I punti chiave della riforma: calcoli e Ape
di Maria Elena Marsico

Garanzie per il diritto alla pensione e per un sistema migliore. Sono gli obiettivi della proposta di legge di iniziativa popolare, su cui la Fismic Confsal torna a parlare. La proposta inerente alle pensioni deve ancora essere presentato in parlamento e vedrà aperta una raccolta firme in migliaia di luoghi, col fine di raggiungere un milione di adesioni.

Una proposta di legge nata dall’esigenza di garantire un futuro pensionistico giusto e meritocratico, alle attuali ma ancor di più alle future generazioni, che vivendo le pensioni ai tempi della Fornero, questa pensione è probabile che non la vedranno mai e che ne parleranno come una lontana pagina di storia in cui «si stava meglio quando si stava peggio».

Il sistema pensionistico attuale, quindi, è il seguente: la pensione viene calcolata in base ai versamenti effettuati dal lavoratore e non agli ultimi stipendi percepiti. L’età pensionistica, poi, è stata innalzata prevedendo dunque, minimo 20 anni di contribuzione e 66 anni per le donne del pubblico impiego e uomini P.a. e privato, 62 anni per le donne nel privato, 63 anni per le donne lavoratrici autonome, età che aumenterà con l’innalzamento dell’aspettativa di vita. Inoltre, la pensione di anzianità (in base agli anni di lavoro) è stata modificata venendo sostituita con la pensione anticipata, oggi bisogna aver lavorato 41 anni e 3 mesi per le donne e 42 anni e 3 mesi per gli uomini.

La legge prevede anche, come già anticipato, un adeguamento periodico dei requisiti di pensionamento in funzione dell’allungamento della speranza di vita e finora l’aggiornamento è avvenuto con cadenza triennale (l’ultimo vale per il 2016-2018), dal prossimo sarà biennale e andrà dal 2019 al 2020. Questi dati, e questa legge, ci fanno mal sperare che gli attuali giovani, che in media cominciano a lavorare alla soglia dei trent’anni, se non più tardi, possano godersi i «benefici» della pensione.

Dinanzi a questa situazione, nasce la proposta di legge di iniziativa popolare dei sindacati Snals Confsal (lavoratori della scuola), Fast Confsal (lavoratori dei trasporti), Fials Confsal (lavoratori della sanità), Fismic (lavoratori dell’industria e servizi), Fna Confsal (lavoratori dell’agricoltura) e Unsa Confsal (lavoratori delle funzioni centrali dello Stato). Le linee guida che seguirà la proposta sono le seguenti.

Per quanto riguarda il calcolo delle pensioni, ci sono tre diversi tipi, in relazione alla consistenza della posizione assicurativa e cioè: il sistema di calcolo retributivo destinato ai lavoratori che al 31 dicembre 1995 sono in possesso di almeno 18 anni di anzianità contributiva; il sistema di calcolo contributivo, destinato ai lavoratori neoassunti dal 1° gennaio 1996 e il sistema di calcolo misto destinato a quei lavoratori che al 31 dicembre 1995 possono fare valere un’anzianità contributiva inferiore a 18 anni. Il contributivo si basa sui contributi versati nell’arco di una vita, il retributivo eroga la pensione in base alle ultime retribuzioni percepite. I sindacati promotori della riforma sulle pensioni trovano nella legge Fornero un ostacolo al diritto di andare in pensione dopo una vita di lavoro e di contribuzione e nonostante siano già ormai passati anni, la classe politica non ha dato ascolto è ai cittadini né alle rappresentanze sindacali. Altri punti infatti, di cui si fanno promotori i suddetti sindacati sono: la pensione di vecchiaia si consegue al raggiungimento dei 65 anni d’età con una contribuzione minima di 5 anni oltre al conseguimento della pensione di anzianità al raggiungimento dei quarant’anni di contribuzione previdenziale indipendente dall’età anagrafica o al raggiungimento di una quota 100 determinata dalla sommatoria dell’età anagrafica dei contributi previdenziali. Ai fini del calcolo dei contributi, valgono tutta la contribuzione obbligatoria, volontaria, figurativa, da riscatto e da ricongiunzione. Inoltre, per i lavoratori e le lavoratrici per cui la pensione è liquidata a carico dell’Assicurazione generale obbligatoria (Ago), la pensione di vecchiaia si può conseguire all’età in cui operano i requisiti minimi previsti dai commi e «il proseguimento dell’attività lavorativa è incentivato dall’operare dei coefficienti di trasformazione calcolati fino all’età di settant’anni».

L’obiettivo, quindi, di questa proposta di legge, è quello di tutelare il diritto alla pensione, garantendo un sistema migliore e una salvaguardia delle pensioni con un’uscita dal lavoro dignitosa. Queste Federazioni sindacali sono riunite con un unico grande scopo di aumentare l’equità sociale e di aumentare la flessibilità delle scelte individuali proponendo quindi una modifica all’attuale normativa pensionistica per ripristinare un diritto fondamentale dei lavoratori.

La proposta di legge prevede anche che il diritto alla pensione anticipata può essere conseguito «al compimento del requisito anagrafico di 63 anni, a condizione che risultino versati e accreditati in favore dell’assicurato almeno venti anni di contribuzione effettiva e che l’ammontare mensile della prima rata di pensione risulti essere non inferiore a un importo soglia mensile, annualmente rivalutato sulla base della variazione media quinquennale del prodotto interno lordo (Pil) nominale, appositamente calcolato dall’Istat». I sindacati tengono anche in considerazione la tipologia di lavoro svolto, ai fini della pensione, come per esempio, la rilevante gravosità di alcune professioni. Infatti, non è possibile arrivare a sessant’anni praticando lavori così usuranti. Ed è per questo che ritengono che la quota 100, cioè la riforma Damiano, sospesa in Parlamento, possa essere ripresa e approvata anche tramite questa proposta di legge.

Altri punti sui quali i sindacati premono sono certamente l’incremento in termini quantitativi e qualitativi dell’occupazione giovanile e delle donne e il separare la previdenza dall’assistenza. Si vuole, infatti, che la pensione abbia carattere previdenziale e non assistenziale, distinzione fatta anche per l’Ape Sociale, che non è una pensione ma un’indennità pagata dallo Stato. E proprio su questo carattere previdenziale, si vuole investire con un’educazione, un programma coordinato di iniziative di informazione. Bisognerà diffondere la consapevolezza, in particolare tra le giovani generazioni, della necessità dell’accantonamento di risorse a fini previdenziali.

Il segretario generale nazionale della Fismic Confsal, Roberto Di Maulo, afferma: «La proposta di legge di iniziativa popolare introdurrebbe meno penalizzazioni rispetto all’attuale regime dell’Ape che avrebbe dovuto risolvere i problemi insorti con la Fornero (a causa dell’innalzamento dell’età pensionistica), ma che in realtà stanno lasciando fuori migliaia di lavoratori. Questi infatti rischiano di non raggiungere attraverso l’ape sociale, il diritto alla pensione a causa della loro «giovane» età e bisogna quindi puntare al cambiamento, cosa di cui hanno bisogno i sistemi pensionistici, oltre di un continuo aggiornamento dettato da grandi evoluzioni demografiche e dalle grandi trasformazioni che avvengono nel mondo del lavoro. A partire dall’innalzamento dell’aspettativa di vita oltre che un miglioramento delle condizioni di vita e di salute».

Leitmotiv e parola chiave della proposta di legge è quindi il cambiamento, un cambiamento che vuole essere una svolta e una grande virata verso la salvezza o speranza pensionistica. Conclude Di Maulo «Quello di cui c’è bisogno, inoltre, è l’introduzione della libertà di scelta sul quando andare in pensione. Questo non causerebbe alcun problema in un sistema contributivo e anzi, contribuirebbe a responsabilizzare i lavoratori oltre che a dimostrare che il sistema previdenziale restituisce ciò che prima della pensione si è versato. Una pensione meritocratica che si basa sul quanto si è versato prima, su quanto si è meritato». Gli occhi e le speranze sono quindi puntati e investiti su questa proposta di legge che si farà sempre più avanti e sempre più concreta, dalla parte dei lavoratori e dalla parte delle nuove generazioni, e in queste nuove generazioni sono inclusi anche gli attuali 50enni, nel limbo della pensione, a un passo da questa ma allo stesso tempo irraggiungibile.
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