Il rialzo dei tassi ha reso di nuovo appetibili i titoli di Stato italiani per gli investitori. E le soluzioni con scadenza intorno ai 2-3 anni appaiono il giusto compromesso tra rischio e rendimento

di Paola Valentini

La nuova impennata dello spread di queste ultime settimane estive può creare occasioni di acquisto per chi cerca opportunità di investimento tra i Btp. I titoli di Stato poliennali hanno raggiunto rendimenti superiori 3% sulle scadenze più lunghe, oltre i 10 anni, arrivando al 3,7% sui ventennali, mentre i prezzi sono in diversi casi scesi sotto i 100. Così il differenziale tra Btp e Bund è risalito nei giorni scorsi oltre quota 280 punti base, livello peraltro vicino a quello indicato dai grandi investitori istituzionali interpellati nell’ultimo sondaggio mensile di BofA Merrill Lynch. Per il 27% di loro con lo spread a 300 punti base il Btp diventa un’opportunità di acquisto. E l’aumento dei rendimenti non si è registrato soltanto sul mercato secondario, ma anche sul primario, come dimostrano le ultime aste. In settimana il Tesoro italiano ha collocato 1,75 miliardi di euro di Ctz in scadenza nel marzo 2020 all’1,277%, valore quasi doppio rispetto allo 0,647% offerto nell’ultima asta di luglio. Si tratta del tasso più elevato visto sul mercato primario da fine 2013. Gli strategist di Unicredit lo giudicano un ritorno «attraente a medio termine se si condivide la nostra visione costruttiva sulla legge di Bilancio 2019» dell’Italia. Mentre i 6 miliardi di Bot a sei mesi sono stati piazzati allo 0,43%, in aumento di 37 punti rispetto all’ultima emissione del 27 luglio (0,06%). E giovedì 30 agosto il Tesoro ha collocato i Btp al 2023 a un rendimento del 2,44%, il massimo da fine 2013, e i Btp al 2028 a un rendimento del 3,25% dal 2,87% dell’asta precedente di luglio. In questo caso si tratta del massimo da marzo 2014.

Certo, chi acquista oggi titoli di Stato deve mettere in conto che la volatilità dei corsi continuerà soprattutto in vista della prossima legge di Bilancio. Il che porta inevitabilmente l’attenzione sul rating dell’Italia che è sotto osservazione da parte delle agenzie internazionali. Dopo Fitch, che si è espressa venerdì 31 agosto, entro fine ottobre si attendono le decisioni di Moody’s e Standard & Poor’s. «Dopo una certa stabilizzazione a luglio, anche per via della minore liquidità nelle prime due settimane di agosto lo spread dei Btp decennali italiani nei confronti dei Bund è salito di nuovo, raggiungendo quasi i picchi di maggio,. L’annuncio di Moody’s di rimandare qualsiasi decisione sul rating fino alla fine di ottobre, quando saranno diffusi nuovi elementi relativi al bilancio fiscale, ha ridato negli ultimi giorni un po’ di fiato allo spread dei Btp. Tuttavia, viste le incertezze sul contenuto della legge di Bilancio, la volatilità sul debito italiano probabilmente continuerà anche nelle prossime settimane nonostante gli spread attuali sembrino già scontare una maggior probabilità di allentamento della posizione fiscale», affermano gli analisti di Amundi. I rendimenti dei titoli di Stato italiani potrebbero salire ancora, nonostante i livelli già molto elevati, se la fiducia degli investitori si deteriorasse ulteriormente in vista della presentazione della Legge di Bilancio italiana. Lo sostiene Martin Lueck, head of capital market strategy di BlackRock, secondo cui «il tasso sul Btp decennale potrebbe salire in modo significativo se il rating italiano venisse tagliato a seguito della prima presentazione del bilancio a metà settembre». Fatto sta che chi è intenzionato a tenere i titoli fino alla scadenza e ha fiducia sull’Italia può trovare già ora rendimenti più interessanti rispetto a fine aprile scorso, quando lo spread era arrivato anche sotto 120, e anche rispetto a quanto offrono oggi le obbligazioni societarie, considerando che la tassazione sulle obbligazioni governative è del 12,5% mentre sui corporate bond è al 26%. «Se il rendimento del Btp si alzerà ancora, coloro che hanno già in portafoglio tale strumento si allarmeranno, mentre allo stesso tempo investitori che dispongono di liquidità potranno cogliere tale occasione per investire al meglio», afferma Giovanni Pesce, docente e relatore di formazione manageriale finanza e Mifid presso Iside. Non a caso gli ultimi dati pubblicati dalla Bce segnalano che le banche italiane hanno continuato ad aumentare l’esposizione verso i titoli di Stato del Paese, mentre gli investimenti degli istituti esteri risultano in calo.

Le banche italiane sono andate in controtendenza proprio perché vedono possibilità di guadagno, dal momento che giudicano i prezzi convenienti. «Cogliamo le opportunità sullo spread quando la reazione del mercato è eccessiva, come a maggio», ha sottolineato nei giorni scorsi l’amministratore delegato di Unicredit Jean Pierre Mustier. «Crediamo che il mercato si calmerà e che la maggior parte degli sviluppi sarà positiva per l’economia italiana». E un segnale positivo arriva proprio dalla domanda rilevata nelle aste di Ctz, Bot e Btp dei giorni scorsi. Che hanno fatto il tutto esaurito. «La pressione in vendita che ha colpito l’intera curva governativa italiana ha aperto sicuramente delle opportunità di rendimento precluse da anni di calma apparente sul debito più alto d’Europa», afferma Giacomo Alessi, analista di Marzotto Sim che elaborato una selezione di Btp sul mercato secondario con i rendimenti per le varie scadenze, fino al 2067. Alessi avverte che «il trend di rialzo dei rendimenti potrebbe non essere finito, per cui eventuali investimenti vanno ponderati attentamente». Di certo la direzione dei tassi sarà più chiara quando le intenzioni del nuovo esecutivo in tema finanziario emergeranno con la legge di Bilancio che verrà presentata prima sotto forma di documento programmatico alla Commissione Ue il 15 ottobre e in Parlamento il 20 ottobre. Il noto vincolo europeo di un rapporto deficit/pil entro il 3% sarà il principale argomento politico delle prossime settimane. «Fino a quel momento i movimenti del Btp decennale saranno delineati in un intervallo tra il 2,7 e il 3,3%, con il mercato che di volta in volta reagirà a eventuali dichiarazioni da parte degli esponenti di rilievo del governo e alle aste che da sempre sono il barometro dell’appetibilità degli investitori verso il nostro debito». Ma con il Quantitative easing della Bce che sta volgendo al termine «l’investitore deve far fronte, oltre che al rischio di credito, anche al rischio di tasso, infatti la duration torna a essere un criterio centrale per giudicare la profittabilità dell’investimento e in tal senso i Btp di scadenza breve, intorno ai due o tre anni, possono fornire un ottimo compromesso tra rischio e rendimento. Pensiamo inoltre che i titoli estremamente lunghi risultino adeguati per operazioni di breve termine scommettendo su un calmieramento dei tassi con conseguente rialzo del prezzo», conclude Alessi. (riproduzione riservata)

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