Allianz ha presentato l’ottava edizione dell’“Allianz Global Wealth Report”, il rapporto globale sulla ricchezza finanziaria dei privati, che mette sotto la lente asset e indebitamento delle famiglie, escluse le proprietà immobiliari, in più di 50 paesi del mondo.

I risultati del report mostrano che nel 2016 la ricchezza privata non ha risentito delle turbolenze innescate dal mutato scenario politico globale: dopo un trend debole nel 2015 (+4,7%), gli asset finanziari sono nuovamente cresciuti del +7,1%, raggiungendo più o meno la media degli incrementi post-crisi. A livello globale, gli asset finanziari sono aumentati a un massimo storico di quasi 170 trilioni di euro.

I mercati azionari hanno alimentato tale crescita – anche se i risparmiatori hanno preferito mettere i propri capitali nelle banche.

La performance positiva registrata nell’anno passato è stata determinata in misura significativa dal rally dei mercati azionari nell’ultima parte dell’anno, in particolare nei paesi industrializzati. Quasi il 70% della crescita degli asset nel 2016 è attribuibile infatti all’incremento di valore dei portafogli, e soltanto il restante 30% è collegato a un reale incremento dei flussi di risparmio: l’anno precedente, il trend era stato l’opposto.

La composizione dei nuovi flussi di risparmio è stata piuttosto sorprendente. I risparmiatori privati hanno venduto più titoli finanziari di quanti ne abbiano acquistati, ma ben due terzi dei fondi sono confluiti nelle banche, segnando un nuovo record.

Italia al 16° posto in graduatoria, in calo di una posizione

L’Italia si colloca al 16° posto nella graduatoria dei 20 paesi più ricchi al mondo, scendendo di una posizione, ceduta alla Francia, rispetto al 2015. In testa alla graduatoria per asset pro-capite netti (si veda la tabella), si registra un cambio della guardia con gli Stati Uniti che si posizionano al primo posto superando la Svizzera (seppure con un risicato margine di vantaggio). Nel complesso, il ranking evidenzia una struttura nota, con i Paesi scandinavi e asiatici nelle posizioni dominanti. Un unico paese dell’Eurozona – i Paesi Bassi – riesce a collocarsi nella rosa dei primi dieci classificati per asset pro-capite netti e lordi.

“Il comportamento di risparmio degli investitori privati è ancora fortemente avverso al rischio”, ha commentato Michael Heisecapo economista di Allianz. “Mentre gli asset finanziari sono cresciuti negli ultimi anni soprattutto grazie alle positive performance dei mercati azionari, il nuovo risparmio è stato prevalentemente indirizzato verso i depositi bancari, in particolare nei paesi industrializzati. Ma così gli investimenti non solo non hanno generato alcun rendimento, ma di fatto hanno addirittura prodotto perdite in termini reali: nel solo 2016, i risparmiatori hanno perso, secondo le stime, circa 300 miliardi di euro a causa dell’inflazione; quest’anno, con un tasso d’inflazione in crescita, tale cifra potrebbe persino raddoppiare. Per i decisori nel mondo della finanza, dell’economia e della politica, risolvere questo paradosso è una delle sfide più grandi da affrontare nei prossimi anni: come si può creare un contesto nel quale i risparmiatori non soltanto possano accantonare risorse finanziarie, ma investire con un’ottica di lungo termine e con accettabili rendimenti? Di fronte alla duplice necessità da un lato di mettere da parte risorse per l’età avanzata, e dall’altro di incrementare gli investimenti nell’economia reale, non stiamo sfruttando al meglio le opportunità che la ricchezza finanziaria privata ci offre”.

Klaus-Peter Roehler, Amministratore Delegato di Allianz Italia, ha commentato: “L’Allianz Global Wealth Report di quest’anno ci restituisce una fotografia finanziaria dell’Italia in cui gli asset finanziari netti dei privati nel 2016 sono rimasti stabili (+0,1%) a fronte di un incremento nell’Eurozona pari al +4,6%. Di conseguenza, l’Italia si posiziona al 16° posto nella classifica globale, dal 15° posto nel 2015, con un valore medio pro-capite pari a 54.530 euro. La ricerca indica inoltre che gli italiani in questi anni di difficoltà economiche e di bassi tassi d’interesse hanno potuto integrare i redditi da lavoro destinando ai consumi una parte di ricchezza (circa 5.400 euro pro-capite nel periodo 2012-2016) ottenuta grazie ai buoni rendimenti sugli investimenti finanziari (+4,6%). Il risparmio delle famiglie va peraltro sempre più indirizzato verso prodotti assicurativi e finanziari di nuova generazione: le polizze Unit-Linked, che per Allianz Italia rappresentano circa il 90% della nuova produzione e consentono proprio di abbinare gli elementi di protezione con un motore finanziario per cogliere le potenziali opportunità offerte dai mercati finanziari.”

La crescita degli asset finanziari accelera nei paesi industrializzati

Nel 2016 la crescita degli asset finanziari è stata realizzata in gran parte nei paesi industrializzati, dove il tasso di crescita è raddoppiato a +5,2%. Tuttavia, l’Asia (escluso il Giappone) è stata ancora una volta il leader incontrastato con una crescita del 15%. Nel confronto a lungo termine, inoltre, l’Asia è la regione dominante, in particolare considerando l’impatto dell’inflazione. Gli asset lordi pro-capite in Asia sono cresciuti di quasi +11% ogni anno in termini reali nel corso dell’ultimo decennio. Le altre due regioni emergenti, l’America Latina e l’Europa Orientale, hanno realizzato una crescita solo del +5%, un dato comunque nettamente migliore e più del doppio rispetto ai tassi di crescita registrati nel Nord America (+2,1% la crescita reale dal 2006) e nell’Europa Occidentale (+1,4%). Di conseguenza, le tre regioni America Latina, Europa Orientale e Asia (escluso il Giappone) hanno rappresentato poco meno del 23% degli asset finanziari privati lordi nel 2016. Tale quota è più che raddoppiata negli ultimi dieci anni. I mercati emergenti hanno registrato un peso ancor maggiore in termini di crescita degli asset, con un 42% attribuibile a questi paesi messo a segno nel decennio trascorso. Tuttavia, tale crescita è stata in particolare determinata dallo sviluppo della Cina, che da sola ha inciso per circa il 30% della crescita globale dal 2006.

L’indebitamento cresce più velocemente dell’economia

L’indebitamento globale dei privati è cresciuto del 5,5% nel 2016, il tasso di crescita più elevato dal 2007. Questo significa che il debito è anche aumentato più velocemente della produzione economica in termini nominali per la prima volta dal 2009, e l’incidenza del debito globale è aumentato di quasi un punto percentuale al 64,6%. La fotografia varia considerevolmente tra le varie regioni del pianeta. La crescita è accelerata lievemente – partendo da un livello piuttosto moderato – nell’Europa Occidentale e Orientale e in Nord America. L’America Latina ha registrato un ulteriore rallentamento della crescita dell’indebitamento. In Asia (escluso il Giappone), invece, la crescita dell’indebitamento è stata marcata con un incremento di quattro punti percentuali a poco sotto il 17%; al top i risparmiatori cinesi, che hanno visto lievitare l’indebitamento addirittura del 23%. Questo significa che tale regione rappresenta quasi il 20% dell’indebitamento privato globale, pari a poco meno di 41 trilioni di euro, rispetto a un “peso” inferiore al 7% di dieci anni fa. “La situazione debitoria in Cina dovrebbe venir monitorata con molta attenzione”, ha commentato Michaela Grimm, co-autrice dello studio. “Sebbene tasso di indebitamento delle famiglie non sia ancora nella zona di pericolo, le dinamiche sono allarmanti: il tasso è balzato all’insù di 17 punti percentuali negli ultimi cinque anni, e di quasi sei punti nel solo 2016 – valori di rilievo globale. A titolo di mero confronto, nei cinque anni precedenti la grande crisi finanziaria, il tasso di indebitamento negli Stati Uniti è aumentato di circa 20 punti percentuali. Le autorità di supervisione cinesi non dovrebbero commettere l’errore di credere che la Cina sia immune da una crisi finanziaria; sarebbe meglio adottare tempestivamente contromisure”.

Nonostante il forte incremento del debito, gli asset finanziari netti – asset finanziari lordi meno l’indebitamento – hanno raggiunto un nuovo record mondiale di 128,5 trilioni di euro alla fine dello scorso anno. Questo valore rappresenta una crescita del 7,6% annuo. Sebbene lievemente più basso rispetto alla media degli anni precedenti la crisi, questo tasso di crescita è significativamente più alto dell’incremento registrato nel 2015 pari al 4,8%.

Il risparmio delle famiglie italiane

Tornando alla situazione italiana, gli asset finanziari netti delle famiglie hanno registrato una stagnazione nel 2016 (+0,1%), il tasso di crescita più basso dal 2011 – e nettamente inferiore alla media dell’Eurozona (+4,6%). La deludente performance può essere spiegata da due diversi fattori: da un lato, dopo anni di contrazione, nel 2016 l’indebitamento ha iniziato a crescere di nuovo, sebbene a un tasso molto contenuto (+1,1%). Dall’altro lato, la crescita degli asset finanziari si è quasi completamente fermata (+0,3%) come riflesso di una deludente performance dei mercati finanziari.

Tuttavia, in una visione di più lungo periodo, a partire dal 2012 – l’anno nel quale la Banca Centrale Europea ha avviato la sua strategia non convenzionale per salvare l’euro – la performance delle famiglie italiane è stata migliore rispetto al solo 2016, solamente di poco inferiore alla media dell’Eurozona. Questo non è soltanto l’effetto di una severa autodisciplina sul debito negli anni della crisi finanziaria, ma riflette anche un rendimento relativamente elevato degli asset finanziari nel periodo in esame, con un tasso del +4,6% più alto, ad esempio, che in Germania (+3,4%). Analogamente, le variazioni sul valore dei portafogli spiegano quasi l’80% della crescita degli asset finanziari in Italia, a fronte di una incidenza inferiore al 60% nell’Eurozona.

Mentre le famiglie in Germania o in Francia risparmiano dal reddito corrente, la situazione in Italia è all’opposto: gli asset crescono esclusivamente per effetto delle variazioni nel valore e del re-investimento dei redditi finanziari – che vengono anche utilizzati a integrazione dei redditi da lavoro. “In molti paesi, i risparmiatori fanno grossi sforzi per proteggere i loro asset finanziari nel contesto di bassi tassi d’interesse; in Italia, all’opposto, il denaro avvantaggia i risparmiatori” ha spiegato Kathrin Brandmeir, co-autrice del rapporto. “Negli ultimi cinque anni, i risparmiatori italiani hanno potuto utilizzare 330 miliardi di euro, equivalenti a 5.400 euro pro-capite, del reddito da capitale nei consumi – vedendo anche crescere i propri attivi. In questo, gli italiani hanno beneficiato della politica di tassi zero della BCE che ha portato all’insù i valori degli asset. Tuttavia, i segnali dello scorso anno hanno evidenziato che il trend è in declino, e che la politica monetaria sta perdendo il suo tocco magico persino in Italia”.

La distribuzione della ricchezza mondiale si bilancia lentamente

Tornando alla panoramica mondiale, dallo studio Allianz emerge che lo sviluppo della distribuzione della ricchezza mondiale sin dall’inizio del nuovo millennio è stata caratterizzata da un particolare fenomeno: la robusta crescita della classe media mondiale. Il numero di persone nel pianeta classificate in questa categoria è più che raddoppiato nel periodo in esame, passando da circa 450 milioni nel 2000 a oltre un miliardo di persone oggi. La gran maggioranza di persone che hanno raggiunto la classe media veniva da classi più povere, con oltre 600 milioni di persone che hanno visto migliorare la propria posizione dal 2000.

Nonostante l’emergere di una nuova classe media mondiale, siamo ancora ben lontani da una distribuzione della ricchezza “equa”. Dividendo la popolazione dei cinquanta paesi analizzati in frazioni di decimi (decili) per valore di asset finanziari netti, risulta chiaro come il 10% dei più ricchi controlli il 79% della ricchezza finanziaria netta nel mondo. Tuttavia, tale concentrazione di ricchezza era ancor più elevata nel 2000, raggiungendo il 91%.

Lo studio Allianz Global Wealth Report si può leggere qui: https://www.allianz.com/v_1506419659000/media/economic_research/publications/specials/en/AGWR_17_english.pdf