Il presidente Bce: siamo interessati solo alla stabilità dei prezzi, non finanziamo deficit pubblici. Dal governo italiano ora ci aspettiamo fatti, le parole hanno già fatto danni a famiglie e imprese

di Francesco Ninfole

Mario Draghi ha lanciato ieri un chiaro avviso a chi pensa in Italia che dalla Bce possa arrivare un aiuto al debito del Paese attraverso il prolungamento degli acquisti di titoli di Stato nel Qe. «Il mandato della Bce non è di assicurare il finanziamento del deficit pubblico in tutte le situazioni», ma di «assicurare la stabilità dei prezzi nel medio termine e il quantitative easing è uno strumento per questo», ha detto il presidente Bce. Draghi ha semplicemente ricordato lo statuto della banca centrale, ma il messaggio ha un significato diverso dopo le dichiarazioni arrivate nei giorni scorsi da Lega e Cinque Stelle sul ruolo della Bce. Per esempio Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, aveva auspicato un allungamento del Qe anche per frenare la speculazione sui titoli italiani. A metà maggio le prime bozze di governo (poi ritirate) avevano addirittura proposto l’annullamento del debito italiano detenuto dall’Eurosistema. Draghi ha ricordato ieri che le tempistiche del Qe dipenderanno soltanto dall’inflazione. Al momento dai prezzi non emergono segnali che possano far pensare a un prolungamento del Qe nel 2019. Una variazione del programma di acquisti inoltre incontrerebbe la forte opposizione dei Paesi del Nord Europa, che sarebbero pronti alla battaglia contro misure percepite come un aiuto all’Italia populista.

Ieri Draghi non solo ha respinto intromissioni politiche sull’azione Bce, ma ha anche ricordato quello a cui il governo italiano dovrebbe pensare. «Negli ultimi mesi le parole sono cambiate molte volte e quello che ora aspettiamo sono i fatti, principalmente la legge di bilancio e la successiva discussione parlamentare», ha sottolineato. Peraltro le parole, ha aggiunto, «hanno fatto danni. I tassi sono saliti per le famiglie e le imprese».
L’aumento dei tassi, ha osservato, è rimasto «un episodio principalmente italiano» e «non ha contagiato granché altri Paesi dell’Eurozona». Così Draghi ha implicitamente rimarcato le colpe specifiche dell’Italia: non a caso lo spread decennale italiano si è allargato dopo maggio e nonostante la flessione degli ultimi giorni resta ancora superiore di 131 punti rispetto allo spagnolo (è a quota 106 punti sul biennale) e di 92 punti sul portoghese.

Al di là delle indicazioni che sono arrivate in modo disparato dalla maggioranza di governo sullo sforamento del 3% di deficit e sulla legge di bilancio, Draghi ha detto che la Bce comunque «si atterrà a ciò che hanno detto il primo ministro italiano, il ministro dell’Economia e il ministro degli Esteri, e cioé che l’Italia rispetterà le regole». In generale ha ricordato l’opportunità di creare margini di sicurezza nei bilanci: «Questo è particolarmente importante nei Paesi dove il debito pubblico è alto e per il quali il pieno rispetto del Patto di Stabilità è cruciale per salvaguardare la solidità dei conti pubblici».

Mentre gli acquisti netti di titoli di Stato si avviano al termine, restano da decidere le modalità del reinvestimento dei bond scaduti, che invece andranno avanti per un «esteso periodo di tempo». La materia avrà grande rilievo per l’Italia, dato che l’Eurosistema terminerà il Qe con circa 370 miliardi di titoli del Paese in portafoglio. Ieri il Consiglio direttivo della Bce non ha discusso la materia. Per farlo ci sono ancora due riunioni prima di dicembre: per il momento Draghi ha soltanto confermato che il pilastro della manovra sarà la «capital key»: i riacquisti (come è accaduto per gli acquisti) resteranno proporzionati al peso dei Paesi nel capitale Bce. (riproduzione riservata)
Fonte: logo_mf