di Alberto Grimelli

Ennesimo annus horribilis per l’olio d’oliva italiano, con una produzione dimezzata rispetto alla precedente campagna olearia. Da 435 mila tonnellate si scenderà a 220 mila secondo le previsioni ItaliaOggi-Teatro Naturale. Tutta colpa di Burian, il vento gelido che ha sferzato le campagne a febbraio-marzo, del vento caldo di Scirocco in fioritura e della mosca delle olive. Un’annata molto negativa soprattutto al sud Italia, dove si produce l’80% dell’olio d’oliva nazionale. In Puglia si attende una produzione dimezzata rispetto all’anno passato. Xylella nel Salento ma soprattutto le gelate dovute a Burian nell’areale barese hanno compromesso piante e raccolto.

Si salvano solo le aree costiere sia sullo Ionio sia sul Tirreno. Secondo le stime dell’Associazione dei frantoiani italiani un terzo dei frantoi pugliesi potrebbe non aprire i battenti quest’anno. Produzione dimezzata anche in Calabria, in parte per il caldo vento di Scirocco che ha seccato i fiori e in parte per gli attacchi di mosca delle olive nella seconda metà di agosto. Situazione più variegata in Sicilia, dove ci si attende una flessione della produzione del 15%. Molto male la zona di Catania e Palermo, dove addirittura la produzione sarà il 10-20% dell’anno passato, mentre sarà una buona annata soprattutto a Trapani e Siracusa. Spostandoci a nord troviamo le situazioni peggiori in Sardegna, Abruzzo, Marche, Campania e basso Lazio, con produzioni dimezzate o più che dimezzate rispetto all’anno passato, soprattutto a causa di Burian. Previsioni migliori in Toscana e Umbria, che dovrebbero quasi mantenere i livelli produttivi della scorsa campagna olearia. Produzione abbondante e ottima qualità invece si attende in Liguria mentre si attende una flessione importante sul lago di Garda.

La qualità, che dovrebbe essere quasi ovunque ottima, oltre alla domanda sostenuta di olio italiano, favorirà un incremento delle quotazioni che potrebbero passare dagli attuali 5 euro/kg a 6 euro/kg, forse anche più all’avvio della raccolta. Sarà invece una buona campagna olearia in Spagna, con una produzione stimata in 1,5-1,6 milioni di tonnellate, soprattutto concentrate in Andalusia, la più importante regione olivicola iberica. Dopo la difficile annata dell’anno scorso, infatti, vi è una forte ripresa produttiva nelle province di Jaen e Siviglia, grazie alle abbondanti piogge in primavera. A soffrire sarà la Catalogna e alcune province interne, come Terragona. Anche la Grecia, probabilmente, supererà l’Italia, con una produzione stimata di 220-230 mila tonnellate e una buona produzione a Creta, l’isola più vocata all’olivicoltura della penisola ellenica. La grande sorpresa in positivo potrebbe essere la Turchia, con una produzione di 220-230 mila tonnellate, che potrebbe far scendere il nostro Paese dal terzo gradino del podio dei paesi produttori.

Tornando in Europa, anche in Portogallo si assisterà a una riduzione produttiva per via dell’alternanza di produzione manifestata dalla varietà Arbequina. Situazione difficile invece in nord Africa, con Marocco e Tunisia che produrranno rispettivamente 70 e 160 mila tonnellate di olio d’oliva, quasi la metà dell’anno passato. In Tunisia vi sono però ancora giacenze importanti, circa 50 mila tonnellate, che potrebbero arrivare in Europa, riaprendo la querelle dell’ingresso di olio a dazio zero che ha imperversato sui media due anni fa. Nel complesso a trascinare il mercato oleario internazionale sarà proprio la Spagna dove si prospetta un calo delle quotazioni, dagli attuali 3 a 2,6-2,7 euro/kg.

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