La polizza unisce linearità delle prestazioni e semplicità delle condizioni di riscatto, ma la gestione non è certo a buon mercato

di Fausto Tenini e Alessandro Lazzari * (Assinews)

Tra i numerosi prodotti assicurativi proposti dal colosso Generali Italia il focus di oggi riguarda Generali One. Si tratta in estrema sintesi di un prodotto d’investimento assicurativo a premio unico di ramo I, che prevede il pagamento di un capitale a scadenza oppure in caso di decesso dell’assicurato. E’ prevista la rivalutazione annuale del capitale investito in base al rendimento della gestione separata scelta dal contraente, Gesav o Geval$, secondo i criteri indicati nei regolamenti delle gestioni separate. Già dopo il primo anno è data facoltà di riscattare tutta o parte della somma investita. In merito alle prestazioni in caso di vita, a fronte del versamento di un premio unico, se l’assicurato è in vita alla scadenza del contratto Generali Italia pagherà al beneficiario una prestazione in forma di capitale rivalutabile collegata ai risultati della gestione separata. E la prestazione caso morte coincide per questo prodotto con quella caso vita. E’ garantita almeno la restituzione di un importo non inferiore al premio investito in gestione separata, al netto dei costi, eventualmente riproporzionato a seguito di operazioni di pagamento parziale o consolidamento dei risultati positivi. Il contratto prevede la rivalutazione annuale del capitale investito nella gestione separata, in base al rendimento della stessa, dove la misura annua di rivalutazione non può essere negativa e di riflesso il capitale rivalutato non potrà risultare inferiore al capitale assicurato iniziale. Consideriamo in questo caso la gestione Gesav come motore finanziario, la storica gestione separata di Generali attiva dal 1979. Si tratta peraltro della prima gestione separata offerta sul mercato italiano, che conta oggi oltre 42 miliardi di euro in gestione. La composizione del portafoglio a fine 2018 è piuttosto bilanciata, anche se i Btp pesando per oltre 16 miliardi di euro, ovvero il 38% del patrimonio della Gesav. Ma rispetto ad altre gestioni separate sono comunque livelli accettabili, quantomeno in termini percentuali. Il 28% circa è investito in obbligazioni denominate nella moneta unica, mentre i titoli di stato non italiani ma sempre denominati in euro rappresentano il 12% circa del portafoglio. Una spinta alla diversificazione arriva dal 12,3% destinato a Oicr globali, assieme al 6% impiegato direttamente in azioni, di cui il 2% circa non quotato. Le asset class alternative, ad esempio le azioni e i bond non quotati o l’immobiliare indiretto, aiutano a sostenere i rendimenti nel lungo termine, mentre la metodologia di contabilizzazione dei prodotti Ramo I ne abbatte drasticamente la volatilità. Le gestioni separate sono infatti fondi della compagnia assicurativa dove confluiscono i premi versati dai contraenti al netto dei caricamenti, valorizzati attraverso il criterio del costo storico, cioè senza tenere conto dei prezzi di mercato ma solamente del prezzo pagato per gli strumenti finanziari al momento dell’acquisto. Questa particolare forma di valorizzazione del portafoglio permette di dribblare i saliscendi dei mercati e restituire performance stabili ai sottoscrittori. Il portafoglio della Gesav non risulta invece esposto in modo significativo al rischio di cambio, molto limitato sia in ambito di sottostanti azionari che obbligazionari. Tale allocazione di portafoglio, unita al costo medio applicato (pari all’1,73% annuo dopo 10 anni di investimento), fa sì che i rendimenti attesi siano sobri. Ciò non ha comunque impedito, ma casomai limato, il raggiungimento di performance di tutto rispetto, come il 3,5% annuo al netto dei costi espresso nel 2018. Focalizzandoci sui 10 anni, il periodo di detenzione raccomandato, lo scenario da Kid che ipotizza mercati sotto pressione evidenzia un perdita media annua del capitale conferito pari allo 0,31%, sempre al netto dei costi, mentre in caso di mercati stabili il guadagno annuo atteso è dell’1,43%, che cresce al 2,07% medio annuo atteso nel caso più favorevole. (riproduzione riservata)

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