Che i non performing loan siano teoricamente un asset interessante in cui investire è cosa certa, ma per dire che le compagnie di assicurazioni correranno a sottoscrivere i titoli delle cartolarizzazioni di Npl è ancora presto. Rappresentanti di Generali e Cattolica hanno messo una serie di paletti. Carlo Ferraresi, vice dg di Cattolica, ha detto chiaro che «è evidente che in questo scenario di bassi tassi di interesse le compagnie di assicurazione italiane devono modificare la loro asset allocation per mantenere un certo livello di redditività. A oggi siamo esposti per un 70% sui titoli di Stato, per un 20% sui corporate e solo per il resto sugli asset alternativi, mentre le nostre colleghe anglosassoni sono investite per un 20-25% in asset alternativi. E’ evidente che dobbiamo andare in quella direzione». Sulla stessa linea Fabrizio Vitiello, responsabile degli investimenti alternativi di Generali : «E’ evidente che per la nostra attività abbiamo bisogno di un certo ritorno sui nostri investimenti e ormai i soli asset tradizionali non sono in grado di darlo. Andrà per forza aumentata la quota di investimenti in asset alternativi, sino a un 20-25% del portafoglio, così come fanno le compagnie negli Usa. Ma gli asset alternativi non sono solo Npl».
I primi concorrenti sono gli investimenti immobiliari, ma poi ci sono i fondi infrastrutturali, i fondi di private equity, di private debt e di venture capital. Gli asset alternativi richiedono un assorbimento di capitale maggiore di titoli di Stato e titoli corporate quotati. «In tema di cartolarizzazioni siamo interessati ai titoli senior per ragioni di assorbimento di capitale, ma anche le quote di fondi di Npl possono prevedere assorbimenti molti diversi a seconda del sottostante. Per esempio la percentuale di assorbimento cambia dal 20 al 40% a seconda che il fondo investa direttamente in Npl o in cartolarizzazioni di Npl». Più alta la percentuale richiesta per le cartolarizzazioni: si va dal 60 al 100%. «Noi dobbiamo fare i conti da un lato con quello che ci dice l’Ivass», ha aggiunto Ferraresi, «e cioè che possiamo investire in Npl soltanto indirettamente e dall’altro che dobbiamo investire secondo il criterio della persona prudente, quindi in titoli senior. Ma a questo punto dobbiamo vedere se ci conviene. Perché questo tipo di investimento, oltre a comportare un maggiore assorbimento di capitale, ci richiederà uno sforzo per arruolare un team dedicato in grado di analizzare i deal migliori in termini di rischio e rendimento. Per questo posso dire che se le tranche senior di cartolarizzazioni con Gacs renderanno solo 10-20-30 punti base sopra i Btp, per noi sarà troppo poco. Per contro, se stiamo parlando di 100-200-300 pb, allora sì».
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