di Simona D’Alessio 

Governo «disponibile» a esaminare (compatibilmente con la tenuta dei conti pubblici) nell’imminente legge di Stabilità il capitolo della flessibilità in campo pensionistico, per rendere più «soft» l’uscita dal lavoro. Al contrario, nella manovra economica troverà spazio la soluzione «definitiva» sugli esodati. A tracciare la «road map» degli interventi dell’esecutivo in ambito previdenziale ci hanno pensato, ieri mattina, i ministri dell’economia e del welfare, Pier Carlo Padoan e Giuliano Poletti, nel corso di un’audizione davanti ai deputati e ai senatori delle commissioni lavoro. In particolare, il titolare del dicastero di via XX Settembre ha messo in guardia dai rischi di un intervento per allentare i parametri per accedere al trattamento alla fine dell’attività lavorativa, precisando come «in una società con un incremento di vita atteso è ipotizzabile un progressivo aumento dell’età di pensionamento»; considerato ciò, essendo «il nostro un paese caratterizzato da un elevato debito pubblico», occorre rimanere in linea con gli obiettivi di rientro del debito. Inoltre, nel nostro sistema sono già in vigore forme di flessibilità, «in particolare per i soggetti con il sistema misto», riferendosi alla possibilità di aderire a un pensionamento anticipato, con il canale indipendente dall’età anagrafica e con un’elevata anzianità contributiva (concetti evidenziati già la settimana scorsa in Parlamento, si veda ItaliaOggi del 17/09/2015).

Quanto, invece, a chi è rimasto privo dell’impiego e della prestazione previdenziale (avendo lasciato il posto per accordi aziendali, salvo rimanere penalizzato dalle nuove regole della riforma dell’ex ministro Elsa Fornero, legge 214/2011), Padoan ha annunciato l’impegno governativo per «ricercare eventuali soluzioni idonee», finalizzate al recupero dei risparmi accertati per gli esercizi pregressi delle salvaguardie per gli esodati, e «al relativo utilizzo per gli anni successivi, previa compensazione sui saldi di finanza pubblica nel rispetto degli obiettivi programmati». E ha elencato le cifre del fenomeno: al 10 settembre, sono «121 mila 500 tra certificazioni accolte dall’Inps e giacenze e circa 83 mila 400 le pensioni liquidate», un numero, ha chiuso, «parziale, in continua crescita».