Zurich Insurance Group ha condotto un sondaggio internazionale in sei Paesi europei sulla protezione del reddito per verificare la percezione degli individui in questa fase di forti cambiamenti economici e sociali. Il primo dato è che gli europei sottovalutano il rischio di poter perdere il proprio reddito a causa di una sopravvenuta perdita della capacità di lavorare.

La metà dei circa 6.000 intervistati in Germania, Irlanda, Italia, Spagna, Svizzera e Inghilterra, ritiene infatti che la probabilità di rischio sia inferiore al 10%, mentre nei Paesi dell’Europa occidentale il rischio di perdere la capacità lavorativa può raggiungere il 25%, anche se con significative differenze fra gli Stati. E attualmente solo un terzo degli intervistati è a conoscenza dell’opportunità di piani di protezione assicurativa del reddito.

In Italia, a seguito della crisi finanziaria, in un contesto di fragilità economica causato anche da una riduzione del sostegno pubblico ai cittadini, da un aumento strutturale della disoccupazione, che nei giovani ha raggiunto quest’anno il 44,2%e l’innalzamento dell’età pensionabile,la protezione del reddito familiare e della capacità di spesa e del risparmio diventerà sempre più un tema centrale.

Si aggiunga che in Italia è in atto un processo di senilizzazione della popolazione che, racconta l’Istat, ha toccato lo scorso anno livelli mai raggiunti dal biennio del primo conflitto Mondiale; l’indice di vecchiaia è il più alto in Europa3 e la spesa per la protezione sociale è la più alta tra quelle dei Paesi Ue (41,3% del totale, mentre il 27,6% è stato destinato al welfare per l’invecchiamento)4.

In Italia, secondo il rapporto dell’Istat5, malattie e invalidità più o meno gravi condizionano la vita di circa 13 milioni di persone che vivono disagi nella loro quotidianità. Si tratta del 25,5% della popolazione residente. Nel 54,7% dei casi sono donne e il 61,1% anziani. Appena il 44% di queste persone (a fronte del 55,1% del totale della popolazione) ha un’occupazione e circa il 45,2% dichiara che le risorse economiche di cui dispongono sono scarse o insufficienti.

Salvaguardare il tenore vita, proteggere i propri redditi diventa quindi una priorità.

A chi si affidano gli italiani in caso di bisogno? Allo Stato e alle famiglie

In Italia circa l’82% del campione intervistato si aspetta che sia lo Stato a provvedere a supportarli economicamente qualora dovessero trovarsi in una condizione di invalidità, mentre il 6% del campione confida nel datore di lavoro, e solo il 4% nelle assicurazioni.

Nonostante la dichiarazione di una forte dipendenza dallo Stato, a seguito della crisi finanziaria, la fiducia degli italiani nel proprio Governo è scesa al 10%, mentre solo l’8% degli intervistati ritiene che lo Stato possa garantire un sicuro e agiato tenore di vita.

Nei primi sei mesi senza reddito, circa il 30% del campione confida nei propri risparmi, mentre il 28% nello Stato; a lungo termine gli stessi cominciano a chiedere aiuto alle proprie famiglie di origine (25%) ed in misura minore si affidano ai propri risparmi (24%) e allo Stato (23%). Qualora dovessero rimanere impossibilitati a lavorare per il resto della propria vita, conterebbero infine per il 46% sullo Stato e per il 27% sulla propria famiglia.

Dal sondaggio risulta inoltre che gli italiani indicano di avere messo da parte, attraverso risparmi, investimenti, polizze assicurative e pensionistiche, una somma che gli consentirebbe di coprire il costo della vita per circa 3,4 anni in media ; molto meno rispetto alla media europea che si attesta sui 4,6.

Quattro italiani su cinque ritengono di aver messo in atto una serie di azioni al fine di salvaguardare il proprio tenore di vita qualora dovessero rimanere impossibilitati a lavorare, mentre solo uno su quattro dichiara di essere a conoscenza di protezioni sul reddito.

Le strategie per prevenire il rischio di perdere la capacità lavorativa e le maggiori paure degli italiani

Un buon equilibrio fra vita privata e lavorativa (29%), la sicurezza sul lavoro (28%) e uno stile di vita sano (25%), vengono considerate le strategie per prevenire situazioni di disabilità sul lavoro.

Mentre fra le maggiori paure che gli italiani hanno qualora perdessero la capacità di lavorare, risulta il non essere in grado di supportare le proprie famiglie (32%) e diventare un peso per le persone amate (29%).

Aspettative e scenari a seconda dell‘età

Secondo la ricerca, un italiano su quattro si aspetta che meno del 10% della popolazione attiva possa perdere la propria capacità lavorativa, e uno su due pensa che il rischio personale di incorrere in questa circostanza sia inferiore al 10%. Secondo i dati statistici6 il 7% della forza lavoro in Italia perde la capacità lavorativa nel corso della propria vita.

La probabilità di incorrere in tale rischio è più alta fra le persone che hanno più di 60 anni.

Reddito: basse aspettative, ma elevati bisogni

Gli italiani tendono a sentirsi insicuri a causa del contrasto fra ciò di cui hanno bisogno e quello che pensano di avere il diritto di ricevere, qualora perdessero la capacità di lavorare. Mentre circa il 59% del campione ritiene di aver bisogno di un reddito pari a quello che attualmente percepisce per poter mantenere uno stile di vita dignitoso, il 62% si aspetta di ricevere meno del 75% del reddito. Si pensi ad esempio che la pensione di invalidità media mensile è stata di circa 918 Euro nel 20137.

 

Cause di invalidità lavorativa

Gli intervistati del panel italiano ritengono che gravi malattie, come ad esempio patologie tumorali, sono fra le maggiori cause di invalidità lavorativa (45%), seguite da incidenti (20%), e disturbi mentali e nervosi (16%). Le statistiche dell‘Istat8 affermano invece che sono le patologie scheletriche e muscolarile maggiori cause di disabilità, seguite da patologie tumorali e disordini nervosi e mentali In tutti i Paesi europei gli intervistati sovrastimano il rischio di rimanere invalidi sul lavoro a causa di incidenti.

Kristof Terryn – Ceo Global Life presso Zurich –ha dichiarato: Oggi cresce sempre più la consapevolezza del cosiddetto “gap pensionistico”, ovvero la differenza fra la stima dell’ultimo reddito percepito e quella della propria pensione, ma la maggior parte della popolazione sottovaluta invece un rischio maggiore, che è quello di non poter più permettersi lo stesso tenore di vita a causa di una sopravvenuta perdita della capacità di lavorare che impedisce appunto di poter lavorare e percepire reddito. Sono molti a ritenere che sia lo Stato a dover sostenere finanziariamente chi non può più lavorare. Zurich ritiene però che con un processo di senilizzazione in atto in Europa e la pressione sulla spesa pubblica, nei prossimi anni si assisterà ad una graduale riduzione dei sistemi di protezione sociale e delle pensioni in molti Paesi europei. Le persone dovranno prendere coscienza della necessità di proteggere se stessi e i propri cari da eventuali rischi e proprio dalla ricerca che abbiamo condotto risulta infatti che solo una persona su tre è consapevole dell’esistenza di soluzioni assicurative a protezione del reddito. Come gruppo assicurativo globale, sentiamo di avere la responsabilità di accrescere la conoscenza sul tema e offrire soluzioni che possano limitare i rischi del “gap di reddito”. 

Per Paolo Penco, CEO Zurich Global Life in Italia, “Nel nostro Paese, secondo l’Istat, sono circa 13 milioni le persone che vivono disagi nella loro quotidianità a causa di malattie e invalidità più o meno gravi, ovvero un quarto della popolazione residente. Riuscire a salvaguardare lo stesso tenore di vita, anche qualora una sopravvenuta invalidità lavorativa non consenta più di lavorare e percepire reddito, è una priorità sociale. Se pensiamo alla stretta sulla spesa pubblica che ci aspettiamo anche in Italia, è inevitabile che il sistema di welfare avrà sempre più limitazioni.

Spetta quindi alla maturità individuale la responsabilità di integrare con realismo aspettative di welfare con piani di protezione del reddito”.