La Gran Bretagna avvia ufficialmente l’uscita dal settore bancario con un primo collocamento di azioni di Lloyds Bnaking.
Il governo britannico, titolare anche del controllo di altri istituti importanti come Royal Bank of Scotland, ha infatti collocato sul mercato l’intero ammontare del 6% di Lloyds Banking annunciato ieri.
La cessione della partecipazione, ad un prezzo di 75 pence per azione, ha consentito alla UK Financial Investments Ltd., la holding statale incaricata di gestire gli attivi dello Stato nelle banche britanniche salvate al culmine della crisi finanziaria post-Lehman Brothers, di raccogliere 3,21 miliardi di sterline (5,12 miliardi di dollari) e di avviare i primi passi per l’uscita del governo dall’azionariato dell’istituto di credito.
Il governo britannico ha salvato Lloyds Banking nel 2009 acquisendo il 39% del capitale della maggior banca commerciale britannica, all’epoca in serie difficoltà per la crisi finanziaria generale e per la fallimentare fusione con un istituto specializzato nell’erogazione di mutui ipotecari. Con il piano di aiuti messo in atto dalle autorità londinesi tra il 2008 e il 2009, il settore bancario ha ricevuto iniezioni di capitale per 100 miliardi di sterline. Il governo, per entrare nel capitale della banca, ha pagato 73,6 pence per ogni azione. Dedotte le tasse pagate allo Stato, tale prezzo scende però a 63,1 pence.

Dopo il salvataggio, il Tesoro ha svalutato le azioni ad un valore medio di 61 pence per azione.
Lloyds, dopo la ristrutturazione, è tornata alla redditività e il suo titolo ha imboccato una strada positiva rendendola una delle banche europee a maggior capitalizzazione di mercato. La sua privatizzazione sarà comunque un processo graduale. Dopo la cessione del 6%, il governo non intende dismettere ulteriori azioni per un periodo di almeno 90 giorni.