E’ stata pubblicata sul sito istituzione della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione la relazione contenente i principali dati statistici sulla previdenza complementare aggiornati a giugno 2018.

Nel I semestre 2018 il numero complessivo di posizioni in essere nelle forme pensionistiche complementari è di 8,535 milioni; al netto delle uscite, la crescita dall’inizio dell’anno è stata di 236.000 unità (2,8 per cento).

A tale numero di posizioni, che include anche quelle relative a coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in 7,8 milioni di individui.

Nei fondi negoziali si sono registrate 118.000 iscrizioni in più (4,2 per cento), portando il totale a fine giugno a 2,922 milioni. Circa i quattro quinti della crescita ha interessato i fondi pensione con attivi meccanismi di adesione contrattuale; alle iniziative già esistenti, a partire da gennaio 2018 si è aggiunto anche il fondo rivolto ai lavoratori del settore dell’igiene ambientale (Previambiente), che ha mostrato un significativo incremento delle iscrizioni.

Nelle forme pensionistiche di mercato offerte da intermediari finanziari, i fondi aperti totalizzano 1,421 milioni di posizioni, crescendo di 47.000 unità (3,4 per cento) rispetto a dicembre del 2017. Nei PIP “nuovi”, il totale degli iscritti è di 3,183 milioni, 79.000 unità in più (2,5 per cento).

Le risorse in gestione
A fine giugno 2018, le risorse complessivamente destinate alle prestazioni dalle forme pensionistiche complementari ammontano a 165,2 miliardi di euro; il dato non tiene conto delle variazioni nel semestre dei fondi pensione preesistenti e dei PIP “vecchi”. Le risorse dei fondi negoziali ammontano a 50,3 miliardi di euro, in crescita dell’1,8 per cento. I fondi aperti dispongono di un patrimonio di 19,6 miliardi e i PIP “nuovi” di 29,1 miliardi; l’incremento nel primo semestre dell’anno è stato, rispettivamente, del 2,4 e del 5,4 per cento.

I rendimenti
Nel primo semestre del 2018, il rialzo dei rendimenti delle obbligazioni in Europa e negli Stati Uniti e l’allargamento dei differenziali dei rendimenti dei titoli di Stato nell’area dell’Euro hanno ridotto i corsi dei titoli obbligazionari detenuti nei portafogli dei fondi pensione italiani, causando perdite in conto capitale. Anche sui listini azionari i prezzi hanno avuto un andamento non positivo, con un aumento della volatilità.

Le tendenze osservate si sono riflesse sui risultati ottenuti dalle forme pensionistiche complementari. Nel primo semestre del 2018, i rendimenti aggregati, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, sono stati in media leggermente negativi per tutte le tipologie di forma pensionistica: -0,6 e -0,7 per cento, rispettivamente, per i fondi negoziali e i fondi aperti; -1,0 per i PIP “nuovi” di ramo III.

L’incidenza dei recenti andamenti dei mercati finanziari risulta tuttavia marginale su un periodo di osservazione più ampio. Rispetto a quanto registrato nel decennio trascorso da fine 2007, l’andamento del primo semestre 2018 ha inciso infatti solo per 0,2 punti percentuali sui rendimenti medi annui composti di tutte le forme pensionistiche complementari, che si mantengono largamente positivi.

Nel periodo da fine 2007 a tutto il primo semestre 2018, i rendimenti sono risultati pari al 3,1 per cento nei fondi negoziali, al 2,8 per cento per i fondi aperti, al 2 per cento per i PIP di ramo III. Nello stesso periodo, la rivalutazione media annua composta del TFR è stata pari al 2,1 per cento.