È stato prorogato al 31 dicembre il recepimento in Italia della direttiva 2011/61/Ue sui gestori di fondi di investimento alternativi (Aifm). La direttiva, entrata in vigore il 21 luglio 2011, introduce misure volte a creare un mercato europeo dei gestori alternativi, attraverso la definizione di un quadro armonizzato per la regolamentazione in materia di autorizzazione, funzionamento e trasparenza di chi gestisce o commercializza i fondi investimento alternativi a investitori professionali nell’Ue. Ecco che però c’è chi si sta facendo sentire per mettere in atto alcuni aggiustamenti. Così Assogestioni (che ha già visto accolte nei regolamenti cinque delle sue proposte) sta lavorando sodo da mesi per cercare di eliminare dei vincoli all’attività dei gestori italiani. «Nell’ambito del pacchetto di misure abbiamo evidenziato aspetti che potrebbero ostacolare l’operatività dell’industria», spiega Roberta D’Apice, direttore settore legale Assogestioni. «Come la questione passaporto: il ritardo nel recepimento della direttiva sta limitando l’attività transfrontaliera dei gestori italiani. Chiediamo quindi di riconoscere loro da subito la facoltà, pur in assenza della disciplina secondaria di attuazione, di usare il passaporto sulla base del rispetto delle disposizioni in tema di operatività delle sgr previste nel Tuf e nella disciplina comunitaria». Un altro tasto dolente è quello delle politiche di remunerazione dei gestori, dato che le autorità di vigilanza hanno in mente di renderle omogenee sia per i gestori di fondi alternativi sia per quelli di fondi tradizionali (Oicvm). «La disciplina sulle politiche di remunerazione dei gestori di Oicvm, oltre a dover rispecchiare la disciplina comunitaria, dovrebbe attendere, per non creare uno svantaggio competitivo, la definizione degli orientamenti dell’Esma. Poi, l’estensione tout court rischierebbe di non tener conto delle caratteristiche della gestione di Oicvm», conclude D’Apice. (riproduzione riservata)