Alessandro De Nicola

In queste ultime settimane, impegnati come siamo a seguire le vicende delle grandi imprese nazionali come Telecom, Alitalia ed Ansaldo, l’attenzione verso il variegato mondo delle aziende municipalizzate é ovviamente un po’ bassa. Eppure cose interessanti accadono anche qui. Prendiamo la revoca in tronco degli amministratori di Assicurazioni di Roma, di cui é azionista dominante il Comune capitolino, decisa dal sindaco Ignazio Marino. La vicenda é curiosa: a dicembre del 2012, prima della scadenza naturale, fu rinnovato il consiglio di amministrazione con l’indicazione come presidente dell’avvocato Cardia. A giugno, durante il turno di ballottaggio, l’allora sindaco Alemanno nominò il collegio sindacale. A settembre, rilevando che l’Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni aveva mosso pesanti addebiti alla gestione della compagnia (tra cui, ironia della sorte, l’inadeguatezza dei curricula dei componenti il collegio sindacale); che era stato concesso al presidente un prestito irrituale di 300 mila euro e che il cda non aveva in nessun modo colloquiato con la nuova giunta, il neo-sindaco ha tratto il dado: tutti revocati. Spostiamoci al Nord, a Brescia, il cui nuovo primo cittadino, Del Bono, appena insediatosi ha scoperto che le casse comunali sono esauste. La Leonessa d’Italia, però, ha in cassaforte partecipazioni azionarie di un certo pregio: in primis quelle di Aem e poi, tra le altre, una Centrale del latte. Ebbene, con mossa a sorpresa il sindaco ha annunciato che è sua intenzione procedere alla vendita

di una quota azionaria pari a circa il 45% del capitale sociale, riservando però al comune ancora la maggioranza delle azioni. Ricavo sperato : 25-30 milioni di euro. Chi si è immediatamente opposto? I ‘liberali’ del Pdl e la Lega che, almeno, liberale non ha mai preteso di esserlo. Dirigiamoci ora a Sud, destinazione Salerno. Il sindaco De Luca ha deciso infatti di vendere l’intero pacchetto azionario posseduto dal comune nella locale Centrale del Latte. A nulla sono valse le proteste di sindacati e opposizione: la giunta tirerà dritto e indirà un’asta al rialzo, cedendo l’azienda al miglior offerente che dia anche garanzie dal punto di vista del piano industriale e del mantenimento dei livelli occupazionali. Tre storie diverse dalle quali possiamo trarre alcuni insegnamenti. Il primo: perché mai il Comune di Roma deve possedere una compagnia di assicurazione? Il mercato già fornisce un’ampia scelta ed in più una piccola società non ha le dotazioni necessarie per svilupparsi ed essere all’altezza della concorrenza. Magari verrà fuori che amministratori e sindaci sono stati bravi e diligenti, ma certamente non la pensa così l’azionista che li ha mandati via, il che dimostra che la proprietà pubblica garantisce il perseguimento dell’interesse pubblico solo a seconda di come lo intende il politico di turno al potere. Anzi, siccome nessuno ci rimette soldi propri, la tentazione di essere più tolleranti con gli sprechi è enorme. Seconda lezione: allorché si vende è bene farlo in modo completo. La dismissione parziale che ha in mente il comune di Brescia sicuramente diminuirà il prezzo di realizzo e, se la maggioranza pubblica sarà sinonimo di pastoie all’azione imprenditoriale del socio privato, difficilmente si troverà qualche compratore che non sia motivato da ragioni politiche o comunque diverse da quelle dell’efficenza economica. Infine, anche quando si cede tutto, come giustamente fa il sindaco di Salerno, è illusorio cercare di prescrivere piani industriali o garanzie dell’occupazione se non per periodi limitati. Infatti, l’imprenditore acquirente potrebbe dover cambiare i suoi programmi con il mutare delle dinamiche del mercato. La staticità é nemica dell’innovazione e dell’imprenditorialità, quindi non si può pensare di imporla attraverso piani quinquennali che, peraltro, condizionerebbero negativamente il prezzo di vendita. In conclusione: persino nella foresta pietrificata delle aziende municipalizzate qualcosa si muove. Tuttavia, affinché i pubblici amministratori adottino comportamenti virtuosi sia per le casse comunali che per il successo economico delle società pubbliche, il cammino sembra ancora un po’ lungo. adenicola@adamsmith.it