di Anna Messia
C’è un fiume di 9.800 miliardi di euro in movimento. È l’importo monstre degli investimenti realizzati complessivamente delle assicurazioni europee nel corso del 2015. Una somma enorme che ha fatto diventare le compagnie attive in Europa il primo investitore istituzionale del continente, grazie in particolare all’incremento della raccolta delle polizze Vita, che hanno continuato a diffondersi l’anno scorso anche in Italia. L’industria assicurativa europea, del resto, nonostante gli alti tassi di crescita registrati in particolare dai mercati asiatici, è ancora la prima al mondo con una quota del 32%, davanti al Nord America (31%) e all’Asia (30%) e con il Sudamerica e l’Oceania fermi entrambi a poco più del 3%. A fare la parte del leone nel Vecchio Continente sono quattro Paesi che, messi insieme, pesano per il 70% sul totale dell’area e tra questi c’è anche l’Italia, che nel 2015 vantava capitali investiti, sommando Vita e Danni, pari a 692,6 miliardi di euro, alle spalle di Francia (2.231 miliardi), Gran Bretagna (2.150 miliardi) e Germania (1.757 miliardi). Capitali che sono cresciuti costantemente nell’ultimo decennio. Con la sola eccezione della frenata dovuta alla crisi economica nel 2008, lo sviluppo delle masse investite dalle assicurazioni europee è stato verticale.

Nel 2005 il settore assicurativo poteva contare su 6.500 miliardi di euro, saliti di oltre il 50% l’anno scorso, come rilevato nell’ultimo report di Insurance Europe, associazione che raccoglie le Ania d’Europa. Tale denaro è stato investito finora prevalentemente in titoli di Stato e obbligazioni societarie, ma sta iniziando a esplorare nuovi orizzonti, spinto da una parte dal nuovo regime regolatorio europeo Solvency II, partito a inizio anno, e dall’altra parte dalla necessità di puntare su investimenti più redditizi delle obbligazioni governative, che in uno scenario di bassi tassi d’interesse non riescono più a garantire rendimenti adeguati. Le tendenze e le sfide in atto sono essenzialmente due, spiega Luigi Onorato, partner della società di consulenza Deloitte. Da un lato le compagnie assicurative devono continuare a investire nello sviluppo dell’offerta Vita, «al fine di coniugare la richiesta di sicurezza, che da sempre caratterizza i risparmiatori che scelgono di rivolgersi al settore assicurativo, con l’esigenza di investire una parte del capitale in titoli che possano garantire rendimenti adeguati nell’attuale contesto di bassi tassi d’interesse». In pratica, l’industria assicurativa europea deve proseguire nel processo di innovazione dell’offerta avviato per rimanere nel tempo un punto di riferimento per la gestione del risparmio della propria clientela. Questa rifocalizzazione delle strategie dovrà coinvolgere necessariamente anche le reti di distribuzione, aggiunge il consulente di Deloitte, le quali dovranno valorizzare maggiormente le proprie capacità consulenziali. «Gli agenti e i gestori bancari svolgono un ruolo finalizzato, da una parte, a far sì che le soluzioni d’offerta siano adeguate al profilo di rischio della clientela e, dall’altra parte, a rendere pienamente comprensibile al cliente le caratteristiche stesse del prodotto», spiega Onorato. Se non si riuscirà a svoltare in breve tempo il rischio è che i 9.800 miliardi di euro possano smettere crescere già quest’anno, anche se, in ogni caso, a spingere lo sviluppo del mercato assicurativo europeo potranno essere anche i Paesi del Vecchio Continente che puntano sulla crescita economica, a partire da quelli dell’Est Europa.

Si tratta di un cambiamento epocale, che sarà con ogni probabilità affiancato anche da una riallocazione degli investimenti da parte delle compagnie assicurative. Per esempio, la quota azionaria, che secondo i dati di Insurance Europe è pari oggi a circa il 6%, è inevitabilmente destinata ad aumentare con il crescere del peso dei prodotti misti e delle polizze Vita unit linked. A questo si aggiunge il tema del sostegno delle assicurazioni nei confronti del sistema economico, dalle infrastrutture alle imprese, sul quale il dibattito è aperto in Italia come nel resto d’Europa. Di recente la presidentessa dell’Ania Maria Bianca Farina ha fatto sapere che le imprese assicurative italiane sono pronte a sostenere e a supportare con i propri investimenti il rilancio dell’Italia. «In dialogo è aperto e le assicurazioni possono svolgere un ruolo istituzionale importante», conclude a questo proposito Onorato. «Si tratta di un confronto che può toccare diversi temi strategici per il Paese. Si pensi ad esempio ai temi della sicurezza, della salute e del supporto alle piccole e medie imprese per finanziarie programmi di sviluppo; tutti argomenti su cui è possibile avviare un dibattito costruttivo che valorizzi il ruolo delle assicurazioni a beneficio dell’intero sistema». (riproduzione riservata)
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