A Monte-Carlo, dove si sta svolgendo la 61° edizione dei Rendez-Vous de Septembre, la stringente attualità degli uragani Harvey e Irma è al centro delle discussioni.

Dopo un periodo di sinistrosità estremamente basso, che ha spinto ulteriormente in basso le tariffe sul mercato della riassicurazione danni, queste due catastrofi naturali potrebbero scuotere il mercato. Ne è convinto il ceo di Scor Denis Kessler. Torsten Jeworrek (ceo di Munich Re) parla di un vero e proprio stress test per il settore.

Non si conosce tuttavia allo stato attuali l’entità delle perdite assicurate. Mentre l’uragano Irma è ancora in azione, il comparto sta ancora calcolando i danni fatti da Harvey in Messico. Secondo Jeworrek Harvey è un evanto complesso e incerto, la cui fattura potrebbe raggiungere i 20-30 mld di dollari, con perdite assicurate pari a quelle dell’uragano Sandy.

Quanto a Irma, il peggio sembra essere stato evitato dal momento che l’uragano ha risparmiato la zona di Miami. Secondo le prime stime di AIR Worldwide Irma potrebbe causare danni tra i 20 mld $ e i 65 mld $ negli Usa e nei Caraibi.

Questi eventi colpiscono un mercato frammentato, in cui gli attori meno solidi e meno diversificati sono meno in grado di assorbire gli shoc. Scor per esempio, che ha ridotto la sua esposizione della metà in Florida la scorsa primavera, si ritiene meglio posizionato rispetto ai concorrenti. Hannover Re si dice anche poco esposta ad Irma, per contro Everest Re, Renaissance Re o i Lloyd’s sono i più esposti alle catastrofi naturali in Florida.

Se alcuni riassicuratori attendono fiduciosi una correzione in su dei prezzi del mercato catastrofi, altri pensano invece che questi due eventi eccezionali non dovrebbero scuotere troppo la situazione. Secondo Alkis Tsimaratos, responsabile EMEA di Willis Re i danni causati dalle inondazioni sono sotto assicurati negli USA, dove la copertura del rischio è opzionale e questo dovrebbe limitare la quantità dei danni assicurati. «Harvey è un sinistro complesso ma in termini di perdite assicurate resta modesto e assorbibile dal comparto della riassicurazione. Irma è più pesante, ma è un evento prevedibile e in grado di essere assorbito dai fondi propri dei riassicuratori», spiega Tsimaratos.

In assenza di catastrofi gravi entro i rinnovi di gennaio, la situazione non dovrebbe cambiare molto: alcune compagnie saranno più colpite e reagiranno di conseguenza sul prezzo, ma tutto dipenderà dall’ammontare dei danni assicurati, che al momento non sono ancora valutabili, secondo il ceo di Swis Re Christian Mumenthaler.
Il numero 1 mondiale prevede per quest’anno prezzi stabili.

Se le compagnie di riassicurazione vedono in questi eventi un motivo per far salire i prezzi, è vero anche che le cedenti in Europa non saranno pronte ad accettare tariffe più elevate per sinistri verificatisi negli USA, tanto più che il ROE delle compagnie di riassicurazione rimane tuttora soddisfacente tra l’8 e il 9%.

In ogni caso gli uragani potrebbero rilanciare la domanda, tendenza già emersa secondo quanto riportato da Munich Re e Scor.

In ogni caso questi eventi sottolineano la persistenza del «protection gap» (la differenza tra le perdite economiche e quelle assicurate), che nei paesi emergenti è enorme (India e Cina) ma che rimane importante anche nei mercati maturi come USA ed Europa.