Lavoro, 439mila posti in più. Padoan: l’Irpef non si taglia
di Franco Adriano e Giampiero Di Santo

L’Ape, l’anticipo pensionistico, potrà essere chiesto dall’anno prossimo a partire dai 63 anni di età e quindi a 3 anni e 7 mesi dal pensionamento di vecchiaia previsto dalla riforma Fornero. La notizia è stata svelata dai sindacati, dopo l’incontro con il governo a palazzo Chigi, spiegando che è il frutto di una «mediazione arrivata oggi».

Il periodo di sperimentazione del sistema dovrebbe essere di 2 anni. Per le categorie disagiate, per le quali l’anticipo dovrebbe essere sostanzialmente gratuito, dovrebbe essere fissato un limite dell’importo della pensione a 1.200 euro. Potranno quindi uscire dal lavoro nel 2017 coloro che sono nati fino al 1954, una volta compiuti 63 anni. Per chi ha un lavoro l’anticipo sarà pagato con rate di ammortamento sulla pensione mentre, per coloro che sono disoccupati e non hanno ammortizzatori sociali, l’anticipo sarà gratuito (purché l’importo della pensione non sia superiore ai 1200 euro). Nell’incontro con il sottosegretario alla presidenza del consiglio Tommaso Nannicini si sarebbe discusso anche di ricongiunzioni tra i periodi assicurativi in diverse gestioni che dall’anno prossimo non dovrebbero essere più onerose. Dovrebbero allargarsi le maglie, inoltre, per quanto riguarda le attività usuranti facendo rientrare probabilmente nuove categorie come quelle dell’edilizia, maestre d’asilo e degli infermieri. Si è parlato poi dei lavoratori precoci e dell’aumento delle pensioni più basse confermando l’intenzione di intervenire con la somma aggiuntiva, la cosiddetta quattordicesima per coloro che hanno redditi personali complessivi fino a mille euro al mese. Le misure sono valide «per chiunque abbia maturato il requisito della pensione di vecchiaia», dunque anche per gli statali, ha garantito Nannicini. Il 21 settembre è in programma un incontro che a giudicare dal tenore delle dichiarazioni dei sindacati dovrebbe essere conclusivo. Al tavolo della trattativa ci sono i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Vera La Monica, Maurizio Petriccioli e Domenico Proietti. «Si tratta di capire dove c’e’ l’equilibrio piu’ giusto, ma forse ci fermiamo alla cifra pari di 63 anni», ha lanciato un ulteriore segnale di apertura Nannicini in serata. Anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, si è detto «ottimista» sull’esito del confronto. Ma le opposizioni sono andate immediatamente all’attacco. In particolare la Lega Nord che ha fatto della cancellazione della legge Fornero la sua ragione sociale. «Arriva la fregatura governo-sindacati», ha denunciato Matteo Salvini, «per andare in pensione a 63, 64 o 65 anni, prima di quanto previsto dall’infame legge Fornero, si dovrà sottoscrivere un prestito ventennale con una banca, che arriverà a costare al pensionato fino a 200 euro al mese. Una truffa! Chiedere un prestito per riavere i propri soldi versati allo Stato. Per la Lega bisogna cancellare la legge Fornero, anche per aiutare i giovani: andare in pensione dopo quarant’anni di lavoro è un diritto». «Ogni lavoratore e ogni lavoratrice ha il diritto ad andare anticipatamente in pensione, e lo deve poter fare senza essere penalizzato e senza dover pagare di tasca propria. La legge Fornero ha fatto solo danni, a questi non è necessario aggiungerne altri», ha fatto eco a Salvini il capogruppo dei deputati di Sinistra Italiana, Arturo Scotto.
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