È pronta la nuova governance di Mediobanca, che sarà votata dai soci il 28 ottobre in assemblea: il cda sarà più snello, con meno manager e più rappresentanti delle minoranze. Il testo dello statuto è stato approvato ieri dal cda, che ha convocato i soci e dato via libera alla documentazione per l’assemblea.

Il patto di sindacato va inoltre verso un rinnovo biennale con una quota che, secondo le attese, sarà limata dall’attuale 31,8% al 30% circa. «Siamo soddisfatti del lavoro fatto, Mediobanca è fantastica.

Guardate i risultati e l’andamento delle azioni in un anno», ha commentato il consigliere Tarak Ben Ammar al termine della riunione del board, durata poco più di tre ore. Non ci sono state posizioni contrarie in consiglio e il nuovo statuto da sottoporre all’assemblea, ha spiegato un consigliere, è stato approvato all’unanimità. Il documento, una volta votato dall’assemblea, sarà in vigore dal 2017. I cambiamenti introdotti rispondono alle indicazioni fornite lo scorso anno da Bankitalia, in recepimento della normativa europea.

Nel dettaglio, i consiglieri scenderanno dagli attuali 18 a un numero compreso tra 9 e 15 membri, di cui tre manager interni invece dei cinque di oggi. Cambierà anche il peso del presidente, che non farà parte del comitato esecutivo. Alle minoranze spetteranno infine due rappresentanti (oggi ne hanno uno solo), considerato anche che attualmente il 40% del capitale di Mediobanca è in mano a investitori istituzionali esteri. Resteranno invariate, come previsto dalla legge, le quote rosa.

Quanto al patto di sindacato, la sua conservazione, riferiscono fonti finanziarie, non è in discussione. Il termine per le eventuali disdette è fissato al 30 settembre e ci si attende solo una limatura, con l’accordo che dovrebbe rappresentare circa il 30% del capitale dal 31,8% attuale, anche se la soglia minima per la decadenza è fissata al 25%. Al momento non sono state comunicate disdette e il patto è convocato per il 1° ottobre. Unicredit (8,66%) e Mediolanum (3,38%) hanno già confermato l’intenzione di restare; tra i piccoli si è pronunciato per la conferma Alberto Pecci (0,47%). Tra i principali candidati all’uscita c’è invece Italmobiliare dei Pesenti, che aveva già svincolato parte della quota e che, secondo indiscrezioni di stampa, potrebbe ora liberare anche il restante 1,57%. Infine, il cda ha dato via libera definitivo ai conti dell’esercizio 2014-2015, già presentati in agosto.

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