di Fausto Tenini e Roberto Bruffa
Nell’ultima settimana a pagare i danni degli uragani americani non sono state solo le popolazioni colpite dai tragici eventi, ma anche i detentori di Cat Bond. Complice l’ingegneria finanziaria, da anni è infatti possibile investire su un prodotto finanziario che non è correlato ai saliscendi dei mercati, come i catastrophe bond, strumenti che permettono agli operatori d’investire contro il verificarsi di eventi naturali disastrosi come appunto gli uragani dell’America Centrale, i terremoti in California, i tifoni in Asia o le alluvioni in Europa. Questi prodotti finanziari, nel dettaglio, sono una categoria di obbligazioni emesse dalle compagnie ri-assicurative per ridurre il rischio trasferito loro dalla compagnia assicurativa che vuole coprirsi dal rischio catastrofale. Il rischio viene diluito sul mercato attraverso gli investitori che decidono di acquistare le obbligazioni ricevendo un premio sul rischio. Hanno durata da uno a tre anni, spesso a tasso variabile, e le più comuni sono quelle a 12 mesi. Sono obbligazioni che pagano rendimenti più elevati di quelli di mercato. In cambio dell’extra rendimento però comportano il rischio di perdere in modo parziale il flusso cedolare, oppure di subire una perdita più consistente (interesse e intaccamento del capitale, in tutto o in parte a seconda del contratto) a fronte di richiesta dell’indennizzo assicurativo in caso dell’attivazione dei trigger (verificarsi delle catastrofi su cui si era attivata la copertura). La storia dei Cat Bond narra che sono stati tre i casi dove il valore totale dell’obbligazione è stato annullato completamente, nel 2005 e nel 2008 con gli uragani Katrina e Ike e nel 2011 con il terremoto a Fukushima. Osservando i Nav (Net Asset Value) pubblicati la scorsa settimana da alcuni prodotti disponibili sul mercato italiano (sempre in ambito fondi-sicav), si fotografa un movimento al ribasso di eccezionale entità, che identifica un vero e proprio break strutturale nella dinamica del prodotto. Alcuni prodotti, che hanno già aggiornato la quota su base settimanale anziché su base mensile, hanno evidenziato un tracollo del 10% circa rispetto alla precedente ottava, annullando di fatto i rendimenti ottenuti nei precedenti 3-4 anni. Tale dinamica è riconducibile proprio alla composizione del portafoglio di un fondo con un peso al rischio di perdita per il 30% circa agli uragani in Florida e del 8% circa agli uragani in Texas. Sfortunatamente le catastrofi legate al fondo si sono effettivamente verificate, il passaggio dell’uragano Irma che ha devastato la Florida e qualche giorno prima l’uragano Harvey ha colpito l’America Centrale, zona proprio finanziata con i Cat bond dal fondo osservato. E’ comunque possibile che tale dinamica negativa dei prodotti possa, anche in breve tempo, essere parzialmente recuperata, soprattutto nel caso in cui le stime iniziali dei danni legati a tali eventi risultino sovrastimate, permettendo un successivo rimbalzo dei corsi obbligazionari e, a cascata, dei Nav dei fondi. L’invenzione dei Cat Bond risale al 1992, frutto di economisti, ma il debutto sui mercati è del 1996. Il vero decollo di questi derivati finanziari risale però agli inizi degli anni 2000, con l’attacco alle Torri Gemelle e in seguito nel 2005 con l’uragano Katrina. La maggior parte degli investitori istituzionali e dei fondi comuni d’investimento utilizzano questi strumenti derivati proprio per diversificare il rischio di portafoglio. Difficile l’accesso da parte di singoli investitori retail a causa dei lotti minimi consistenti che di solito caratterizzano le emissioni obbligazionarie ma anche delle soglie di ingresso dei fondi, collocate a diverse centinaia di migliaia di dollari o di euro. Scommettere sulle catastrofi (tramite hedging dell’evento avverso) può essere interessante, ma a patto di non dare loro eccessivo peso nel proprio portafoglio. Se è vero che i Cat Bond presentano correlazioni molto basse con i classici fattori di rischio dei mercati finanziari (tassi, azionario, valute etc.) aiutando a costruire portafogli robusti, come sempre vanno inseriti in portafoglio cum grano salis. La dinamica da cigno nero osservata in settimana lascia comprendere che l’assenza di beta e correlazioni rispetto ai classici fattori di rischio non è chiaramente sufficiente per considerare il prodotto senza rischi, nonostante la dinamica a bassa volatilità espressa negli anni precedenti. I Cat Bond sono in pratica un prodotto finanziario costruito per fare coperture. Gli investitori si schierano dalla parte degli assicuratori e grazie a questi derivati è possibile assicurare la propria casa a un costo minore ed essere sicuri di riceve un premio. Questo strumento finanziario permette alle compagnie assicurative di aumentare la loro disponibilità di liquidità e di utilizzarla se dovesse accadere una catastrofe naturale con danni elevati. (riproduzione riservata)
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