di Anna Messia
Nessuna corsa a distribuire le polizze Vita legate all’Ape volontaria. Le compagnie sembrano anzi piuttosto fredde davanti al nuovo mercato che nascerà dal meccanismo di anticipo pensionistico partito martedì scorso con la firma del decreto da parte del premier Paolo Gentiloni. A oggi restano da firmare la convenzione tra governo, Abi (le banche che dovranno erogare il prestito) e Ania (le assicurazioni). Solo dopo si potranno conoscere con precisione le tariffe delle polizze Vita (di puro rischio) che dovranno essere obbligatoriamente sottoscritte dai lavoratori che chiederanno l’anticipo della pensione, e che servirà a restituire alle banche il prestito in caso di decesso del pensionato prima di avere completato il rimborso del finanziamento.

Le premesse del business, però, a sentire le assicurazioni, non sembrano per nulla invitanti. Oggi in Ania, l’associazione che rappresenta le assicurazioni, è prevista una riunione sul tema, ma i dubbi delle compagnie restano diversi. Prima di tutto perché non potranno selezionare il rischio per verificare, per esempio, se un potenziale sottoscrittore ha problemi di salute. Il premio dovrà infatti essere uguale per tutti e l’obiettivo del governo è mantenere un taeg complessivo (un tasso effettivo globale) di poco superiore al 3%. La platea potenziale, secondo le stime del governo, sarà per quest’anno di 300 mila persone e di 115 mila per il 2018. Ovviamente bisognerà verificare il tasso di adesione effettivo dei lavoratori, mentre la macchina organizzativa per offrire queste polizze sembra essere piuttosto costosa. Prima di tutto per la complessità del prodotto. Non si tratta, infatti, di una polizza di puro rischio tradizionale ma di una copertura che prevede la riduzione del capitale assicurato, con il passare degli anni. E poi bisogna creare un’infrastruttura informativa per mettere in collegamento tutti i soggetti coinvolti nel meccanismo di anticipo pensionistico: l’Inps ovviamente, ma anche la banca chiamata a erogare il prestito. Insomma, se da una parte i costi sono evidenti, i ritorni sembrano invece meno sicuri, visto il prezzo definito a priori.

Vincoli che spingerebbero molte compagnie a restare fuori dalla partita anche se la situazione sarà chiara solo dopo che Ania e Abi avranno firmato la convenzione. Una volta messo a punto il protocollo saranno le singole imprese a decidere se aderire o meno all’accordo offrendo le polizze per l’Ape, e a oggi la sensazione è che solo alcuni dei grandi gruppi sceglieranno di lanciarsi in questo business. Magari chi ha un legame consolidato con una banca che è già partner bancassicurativo. Relazione che semplificherebbe quanto meno la parte amministrativa. (riproduzione riservata)
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