Mediobanca  alza il velo sulla nuova governance. In vista dell’assemblea dei soci del 28 ottobre, chiamata a pronunciarsi sul cambio di statuto, la banca di Piazzetta Cuccia ha pubblicato la bozza contenente le nuove regole approvate martedì dal consiglio di amministrazione. Nessuna sorpresa per quanto riguarda la composizione del cda, che verrà snellito a 9-15 amministratori rispetto ai 15-23 attuali (con i manager interni che nel board scendono da 5 a 3).

Tutto secondo copione anche per quanto riguarda il comitato esecutivo, i cui componenti scenderanno a 3-5 dagli attuali 9. Il comitato, in ossequio alle nuove norme sulla governance delle banche, non vedrà più la presenza del presidente dell’istituto, che non potrà avere ruoli esecutivi, e sarà pertanto guidato dall’amministratore delegato. Il presidente potrà però partecipare alle riunioni dell’esecutivo come «invitato» e senza diritto di voto. Cambia invece la definizione di indipendenza dei consiglieri. Addio al doppio criterio di valutazione secondo il Tuf e secondo il codice di autodisciplina di Borsa Italiana. Mediobanca  ha recepito l’indicazione di Bankitalia ad «agevolare l’iniziale accertamento e la successiva verifica» di quanti amministratori abbiano effettivamente il requisito di indipendenza. Si introduce così l’indicazione che non sarà considerato indipendente chi abbia partecipazioni superiori al 2%, chi sia esponente di rilievo della banca stessa, chi abbia avuto una significativa relazione «commerciale, finanziaria o professionale» con il gruppo o vi percepisca remunerazioni (a parte il gettone da consigliere). Resta poi non indipendente chi sia stato consigliere per più di 9 degli ultimi 12 anni oppure sia socio o amministratore della società di revisione. Regola che vale anche per eventuali parenti stretti. Saranno snelliti anche i comitati nomine, rischi e remunerazioni, che scenderanno a 3-5 componenti e da statuto si prevede siano composti a maggioranza da indipendenti. In realtà già oggi sono organismi snelli (solo il comitato nomine è pleonastico, con 7 componenti) e a maggioranza indipendente. In base alle nuove regole non potrebbero essere più considerati indipendenti Marie Bolloré, Vanessa Laberenne (gruppo Bolloré) o Alessandro Decio (già chief risk officer Unicredit ), che oggi sono ritenuti invece indipendenti in base alla legge. Mentre Laberenne figura in tutti e tre i comitati interni e il peso di tale presenza sarà così da rivalutare a valle dell’assemblea. Le nuove regole sulla composizione del cda saranno valide invece dal rinnovo, previsto per il 2017. Dal nuovo statuto scompare poi la presenza di diritto nel comitato nomine di presidente, amministratore delegato e direttore generale (se nominato, per lo statuto vigente il direttore generale partecipava anche al comitato remunerazioni). Mentre spariscono tutte le indicazioni con le prerogative sull’esecutivo, la cui nomina diventa un’opzione ed è ritenuta «ragionevole» solo in un cda di almeno 12 componenti. Si prevede infine una formula decisamente più conservatrice per la decisione delle nomine nelle partecipate: in questo caso verrà formato un comitato composto da tre dirigenti della banca e due amministratori, almeno uno dei quali indipendente. Oggi nel nomine siedono di diritto presidente, amministratore delegato e direttore generale e due amministratori indipendenti ai sensi del codice di autodisciplina. (riproduzione riservata)