di Paola Valentini
Un secondo pilastro che affianchi e sostenga il Ssn. Finanziabile subito con 15 miliardi già disponibili. Secondo Marco Vecchietti, consigliere delegato di Rbm Assicurazione Salute, i temi sono maturi per creare una sanità complementare con regole e incentivi fiscali omogenei tra i diversi strumenti (fondi sanitari, polizze salute e società di mutuo soccorso). Sulla falsariga di quanto realizzato nel settore della previdenza integrativa.
Domanda. Dottor Vecchietti, ci spieghi meglio la sua proposta.
Risposta. Siamo partiti dall’analisi della spesa sanitaria privata, ovvero quanto gli italiani spendono di tasca propria per curarsi: nel 2015 è stata raggiunta quota 34,5 miliardi di euro. Voce composta per il 56% dall’acquisto di beni, di cui l’80% circa sono farmaci, e per il 44% da servizi, di cui il 45% cure dentarie, il 31% specialistiche e il 15% diagnostica. Con un sistema di sanità integrativa diffusa, anche attraverso incentivi, che consenta a tutti di dotarsi di un fondo o di una polizza sanitaria che oggi di fatto anche per motivi fiscali sono riservati ai soli dipendenti, sarebbe possibile far risparmiare a ciascun cittadino almeno il 30% dei costi che già sostiene di tasca propria per le cure private, costi dei ticket inclusi. Inoltre, proprio tramite la canalizzazione di tale spesa privata attraverso le forme sanitarie integrative si potrebbe recuperare, per il sistema sanitario nel suo complesso, almeno la quota di spesa dei cittadini impiegata in servizi, tra cure dentarie, specialistiche e diagnostica, stimabile in oltre15 miliardi.
D. Quali i vantaggi concreti?
R. Si passerebbe da una situazione come quella attuale, in cui solo alcuni cittadini, circa il 18% della popolazione, beneficiano di un supporto economico per le cure sostenute privatamente a un modello strutturato di Secondo Pilastro Sanitario che potrebbe finalizzare a favore dell Ssn, in maniera più efficiente e con protocolli di cura integrati, una parte dell’attuale spesa sanitaria privata contenendo al contempo i comportamenti di consumismo sanitario dei cittadini. In secondo luogo gli operatori del settore potrebbero mettere a disposizione la propria capacità di intermediare la spesa nei confronti delle strutture sanitarie private consentendo sconti importanti alla popolazione. Il nostro gruppo, Rbm Assicurazione Salute e Previmedical, ad esempio, ogni anno intermedia 850 milioni di spesa sanitaria privata per 7 milioni di persone e, a fronte di questo volume, le strutture convenzionate con noi applicano uno sconto sui prezzi di listino compreso mediamente tra il 30% ed il 35% del prezzo al pubblico. Terzo: un secondo pilastro potrebbe consentire di reinvestire nel Ssn una quota molto significativa di queste risorse ora spese in autonomia dai cittadini. Se si garantisse a tutti i cittadini di poter accedere periodicamente a dei protocolli di prevenzione finalizzati a contrastare le malattie croniche non trasmissibili sarebbe possibile ottenere un risparmio per il Ssn 8-12 miliardi nei prossimi 20 anni.
D. Da dove partire?
R. Oggi nella sanità integrativa c’è la compresenza di diverse categorie di operatori. Ci sono le società di mutuo soccorso, enti aperti a tutti che tutelano oggi tuttavia una fetta ristretta di popolazione e offrono indennizzi economici piuttosto contenuti a fronte di alcune prestazioni sanitarie. C’è poi il mondo dei fondi sanitari occupazionali istituiti dalla contrattazione collettiva nazionale o dalle aziende. Il 50% dei lavoratori dipendenti è assicurato proprio attraverso questi strumenti. Si aggiungono poi le forme sanitarie integrative riservate al pubblico impiego ed i piani sanitari integrativi degli enti privatizzati rivolti ai professionisti. Infine ci sono le polizze salute individuali offerte sul mercato dalle compagnie assicurative, sempre più diffuse ormai anche tra i cittadini a reddito medio-basso. A nostro avviso servirebbe in primo luogo una disciplina unica per il settore che, sulla scorta di quanto già fatto ormai più di 10 anni fa per la previdenza complementare, stabilisca un campo unico di gioco e, ferme restando le peculiarità di ciascun operatore, consenta ai cittadini di scegliere con i medesimi vantaggi fiscali la soluzione più idonea. Del resto se appare ormai chiaro a tutti che non è più possibile lasciare sulla spalle delle famiglie i costi crescenti di cure private sempre più necessarie non si può permettere solo ad alcuni cittadini di poter accedere, con l’incentivo dello Stato, alla soluzione.
D. In termini di coperture offerte dai diversi strumenti com’è la situazione attuale?
R. I fondi sanitari occupazionali istituti con contrattazione collettiva e in buona parte i piani sanitari integrativi riservati ai liberi professionisti si caratterizzano in particolare per un’elevata quota di prestazioni sostitutive o duplicative del Ssn. Questi fondi, infatti, concentrano la propria operatività prevalentemente sulle coperture per grandi interventi chirurgici un tipo di prestazione che, oltre a essere ben presidiato dal Ssn, ricorre nella vita con una bassa frequenza. Diversamente i fondi sanitari aziendali, i piani sanitari integrativi del pubblico impiego e le polizze individuali presentano, generalmente, un mix più equilibrato di prestazioni che abbracciano anche le voci sulle quali attualmente si concentra la spesa sanitaria privata dei cittadini ovvero le prestazioni di natura extraospedaliera. Proprio perché rispondono a queste ultime esigenze, tali strumenti sono mediamente più costosi dei primi. Riteniamo che l’area di azione di un Secondo Pilastro Sanitario andrebbe identificata proprio andando a coprire l’intera estensione dell’attuale spesa sanitaria out of pocket (ovvero di tasca propria, ndr) dei cittadini. In questo modo la sanità integrativa in Italia non intercetterebbe più solo il 13% della spesa privata, 4,5 miliardi, ma, come avviene in altri Paesi europei, ad esempio la Gran Bretagna che ha un sistema sanitario pubblico assimilabile a quello italiano, sarebbe in grado di sostenere almeno il 50% della spesa delle famiglie per le cure private, costi dei ticket del Ssn inclusi. (riproduzione riservata)
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