Pagina a cura di Daniele Cirioli

Dal prossimo 1° gennaio tutti i lavoratori, maschi e femmine, dipendenti e autonomi, pubblici e privati potranno andare in pensione alla stessa età: 66 anni e 7 mesi. Il requisito resterà in vigore per un anno, il 2018, e dal 1° gennaio 2019 la pensione si otterrà a 66 anni e 11 mesi.

Tre vie per pensionarsi. Per pensionarsi ci sono tre vie: pensione di vecchiaia; pensione di vecchiaia anticipata e pensione anticipata (ex anzianità). Le variabili che condizionano l’accesso alla pensione (e la misura) sono due: l’età anagrafica e i contributi accreditati (che traducono il periodo di tempo di lavoro svolto).

Un tempo, l’età anagrafica era fissata per legge e immodificabile se non per legge. Oggi, invece, vige un particolare criterio (disciplinato dalla legge) che vincola gli aumenti del requisito d’età per l’accesso a tutte le pensioni alla variazione della «speranza di vita» (un modo per indicare l’indice statistico che misura la probabilità di vita): se la vita si allunga automaticamente viene elevato anche il requisito anagrafico, cioè l’età per la pensione (secondo un ragionamento per cui la durata del periodo di riposo, cioè la pensione, deve essere sempre stabile, mentre il periodo di lavoro deve aumentare se aumenta la «durata» in vita dei cittadini).

L’età. Gli attuali requisiti anagrafici di pensionamento (età) sono in vigore dal 1° gennaio 2016, con quattro mesi in più in conseguenza dell’aggiornamento alla «speranza di vita». Il precedente e primo aggiornamento c’era stato a gennaio 2013, di durata triennale (2013/2015). Il prossimo adeguamento, il terzo, ci sarà dall’anno 2019 e d’allora in avanti saranno biennali. L’ultimo aumento, dal 1° gennaio 2016, è stato di quattro mesi che si sono aggiunti ai tre mesi scattati dal 1° gennaio 2013. Ricapitolando che cosa è successo? Facciamo qualche esempio. I lavoratori «uomini» (dipendenti, artigiani, commercianti, parasubordinati) nel 2015 potevano ottenere la pensione di vecchiaia all’età di 66 anni e 3 mesi; dal 1° gennaio 2016 occorre avere 66 anni e 7 mesi (4 mesi in più). Le cose sono andate peggio alle donne: le dipendenti del settore privato, nel 2015, andavano in pensione di vecchiaia all’età di 63 anni e 9 mesi; dal 1° gennaio 2016 ci vanno a 65 anni e 7 mesi (22 mesi in più, tenendo conto non solo dei 4 mesi in più per effetto della speranza di vita, ma anche dell’incremento programmato dalla riforma Fornero); le autonome (commercianti, artigiane, parasubordinate) nel 2015 andavano in pensione di vecchiaia a 64 anni e 9 mesi; dal 1° gennaio 2016 ci vanno a 66 anni e 1 mese (16 mesi in più).

Previsioni per il futuro. In mancanza di interventi, le previsioni dicono che ci saranno altri aumenti della speranza di vita e, precisamente, altri 4 mesi per il biennio 2019/2020 e altri 3 mesi per il biennio 2021/2022 (fermando qua il periodo di osservazione). Restando sugli esempi visti in precedenza, allora, lo scenario che potrebbe aversi è questo:

tutti i lavoratori uomini (dipendenti, artigiani, commercianti, parasubordinati), che nel 2015 potevano andare in pensione di vecchiaia a 66 anni e 3 mesi e che per il triennio 2016/2018 ci possono andare a 66 anni e 7 mesi, dal 1° gennaio 2019 fino al 31 dicembre 2020 ci potranno andare a 66 anni e 11 mesi e dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre 2022 a 67 anni e 2 mesi;
le lavoratrici dipendenti del settore privato, che nel 2015 potevano andare in pensione di vecchiaia all’età di 63 anni e 9 mesi, per il biennio 2016/2017 ci possono andare a 65 anni e 7 mesi, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018 ci potranno andare a 66 anni e 7 mesi (+ 1 anno per via dell’incremento programmato dalla riforma Fornero), dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2020 ci potranno andare a 66 anni e 11 mesi e dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre 2022 a 67 anni e 2 mesi;
le lavoratrici autonome (commercianti, artigiane, parasubordinate) che nel 2015 potevano andare in pensione di vecchiaia a 64 anni e 9 mesi, per il biennio 2016/2017 ci possono andare a 66 anni e 1 mese, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018 ci potranno andare a 66 anni e 7 mesi (per via dell’incremento programmato dalla riforma Fornero), dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2020 ci potranno andare a 66 anni e 11 mesi e dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre 2022 a 67 anni e 2 mesi.
Fonte:
logoitalia oggi7