L’ipotesi, per ora, è solo virtuale in Italia, ma qualche mal di pancia lo sta già facendo venire. Se lo stato decidesse di avviare una drastica riduzione del debito pubblico, una delle fonti cui attingere potrebbero essere i fondi comuni. L’esempio arriva dalla Polonia, dove il governo ha preso un’analoga decisione per ridurre di 8 punti il debito pubblico e portarlo sotto la soglia del 50%; un analogo provvedimento è già stato adottato dall’Ungheria. Si tratta, in concreto, di un vero e proprio esproprio a danno dei lavoratori; ma i governi, in caso di necessità, non vanno per il sottile, quando devono rastrellare soldi in modo facile e rapido.

Ci sono però alcuni se e ma. Il prelievo polacco riguarda il 50% circa dei fondi pensione; quella parte, cioè, investita in bond governativi; il restante 50%, di contenuto azionario, non sarà toccata. In ogni caso, si parla di un patrimonio di 40 miliardi di euro, di cui circa 20 mila saranno «succhiati» dallo stato.

In Italia, la situazione è un po’ diversa e questo, per ora, aiuta a rendere l’ipotesi prelievo forzoso meno probabile. Il patrimonio dei fondi pensione, mai veramente decollati in Italia, si aggira intorno ai 76 miliardi di euro, di cui solo 23 investiti in titoli di stato, come risulta dai dati pubblicati l’anno scorso dalla Covip. Dall’eventuale prelievo, lo stato ricaverebbe una somma pari all’1% del pil, francamente un po’ poco, ma troppo per la coesione sociale. Ecco perché, alla fine, il governo dovrà trovare altre forme di tagli e prelievi per ridurre il debito.

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