in più sedi proprio recentemente. E questo avrebbe dunque dato adito alle voci che volevano il presidente Pierluigi Stefanini e il ceo Carlo Cimbri nel mirino degli azionisti. Con quale risultato? Compattare l’intera altra platea di soci sul mantenimento dell’attuale governance. Lo stesso Levorato ha dovuto prendere atto del fatto «di essere totalmente isolato». Lui, sulla carta, ha ribadito di «essere pronto alla battaglia» ma ha poi dovuto riconoscere «di non avere soldati al seguito». Chi tira le fila in casa Unipol, Coop Alleanza 3.0 in primis, ha piena fiducia nel management.
  • Sicurezza digitale. Da Europ Assistance Eura famiglia 3D
Responsabilità civile, protezione per la famiglia quando naviga e fa acquisti anche su smartphone e tutela legale anche per furto d’identità e frodi online. Queste le principali caratteristiche di Eura Famiglia 3D, polizza lanciata da Europ Assistance.

Handelsblatt

 

  • Gli assicuratori sono sempre più sotto pressione a causa dei comparatori come Check 24 o Verivox
Le piattaforme digitali sono diventate di importanza cruciale. Molte persone non prenotano voli con singole compagnie aeree, ma tramite portali come Expedia o Opodo. Gli hotel sono commercializzati tramite intermediari come HRS o Booking.com e i contratti di assicurazione sono sempre più spesso negoziati tramite portali come Check 24 o Verivox.
Anche molte banche e compagnie di assicurazione sono messe sempre più sotto pressione dai nuovi arrivati dal mondo digitale. Secondo uno studio della società di consulenza Oliver Wyman, il pericolo maggiore per l’industria deriva dalle piattaforme digitali, che raggruppano tutte le offerte finanziarie e assicurative come punto di approccio centrale per i consumatori finali, le cosiddette Financial Homes.
  • “Sarà difficile mantenere il tasso d’interesse garantito”: il capo della R+V non esclude più la riduzione.
R+V Versicherung, il secondo maggiore assicuratore vita tedesco in termini di raccolta premi, non esclude per la prima volta una riduzione del tasso d’interesse garantito in considerazione della politica monetaria flessibile: “È vero che diventerà sempre più difficile mantenere la garanzia dello 0,9%”, ha dichiarato Norbert Rollinger, CEO di R+V, in un’intervista con la Handelsblatt.
Nei prossimi mesi, l’Associazione attuariale tedesca dovrà discutere se il tasso d’interesse garantito debba essere abbassato nuovamente. I nuovi clienti delle classiche polizze vita sono quindi minacciati da un ulteriore calo del tasso d’interesse garantito.