di Cristina Bartelli

Sul denaro sporco la Germania è lavatrice d’Europa. A evidenziarlo un articolo del giornale tedesco Handelsblatt che, nel raccontare l’ultima irruzione della polizia tedesca in 13 appartamenti nel distretto di Neukölln in quanto ritenuti frutto di compravendite per riciclare denaro, riporta i dati di uno studio della commissione europea per cui la Germania con i suoi 108 mld di euro di potenziali flussi da riciclare è terza dopo la Gran Bretagna con una stima pari a 288 e alla Francia con 158, mentre per l’Italia si stima un flusso di circa 73 mld di euro di soldi sporchi.
«La situazione economica stabile della Germania è una calamita», si legge nell’articolo, «per le bande italiane e si ritiene che la ‘ndrangheta calabrese possa riciclare l’80% dei guadagni, ottenuti illegalmente, in Germania – circa 40 miliardi di euro (45,6 miliardi di dollari)».

Le attività di riciclaggio di denaro del gruppo vanno ben oltre il settore immobiliare, secondo i rapporti.
Berlino ha rafforzato le leggi lo scorso anno nel tentativo di fermare il riciclaggio di denaro sporco. Ma la criminalità ha avuto modo di crescere in Germania, attirando bande dalla Russia, dall’Italia e dal Medio Oriente. Nel 2016, le autorità hanno preso in esame 563 casi di criminalità organizzata relativi al riciclaggio di denaro attraverso gli immobili.
Come più volte hanno denunciato anche i notai italiani paragonando la normativa italiana in materia con quella degli altri paesi Ue, era possibile l’acquisto di immobili in contanti senza rendere conto della provenienza del denaro. Fino all’estate scorsa, riporta Handelsblatt, le leggi tedesche non richiedevano (a criminali e non) di dimostrare che i loro soldi erano stati guadagnati legalmente. La prova da offrire non rispondeva a requisiti rigidi come quelli dell’Italia. A dirlo la stessa stampa tedesca che ha evidenziato le difficoltà riscontrate dalle autorità nel dimostrare la provenienza illecita dei flussi e la possibilità di sequestrare i beni dei sospettati.

Anche i Germania gli adeguamenti alla normativa antiriciclaggio sono visti come un onere da parte degli istituti di credito. «Le banche tedesche spendono», scrive Handelsblatt, «somme crescenti per combattere il problema del riciclaggio di denaro sporco, ma dicono che anche le nuove regolamentazioni costano tempo e denaro». Inoltre anche qui sotto accusa la burocrazia legata al contrasto del riciclaggio del denaro sporco e l’Unità di informazione finanziaria del ministero.
La nuova Unità di Intelligence Finanziaria del ministero delle finanze tedesco ha infatti attirato critiche perché si muoveva troppo lentamente nei confronti dei casi segnalati. A febbraio era stato riscontrato un arretrato di 30 mila casi, con altri 5.600 segnalazioni di attività sospette che arrivano ogni mese, solo via fax. Il personale ha parlato di una «catastrofe per la sicurezza» presso la Fiu, definendola troppo oberata di lavoro. Le informazioni preziose vengono trasmesse ai servizi competenti solo sei mesi dopo che sono stati commessi i reati. Per far fronte a queste criticità sono state previste nuove assunzioni.

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