di Anna Messia 

Alla fine, sempre con un blitz dell’ultimo minuto, le compagnie di assicurazioni entrano in scena per far quadrare i conti delle finanze pubbliche quando suona l’allarme rosso. L’ultima volta era successo a fine 2012, quando al governo c’era Mario Monti e, per dare una sforbiciatina all’Irpef, decise di andare a pescare nelle riserve matematiche per il ramo Vita, con un aumento del prelievo fiscale dallo 0,35 allo 0,5%.

In quel caso si trattava solo di un anticipo di cassa, ma questa volta, con Enrico Letta a Palazzo Chigi, saranno direttamente le polizze a pagare una parte del conto della cancellazione dell’Imu per la prima casa, con un effetto ben più ampio. I primi a essere colpiti sono i sottoscrittori, più di 6 milioni di risparmiatori, oltre alle reti che collocano quelle polizze e a catena ovviamente le compagnie. Il testo definitivo pubblicato in Gazzetta Ufficiale prevede una riduzione della detraibilià fiscale al 19% per le polizze Vita di protezione (caso morte e ltc) sottoscritte dopo il 2000, oltre a quelle (in questo caso anche di risparmio) comprate prima del 2000 e ancora attive. Di fatto dall’attuale tetto di 1.291 euro si scenderà a 630 euro nel quest’anno e a 230 a partire dall’anno prossimo, con un beneficio per le casse dello Stato di circa 400 milioni quest’anno e 800 il prossimo.

L’effetto presumibilmente sarà quello di far aumentare la concorrenza di prodotti finanziari alternativi come i fondi comuni e i fondi pensione, con il rischio di una minore raccolta e di maggiori riscatti.

Ma senza allarmismi per il mercato delle assicurazioni perché, come hanno sottolineato da Mediobanca Securities, le polizze Vita che hanno vantaggi fiscali rappresentano solo una parte modesta delle riserve Vita complessive, ovvero meno di 4 miliardi su un totale di 65. Secondo i primi calcoli circolati ieri, ipotizzando un rischio di riduzione delle riserve Vita a regime di circa il 10-15% per effetto di riscatti e minori vendite, hanno ipotizzato gli analisti, l’impatto negativo a livello pre-tasse dell’intero sistema potrebbe essere stimato in circa 50-80 milioni. Ovvero circa il 3-4% dell’utile lordo. Qualora il calo di raccolta Vita arrivasse al 20%, l’impatto potrebbe salire al 7-8% dell’utile pre-tasse. Stime ancora inevitabilmente parziali, ma che non sembrano preoccupare più di tanto gli operatori di mercato. Gli esperti di Kepler Cheuvreux, per esempio, non vedono in generale un grande impatto per i gruppi assicurativi. Il volume dei premi in totale dovrebbe essere di circa 6-7 miliardi di euro. Ipotizzando lo scenario peggiore, con il 50% di riduzione di questi premi, stimiamo un impatto negativo di circa 300-400 milioni di euro sulle assicurazioni italiane. «Ma in uno scenario più realistico, l’impatto dovrebbe essere inferiore a 200 milioni di euro». Insomma, non si tratta certo di una buona notizia per assicurati e compagnie, ma neppure di uno tsunami.

Tanto che Equita sim proprio ieri ha confermato la raccomandazione buy (comprare) su Generali perché «si tratta si un impatto modesto perché si può stimare che i nuovi premi, legati alle polizze di questo tipo ammontino per l’intero mercato a 400-500 milioni». Il leader di mercato in questo settore è proprio Alleanza, la compagnia del gruppo Generali specializzata nelle polizze Vita, ma secondo gli analisti l’impatto sulla capitalizzazione di mercato potrebbe essere inferiore all’1%».

Ieri in effetti tutti i titoli del settore, senza eccezioni, hanno chiuso in positivo, superando in qualche caso anche l’andamento degli indici di Piazza Affari; il Ftse Mib ha guadagnato l’1,84%, Generali Assicurazioni l’1,3%, FonSai il 2,17%, Unipol il 2,78%, Mediolanum l’1,89%, e Cattolica lo 0,12%. (riproduzione riservata)