Non decolla il tfr in busta paga. Su un campione di circa 1 milione di dipendenti l’opzione è stata scelta solo da 8.420 lavoratori (0,83%). In continua crescita, invece, le richiesta di anticipazione del tfr con il metodo precedente alla legge di Stabilità 2015. A partire dal 1° gennaio, infatti, è stato registrato un incremento del 27% rispetto all’anno precedente. Questa l’analisi condotta dalla Fondazione studi dei Consulenti del lavoro che ha posto in evidenza come la misura entrata in vigore lo scorso aprile ancora stenti a decollare (si veda ItaliaOggi del 4 luglio 2015). E il dito continua a essere puntato, almeno nel 62% dei casi, su una tassazione ordinaria che risulta essere troppo penalizzante. Nel 25% dei casi, invece, i lavoratori ancora non hanno avuto modo di effettuare una attenta analisi delle opzioni, mentre solo nel 12% i lavoratori hanno ritenuto che togliere il tfr dal fondo pensione potesse creare un danno proprio per la pensione. «Rispetto all’indagine precedente», ha sottolineato la Fondazione studi, «diventa evidente, con un passaggio dal 38 al 62%, il motivo di disinteresse per i lavoratori che è sostanzialmente circoscritto al regime fiscale penalizzante». In netta controtendenza, invece, le richieste di anticipazione del tfr accantonato nelle aziende e nei fondi pensione. «L’indagine svolta nei primi otto mesi dell’anno», ha sottolineato la Fondazione studi, «mostra come il numero delle richieste rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è aumentato del 26,6% con 53.904 domande in più, passando da 202.140 richieste nel periodo 2014, a 256,044 per lo stesso periodo nel 2015». I dati, quindi, dimostrano come il lavoratore preferisca richiedere una parte del tfr accantonato in azienda o presso i fondi pensione. Anticipazione che si può ottenere solo una volta e può essere richiesta dal lavoratore che abbia maturato almeno otto anni di servizio con lo stesso datore di lavoro. E le motivazioni, tra le altre sono: spese mediche, terapie, interventi, acquisto della prima case per sé o i figli, o ristrutturazione straordinaria della casa di proprietà. «L’aumento delle richieste», ha sottolineato il presidente della Fondazione studi, Rosario De Luca, «deriva anche dal fatto che è comunque consentito al lavoratore e al datore di lavoro trovare un accordo tramite il quale superare i vincoli sopra indicati ed erogare quindi il tfr in anticipo».

Beatrice Migliorini