di Pasquale Quaranta

Le risorse destinate al fondo per l’indennizzo dei risparmiatori rimasti vittime di frodi finanziarie ammontano a 597.917.739 euro nel 2010; 168.258.601,51 euro nel 2011; 328.725.524,66 euro nel 2012; 179.529.239 euro nel 2013; 5.828.133 euro nel 2014; 204.530.878 euro nel 2015; 142.299.905 euro nel 2016. Lo chiarisce la sottosegretaria di stato Ilaria Borletti Buitoni (Pd) rispondendo a un’interpellanza dell’onorevole Pesco in merito a conti e depositi cosiddetti «dormienti» e al Fondo per l’indennizzo dei risparmiatori vittime di frodi finanziarie.

Il rappresentante del governo ha reso noto all’Aula della camera che negli anni dal 2010 a oggi è stato rimborsato agli aventi diritto un importo complessivo di euro 223.731.187,62. In ogni caso le relative procedure di rimborso sono iniziate nell’anno 2009 e sono tuttora in corso. Conseguentemente poiché un soggetto può far richiesta di restituzione della somma entro dieci anni, non è possibile al momento prevederne l’esito. Infatti non è calcolabile ad oggi l’entità delle risorse destinate a soddisfare le richieste di indennizzo dei risparmiatori che abbiano subìto un danno ingiusto.

Invece relativamente alla concessione alle società assicurative dell’accesso alle banche dati anagrafiche per capire l’esistenza o meno del possessore del deposito, il Ministero dello sviluppo economico, ha ricordato il membro dell’esecutivo, ha fatto presente che sono allo studio delle proposte che permetteranno di utilizzare anche le banche dati dell’Anagrafe tributaria per finalità antifrode così come previsto nella recente legge sulla concorrenza. L’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, ha continuato il sottosegretario, ha reso noto di aver sviluppato un’approfondita analisi del fenomeno, recentemente pubblicata sul relativo sito, avente l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle polizze dormienti. Tale indagine si è mossa a campione e le cifre che sono risultate vanno lette, ha concluso Ilaria Borletti Buitoni (Pd), come riferite a polizze «potenzialmente» dormienti, cioè di cui le imprese non possono sapere se gli assicurati siano ancora in vita o no.
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