Il presidente Barack Obama sta cercando sostegno presso le compagnie di assicurazioni sanitarie per garantire un futuro sicuro all’Affordable Act, meglio noto come “Obamacare”, ovvero la riforma che rivoluziona l’accesso alle cure mediche per i cittadini americani, in base al principio che la sanità è un diritto inalienabile di tutti, senza distinzioni di reddito.

A questo proposito, il presidente degli States ha recentemente incontrato tredici CEO, di compagnie di assicurazioni sanitarie (tra i quali gli amministratori delegati di Humana e Cinga), chiedendo loro di sostenere il nuovo sistema di assistenza sanitaria.

Un incontro importante, giunto a poche settimane di distanza dalla decisione presa da Aetna, terza più grande compagnia di assicurazione sanitaria degli Stati Uniti, di limitare fortemente la sua partecipazione all’Obamacare. Una mossa che è stata più di un campanello di allarme, visto che altre due importanti compagnie, United Health Care e Blue Cross, avevano già in precedenza deciso di smettere la loro partecipazione. Il passo indietro degli assicuratori rappresenta il grande pericolo che potrebbe creare problemi di sostenibilità sul lungo termine all’Affordable Act.

Non pago dell’incontro, Obama ha anche deciso di inviare una lettera ai CEO di tutte le assicurazioni sanitarie degli States, chiedendo collaborazione per migliorare il modello di assistenza sanitaria e riconoscendo che se finora sono stati più i momenti di attrito che di confronto, è arrivato il momento di cambiare strategia.

“Sappiamo che il progresso è fatto di tante sfide da vincere”, si legge nella lettera. “La maggior parte dei modelli innovativi si sono dovuti affermare tra grandi difficoltà, sempre in bilico fra il non voler cambiare e le opportunità di crescita e l’Affordable Act non rappresenta certo l’eccezione. Il tempo e l’esperienza ci aiuteranno a migliorare il progetto, così come un atteggiamento più propositivo da parte di tutti e più ricettivo nella componente politica”.

Nonostante il suo percorso travagliato, la riforma sanitaria rimarrà il lascito più importante dell’amministrazione Obama: più di 13 milioni di persone che prima non erano assicurate, hanno oggi una copertura sanitaria. Eppure ancora oggi la riforma di Obama risulta molto impopolare. Secondo un sondaggio realizzato da Gallup, nei primi mesi del 2016 gli indici di gradimento dell’Obamacare erano pari al 47%. Percentuale scesa ora al 44%, con oltre il 51% di americani che disapprova apertamente il sistema di assicurazione sanitaria.

Il punto chiave della riforma prevede che ciascun cittadino debba dotarsi di una assicurazione sanitaria, pena il pagamento di una multa. A loro volta, gli assicuratori non possono rifiutarsi di stipulare una copertura a causa dei trascorsi clinici o delle attuali condizioni di salute di un dato paziente.

Infine, lo stato federale interviene a garantire sussidi legati agli stipendi, permettendo così anche ai meno abbienti di acquistare una copertura sanitaria.

Obama sta lavorando in questi giorno a stretto contatto con Sylvia Burwell , Segretario del Dipartimento Health and Human Services, per mettere a punto alcune modifiche alla riforma che possano andare incontro ad almeno alcune richieste degli assicuratori, senza il cui contributo, il piano del Presidente è destinato a crollare. Nella lettera inviata alle Compagnie, Obama si sofferma su una questione in particolare: come risolvere il problema dei pochi giovani aderenti. Un numero di molto inferiore a quelli che si era ipotizzato potessero acquistare l’assicurazione sanitaria e che vanno a incrementare i costi a carico degli assicuratori. Sì perché essendo esclusa una larga fetta di popolazione giovanile, per le assicurazioni viene esclusa proprio il cluster più redditizio, composto dalle persone più giovani e dalle migliori condizioni di salute.