Dopo un 2018 in contrazione, l’industria europea del risparmio gestito ricomincia a fare raccolta. Con il patrimonio che alla fine del primo trimestre (dati Efama, l’associazione europea dell’asset management) si è riportato sopra la soglia dei 10 mila miliardi di euro.
«Una storia di successo dato che le masse in gestione stanno crescendo stabilmente negli ultimi anni», commenta Hamish Forsyth, presidente Europa ed Asia di Capital Group. Nel frattempo, i requisiti normativi in Europa e nel mondo si stanno facendo sempre più stringenti, e i clienti analizzano con grande attenzione le commissioni che l’industria fa pagare.
In un contesto di questo tipo, Forsyth è convinto che gli asset manager più grandi beneficeranno delle efficienze che permettono di ridurre le commissioni, dell’accesso a un’esperienza globale per quanto riguarda la normativa e della capacità di assorbire ulteriori costi in questo campo, oltre alla possibilità di investire in ricerca e attraversare le diverse fasi del mercato: «Dalla prospettiva del cliente vi è una tendenza ad analizzare sempre più a fondo gli asset manager, andando a valutare aspetti come la stabilità dei gestori di portafoglio, il track record dei fondi, le commissioni. Stiamo assistendo a un trend in cui i clienti mirano a collaborare con un numero più limitato di società». Le sgr e i clienti sono sempre più globali, e la regolamentazione ormai ha un impatto che va oltre i confini della regione.
«La Mifid II è un esempio di normativa europea che ha avuto un impatto rivoluzionario sul risparmio gestito a livello globale — argomenta il presidente di Capital Group —. Le società europee hanno dovuto cambiare le modalità con cui viene pagata la ricerca di investimento condotta da terze parti. E molti asset manager, compresi noi, hanno deciso all’inizio di quest’anno di sostenere i costi per la ricerca di terze parti a livello globale con risorse proprie. A testimonianza dell’impatto che le normative europee possono avere sul settore del risparmio gestito su scala globale». Intanto la pressione sui costi comincia a farsi sentire (stanno arrivando ai clienti anche le prime rendicontazioni Mifid II), con prodotti più economici come gli Etf (Exchange trade fund) che diventano sempre più concorrenziali, guadagnando quote di mercato a discapito dei fondi comuni più tradizionali.
Uno scenario che non preoccupa Forsyth: «Siamo una delle società di gestione del risparmio più grandi al mondo, con un patrimonio di oltre 1.900 miliardi di dollari, e crediamo che questo sia un punto di forza che ci permette di offrire fondi con commissioni competitive. Il nostro business è allineato agli interessi di lungo periodo dei nostri investitori. Siamo una società privata il cui capitale è interamente nelle mani dei dipendenti e i compensi dei nostri gestori di portafoglio sono basati sulla performance a 8 anni, non sui risultati di un singolo anno. Inoltre, la nostra offerta è concentrata tra 40-45 strategie a livello globale. Questo ci permette di beneficiare di economie di scala e trasferire l’efficienza ai clienti attraverso commissioni più contenute». Con riferimento specifico al mercato italiano, Capital Group punta a espandere ulteriormente la sua presenza sul territorio. «Attualmente abbiamo 23 fondi Ucits domiciliati in Lussemburgo a disposizione degli investitori italiani e intendiamo proseguire nello sviluppo dell’offerta lussemburghese con il lancio di uno o due nuovi fondi all’anno per i prossimi trentasei mesi», conclude Forsyth.
Gabriele Petrucciani

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