Il manager: lascio ma non ho sbagliato io. Intanto la Ue chiede indagini in tutti gli Stati membri Il successore sarà scelto domani dal consiglio di sorveglianza. In pole il ceo di Porsche, Mueller

di Luciano Mondellini

Martin Winterkorn non è più il ceo di Volkswagen, posizione che il manager di Leonberg ricopriva dal 2007. Quello che negli ultimi anni è stato il re quasi incontrastato dell’impero di Wolfsburg ha dato ieri le dimissioni dall’incarico che deteneva da otto anni, dopo essere stato tra i principali artefici della crescita del colosso di Wolsfburg sui mercati internazionali in seguito alla posizione di numero uno della controllata Audi.

La riunione ristretta del consiglio di sorveglianza, iniziata nella notte di martedì e proseguita nella mattinata di ieri, è stata fatale all’ormai ex numero uno, che prima di entrare nella riunione era determinato a mantenere la posizione.

Lo scandalo dei motori truccati e la conseguente bufera politica che si è scatenata sia in Germania che al di fuori dei confini tedeschi (ieri l’Unione europea ha incoraggiato «tutti gli Stati membri a compiere le necessarie indagini e a riferire alla Commissione Ue»), sono state troppo pesanti anche per un uomo che non più tardi di questa primavera era riuscito a trionfare in una durissima battaglia interna con Ferdinand Piech, allora presidente del consiglio di sorveglianza ma soprattutto guru riconosciuto del settore nonché discendente del fondatore Ferdinand Porsche. «Sono scioccato dagli eventi degli ultimi giorni. Soprattutto sono colpito che un comportamento scorretto su così larga scala (sono ben 11 milioni le auto equipaggiate con motori truccati, ndr) sia potuto accadere in una società come Volkswagen», ha spiegato il manager in una conferenza stampa organizzata al termine del consiglio, in cui Winterkorn è apparso non solo scosso ma anche ben distante dall’uomo sicuro di sé dei giorni migliori. «In qualità di ceo accetto la responsabilità delle irregolarità che sono state trovate nei nostri motori diesel e quindi ho acconsentito alle richieste del consiglio di sorveglianza di terminare qui l’incarico di ceo. 
Faccio questo nell’interesse della società anche se sono certo di non avere fatto nulla di sbagliato personalmente», ha spiegato Winterkorn accomiatandosi dalla società. Da segnalare anche la presa di posizione del governo di Berlino, che in più di un’occasione negli ultimi giorni, anche per bocca del cancelliere Angela Merkel aveva richiesto la massima trasparenza nella questione. Saputo delle dimissioni di Winterkorn il ministro dell’Economia tedesco, Sigmar Gabriel, ha reso onore al l’ex ceo della società di Wolfsburg spiegando di avere un «grande rispetto per la decisione di Winterkorn, i cui traguardi sono indiscutibili. Sono certo che Volkswagen risolverà il caso delle emissioni velocemente e completamente», ha fatto sapere il ministro. Ora la parola passa al consiglio di sorveglianza, che domani dovrà scegliere il successore. In particolare, secondo quanto trapela, sarebbero tre le persone chiave per questa scelta di fondamentale importanza. Il primo è Wolfgang Porsche, che guida la famiglia con il maggior numero di diritti di voto in Volkswagen e che la scorsa primavera non esitò a schierarsi in favore di Winterkorn contro il cugino Piech nella guerra interna tra i due pesi massimi. Il secondo è Bernd Osterloh, capo del sindacato dei metalmeccanici, che per la regola della mitbestimmung (cogestione) in vigore nelle società tedesche siede nel consiglio di sorveglianza; e infine Stephan Weil, governatore della Bassa Sassonia (la regione di Wolfsburg), land che non solo ha un forte di un diritto di veto all’interno della società ma che è ne anche il secondo socio con una quota del 20% alle spalle della Porsche Automobil Holding delle famiglie Porsche e Piech, che detiene il 50%. Per ironia della sorte il favorito numero uno nella corsa alla successione è Matthias Mueller, attuale numero uno della controllata Porsche, che era il candidato di Piech alla guida di Volkswagen qualora quest’ultimo non avesse perso in primavera la guerra con Winterkorn. Tra gli altri nomi in lizza figurano inoltre Rupert Stadler e Herbert Diess, responsabili rispettivamente dei marchi Audi e Volkswagen.

Ieri intanto il titolo della casa di Wolfsburg, che nelle sedute di lunedì e martedì aveva perso complessivamente il 34% e bruciato 23 miliardi in termini di capitalizzazione, ha rimbalzato chiudendo la seduta con un guadagno del 5,4%. La ripresa del titolo della società tedesca ha trainato con sé numerose azioni nel comparto. Le altre due case tedesche, Daimler  e Bmw , sono cresciute rispettivamente dello 0,44 e dello 0,77%, mentre Fca  (si veda articolo in pagina 3) ha registrato un incremento di circa il 3%. Restando in Italia c’è da registrare quanto detto dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. «Abbiamo chiesto chiarimenti immediati che penso ci arriveranno nelle prossime ore. Quando avremo chiarito cosa è successo in Europa dovremo stabilire cosa realmente dobbiamo fare nei giorni prossimi», ha fatto sapere il responsabile del dicastero dell’Ambiente.

In Germania invece bisognerà attendere sino venerdì per capire chi sarà l’uomo che dovrà guidare Wolsfburg nei prossimo anni sui mercati internazionali (riproduzione riservata)