logo_mf
Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio hanno chiesto più spinta propulsiva nel prossimo futuro, con il ricorso eventualmente anche a un aumento di capitale per presidiare meglio i mercati europei e rafforzare la quota di mercato.
Così si sarebbero espressi durante il vertice svoltosi a Milano nella sede di Mediobanca mercoledì 12, il costruttore-editore romano, azionista con il 4% (prossimo a salire al 5 e poi al 7%) e il re degli occhiali (con il 3,1%), non seguiti in ciò dagli altri presenti: Alberto Nagel, ad di Mediobanca (13,2%) e Lorenzo Pellicioli, ad di Dea Capital (1,5%).
Mediobanca e Dea Capital non si sarebbero espressi più di tanto. Non è un piano ambizioso e sfidante, questa sarebbe la motivazione alla base delle osservazioni di Caltagirone e Del Vecchio, serve più grinta.

 

Le novità Mifid II in tema di «fornitura di ricerca finanziaria» offrono l’occasione per una riflessione più ampia sull’evoluzione del mercato dei capitali italiano e su quella dei servizi di gestione e consulenza finanziaria evoluta. La ricerca finanziaria è infatti centrale nella selezione e nella gestione professionale degli investimenti. L’efficiente valutazione delle possibili opportunità d’investimento è strettamente connessa con la qualità e la pluralità delle informazioni disponibili e il mercato dei capitali italiano, caratterizzato da un tessuto di Pmi, risente ancora dei limiti rilevati nella disponibilità di informazioni sugli emittenti. Nonostante un boost del mercato borsistico italiano degli ultimi anni, stimolato anche dalle iniziative messe in campo dal legislatore, la copertura di ricerca sulle emittenti minori sembra essere ancora bassa, in particolare sulle Pmi. Di conseguenza, non stupisce una presenza diretta di titoli italiani ancora molto contenuta sia nei portafogli delle famiglie italiane nel loro complesso che in quelli della clientela Private (presenti mediamente 100 delle 360 emittenti quotate nei vari segmenti di Borsa Italiana).

 

Entrate Inps in aumento: nei primi sette mesi del 2018 (esclusi i trasferimenti dallo Stato ed altri enti) nelle casse dell’Istituto di previdenza sono arrivati 119.351 milioni di euro, in deciso aumento (+4,07%) rispetto al medesimo periodo del 2017, quando erano stati incassati 114.686 milioni di euro.

 

Mentre avanza in maniera confusa e contraddittoria la discussione interna alle forze di governo sul nuovo Def, cominciano a delinearsi in maniera maggiormente precisa i contorni di quella che dovrebbe essere la nuova riforma pensionistica. Sembra essere abbandonata la quota 100 con l’obbligo di 64 anni di età anagrafica e 36 di contributi, mentre sembra prendere maggiore vigore l’ipotesi da parte del governo di far comporre sempre quota 100 con l’obbligo sceso a 62 anni di età anagrafica, salendo a 38 anni in minimo contributivo per comporre la fatidica quota 100; sembrerebbe rimanere invariato il minimo di 41 anni e mezzo di contributi per poter accedere alla pensione.

 

Pensione provvisoria o definitiva, sono comunque oltre 40 mila i dirigenti scolastici, gli insegnanti, il personale educativo e quello amministrativo, tecnico ed ausiliario che lo scorso 3 settembre hanno incassato la prima rata.
Avverso l’atto con il quale l’Inps ha conferito loro la pensione di vecchiaia o anticipata (ex anzianità) ognuno, se i dati contenuti nell’atto non dovessero convincerlo, può presentare entro trenta giorni a partire dal 3 settembre, data di ricezione del pagamento della prestazione, ricorso amministrativo al Comitato di Vigilanza della Gestione Dipendenti Pubblici.

corsera
  • Prove per quota 1,8% Sulle pensioni anticipate prelievo dello 0,5-1,5%
Per la pensione a quota 100, dalla somma di età anagrafica e contributi, si immaginano ad esempio alcuni paletti per limitare la spesa, che altrimenti, a regime, arriverebbe a quasi 10 miliardi di euro l’anno.
Si prevede, così, che quota 100 scatti solo con un minimo di 62 anni di età (e 38 di contributi).
Oppure una penalizzazione sull’importo, che potrebbe andare da 0,5 a 1,5 punti percentuali per ogni anno guadagnato rispetto alle uscite standard a 67 anni.In casa Lega continuano gli approfondimenti sulla flat tax per le imprese.
Nel 2019, ma i benefici per i contribuenti (e i costi per lo Stato) arriveranno comunque l’anno dopo, al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi, ci si fermerà alle partite Iva che fatturano fino a 100 mila euro, con due aliquote: 15% fino a 65 mila euro, 20% tra 65 e 100 mila euro.

 

Handelsblatt

 

  • Gli assicuratori scoprono la loro propensione al rischio
Inversione di tendenza nel settore assicurativo: le compagnie pronte ad prendersi maggiori rischi e a fare affidamento su investimenti alternativi. Markus Faulhaber non fa mistero dei suoi piani. Nei prossimi anni, Allianz investirà sempre più il denaro dei suoi milioni di clienti tedeschi di assicurazioni sulla vita in azioni e investimenti alternativi.
Il top manager 65enne dichiara: l’indice azionario dovrebbe aumentare nei prossimi tre o quattro anni dall’attuale 10 percento al 13-18 percento. Un altro terzo confluirà in investimenti alternativi come energie rinnovabili, private equity, immobili e progetti infrastrutturali.