di Anna Messia
Il velo sul nuovo piano industriale di Poste Italiane targato Matteo Del Fante si alzerà solo con l’inizio dell’anno nuovo ma nei suoi primi cinque mesi di attività il manager arrivato da Terna di mosse ne ha però già fatte parecchie, iniziando a tracciare il nuovo corso del gruppo. A partire dalla definizione di nuova squadra manageriale, non solo per la capogruppo, ma anche in Poste Vita, la compagnia assicurativa che rappresenta un pilastro portante dei ricavi di Poste Italiane . Dopo la nomina di un direttore generale, Maurizio Cappiello (ex Reale Mutua e prima ancora Axa Mps ), lo scorso luglio lo stesso Del Fante, a sorpresa, ha assunto la guida della compagnia, come amministratore delegato, prendendo il posto di Maria Bianca Farina, salita nel frattempo alla presidenza e già presidente di Poste Italiane , oltre che di Ania. Si è poi seduto al tavolo per la definizione della nuova convenzione con Cassa Depositi e prestiti che dovrà fissare le condizioni per la distribuzione dei buoni e dei libretti emessi da Cdp per i prossimi anni. E ha anche aperto cantieri importanti, come quello dell’avvio della distribuzione di polizze Rc Auto negli sportelli delle Poste per il tramite della compagnia Danni del gruppo. Dopo aver chiesto a McKinsey di studiarne opportunità e modalità, ora il piano starebbe entrando nel vivo e vista la potenza di fuoco distributiva del gruppo, con più di 12 mila uffici postali, la novità si annuncia dirompente.

Appena arrivato, Del Fante ha però subito iniziato a definire il nuovo organigramma, muovendosi tra conferme e promozioni interne, ma anche richiamando dal mercato manager di fiducia in posizioni chiave. Come nel caso di Giovanni Lasco, ex capo della divisione corporate affairs di Terna , che è stato chiamato a svolgere lo stesso incarico in Poste Italiane . Al posto di Luigi Ferraris, l’ex cfo di Poste passato al timone di Terna , Del Fante ha scelto invece Roberto Giacchi che nel gruppo, quando c’era il precedente amministratore delegato Francesco Caio, era responsabile del mercato business e Pa, e in passato era stato a capo dei servi postali e prima ancora di Poste Mobile.

Per dare valore all’enorme patrimonio immobiliare del gruppo, Del Fante ha scelto invece Paolo Gencarelli, arrivato da Unicredit . E in Poste Vita ha chiamato anche un nuovo chief financial office, Massimo Molinari (ex Mps ) e un nuovo chief investment office, anche lui manager di fiducia, Antonio Colombi, responsabile dell’ investor relations di Terna quando a capo del gruppo della rete di trasmissione elettrica c’era lo stesso Del Fante. Anche se non sono affatto esclusi nuovi valzer di poltrone la squadra è insomma pronta a lavorare, e il primo nodo da sciogliere sarà quello che riguarda il risparmio, con il gruppo che è arrivato a gestire masse di 500 miliardi.

Di certo quello postale, fatto di buoni e libretti, emessi da Cassa Depositi e Prestiti (che detiene il 35% del capitale di Poste) tramite i quali Cdp raccoglie le risorse che mette poi a servizio dell’economia nazionale, resterà un pilastro del gruppo. Si tratta di flussi di raccolta postale che risentono ovviamente della situazione di mercato. Non è stato facile tenerli alti con tassi d’interesse rasoterra (un buono a 3 anni oggi rende lo 0,3% lordo all’anno). Ma la garanzia dello Stato di cui godono questi prodotti e la possibilità di riscuoterli a vista è stato un fattore premiante quando ci sono state crisi finanziarie, o quando è partito il bail-in per le banche. Il primo semestre si è chiuso con 111 miliardi di euro di stock di libretti, in linea con lo stesso periodo dello scorso anno, e 208 miliardi di buoni postali (206 miliardi a giugno 2016). Distribuire questi prodotti ha fruttato a Poste 771 milioni; e ora si stanno ridiscutendo con Cassa i termini dell’accordo avendo in mente l’obiettivo di far crescere ancora questo risparmio. Ma da definire c’è soprattutto il posizionamento che Poste vorrà avere nel risparmio gestito, con la partita con Anima Sgr che non si è ancora chiusa e che anch’essa si incrocia Cassa. Quando lo scorso novembre Cdp e Poste, insieme ad Anima (di cui Poste detiene già il 10%), tentarono di prendere Pioneer (poi finita ai francesi di Amundi) decisero che anche nel caso in cui l’operazione non fosse andata a buon fine il gruppo guidato allora da Caio avrebbe conferito la sua Sgr, BancoPosta Fondi, in Anima . L’obiettivo era anche contribuire in ogni caso alla costituzione di un polo del risparmio gestito italiano, integrando in futuro altre sgr. A oggi quell’operazione è però ancora sospesa e intanto Anima si è mossa da sola, rilevando Aletti Gestielle. Oltre a capire se Poste vorrà partecipare come azionista al riassetto del risparmio gestito italiano resta anche da definire quanto Del Fante vorrà spingere sulla distribuzione dei fondi comuni e delle gestioni negli uffici postali. Nel primo semestre la raccolta netta è stata di 730 milioni contro gli oltre 11 miliardi di Poste Vita mentre il patrimonio complessivo in fondi gestito da BancoPosta Fondi Sgr è di 7,9 miliardi cui si aggiungono però gli oltre 75 miliardi conferiti in delega alla sgr da Poste Vita.

Dallo scorso giugno Poste ha poi ritirato i suoi 395 consulenti finanziari dall’offerta fuori sede, richiamandoli negli uffici. Una mossa che da molti è stata interpretata come un passo indietro del gruppo verso l’offerta di prodotti a più alto contenuto finanziario rispetto a forme più prudenti, come buoni, libretti o polizze Vita appunto. Il blocco dell’offerta fuori sede sarebbe in verità stato determinato dal disallineamento del gruppo alle direttive della Banca d’Italia in materia di distribuzione finanziaria. Un divario su cui Poste sta già lavorando con l’intenzione di far tornare in pista il prima possibile i consulenti e di lanciare definitivamente una nuova offerta in un mercato ritenuto ad alto potenziale. Poste sarebbe insomma orientata a far crescere quello che finora è solo un progetto pilota in qualcosa di più stabile in grado di portare nuovi ricavi al gruppo. (riproduzione riservata)
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