di Luca Gualtieri

Jean-Pierre Mustier lo va ripetendo da mesi: alla scadenza del vecchio sindacato di voto, Unicredit aveva insistito per un nuovo patto forte in Mediobanca. Una proposta giustificata dalla volontà di mantenere le Generali «italiane, indipendenti e quotate in Italia». All’indomani del blitz di Leonardo Del Vecchio sulla merchant milanese molti si chiedono se il banchiere francese terrà fede a questi impegni. Da primo socio (8,8%, oggi in carico a 10,2 euro contro un valore di borsa di 9,59) e pivot dell’accordo di consultazione che riunisce gli azionisti storici, Unicredit sarà l’ago della bilancia nel confronto che potrebbe aprirsi con Del Vecchio e con il suo manager di fiducia Francesco Milleri, che ha disegnato l’operazione. Si sa peraltro che i rapporti tra Mustier e il presidente esecutivo di EssilorLuxottica si sono cementati nel corso della recente vicenda IeoMonzino, che ha visto Mediobanca schierata sul fronte opposto, ma per il momento nessuno scopre le carte. Un primo momento formale di confronto tra gli azionisti di Piazzetta Cuccia si avrà mercoledì 25, quando il presidente Angelo Casò riunirà i membri dell’accordo di consultazione per esaminare i risultati di bilancio. Ma la maggior parte degli azionisti storici è stata colta di sorpresa dall’annuncio di Delfin e, preoccupata per gli effetti sulla governance della banca, potrebbe sottoporre la materia ad approfondita discussione. Fermo restando che il patto non può esprimere posizioni vincolanti per i soci e che le partecipazioni non sono più bloccate come avveniva per il vecchio sindacato di voto. Tradotto: chiunque è libero di vendere come e quando vorrà. Se Unicredit (rappresentata nell’accordo di consultazione da Andrea Maffezzoni, banker di fiducia di Mustier) non scopre le carte, Ennio Doris (socio al 3,3% con Mediolanum) non esita a difendere l’attuale top management: «In questi anni l’amministratore delegato Alberto Nagel ha ottenuto ottimi risultati: non solo è riuscito a superare la crisi finanziaria, ma è stato in grado di diversificare le fonti di ricavo del gruppo», ha spiegato ieri Doris a MFMilano Finanza. E in caso di frizioni tra Del Vecchio e l’at
tuale vertice? «Se ci saranno proposte, le ascolteremo», ha tagliato colto il fondatore di Mediolanum. La palla in ogni caso rimane in mano a Del Vecchio. Dopo l’acquisto del 6,94% Delfin potrebbe fare nuovi acquisti per portarsi vicino al 9,9%, soglia oltre la quale è necessaria l’autorizzazione di Bce. Fermo restando che, per partecipare
all’assemblea del prossimo 28 ottobre, le azioni dovranno essere depositate entro la prima settimana di ottobre. C’è poi un convitato di pietra che incombe sulla partita. Dopo aver liberato il proprio 7,8% Vincent Bolloré è diventato una grande incognita nell’azionariato di Piazzetta Cuccia. C’è però chi ritiene che, impegnato su altri fronti delicati come Mediaset e Telecom, il finanziere bretone preferisca non sollevare polveroni in Mediobanca ma aspettare prudentemente il corso degli eventi. (riproduzione riservata)

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