Di Luisa Leone

Il governo decide sull’autoriciclaggio e riavvia così i motori della voluntary disclosure. Ieri, dopo una riunione alla Camera fra tecnici del Tesoro e del ministero di Giustizia, con esponenti delle commissioni interessate, il viceministro Luigi Casero ha ufficializzato la decisione: il nuovo reato sarà inserito nel testo sul rientro dei capitali, con un emendamento a firma dell’esecutivo. 
Una presa di posizione che sancisce la fine dello stallo ma che fa slittare ancora la discussione finale sul provvedimento in commissione Finanze alla Camera. La precedente pausa, la settimana scorsa, era stata chiesta dal ministero dell’Economia per decidere su quale binario far camminare l’autoriciclaggio e alla fine la decisione è caduta sulla nuova Voluntary, che a questo punto, secondo il primo firmatario del provvedimento Marco Causi (Pd), potrebbe essere approvata prima della sessione autunnale di bilancio. Di certo per ora c’è che la commissione si riunirà nuovamente per discutere il tema mercoledì prossimo e che una sua rapida approvazione farebbe comodo non solo ai tanti italiani che si trovano nella difficile posizione di dover sanare l’infedeltà al fisco italiano o vedersi sbattuti fuori dalle banche svizzere (e non solo), ma anche allo stesso esecutivo, che dal provvedimento potrebbe ottenere qualche miliardo utile a far quadrare i conti della prossima legge di Stabilità. Tuttavia, per evitare che imboscate sul rientro dei capitali possano travolgere anche l’introduzione dell’autoriciclaggio, il testo sul nuovo reato dovrebbe essere inserito anche nel ddl sui reati finanziari, che contiene altre norme importanti come quelle sul sequestro e la confisca di beni mafiosi e contro il falso in bilancio. Per quanto riguarda la formulazione dell’emendamento del governo, il testo base dovrebbe essere quello elaborato dal ministero di Giustizia nei giorni passati, che prevede di punire non più solo i terzi ma anche chi personalmente utilizza i proventi di un reato, investendoli nel circuito economico. Tuttavia l’applicazione non dovrebbe essere automatica, ma scattare solo per alcuni tipi di reati presupposti (quelli che hanno permesso di creare i proventi poi reinvestiti con l’autoriciclaggio). La discriminante dovrebbe essere la reclusione minima prevista come pena, che in una prima versione del testo del ddl contro i reati finanziari era stata indicata in cinque anni. Soglia troppo alta, però, che avrebbe salvato dall’accusa di autoriciclaggio chi si fosse macchiato di truffa, appropriazione indebita ma anche infedele e omessa dichiarazione dei redditi. Di certo l’emendamento del governo prevederà una soglia decisamente più bassa e quindi una punibilità più ampia. (riproduzione riservata)