Si è tenuto ieri presso il Grand Hotel Parco dei Principi a Roma il convegno dal  titolo: “L’assicurazione obbligatoria dei rischi professionali: lo stato dell’arte”, organizzato da Aon S.p.a., dallo Studio Legale Ferraro Giove e  Associati e da ASLA – Associazione Studi Legali Associati.

Rappresentanti degli Ordini Professionali, delle maggiori Compagnie Assicurative – AIG Europe, Allianz Global Corporate & Specialty, Dual Italia S.p.A, AmTrust Europe, Generali Italia S.p.A.- importanti loss adjuster e noti avvocati hanno dibattuto dell’obbligatorietà assicurativa dei rischi professionali introdotta per legge il 15 agosto u.s. dal DPR 137/2012. Secondo il decreto legge: “il professionista è tenuto a stipulare idonea assicurazione per i danni derivanti al cliente dall’esercizio dell’attività professionale”.

Qual è lo stato dell’arte ad un mese dall’entrata in vigore dell’obbligatorietà?

Da ferragosto circa la metà dei due milioni di iscritti ai 25 albi professionali esistenti in Italia hanno stipulato una polizza che copra dai rischi professionali.

Secondo i dati riportati dal dott. Maurizio Ghilosso – amministratore delegato di Dual Italia S.p.A. – il mercato assicurativo dell’RC professionale conta ad oggi 900mila professionisti. I tassi di crescita di questo mercato sono degni di nota, dal 2006 al 2010 si è registrato un tasso del 3% anno su anno al netto del mondo sanitario ed è previsto incremento della crescita del 6% dal 2010 al 2014.

Una proroga di un anno c’è stata solo per gli operatori della sanità (circa un milione, tra medici, veterinari, psicologi, farmacisti).

La proroga concessa al mondo sanitario è dovuta all’inadempienza del Ministero della Salute che, come previsto dalla legge Balduzzi, avrebbe dovuto stabilire delle linee guida. Ma al di là delle motivazioni ufficiali, il mondo sanitario e quello assicurativo sono ancora distanti perché ad oggi manca ancora una dimensione economica condivisa.

Ma i medici non sono i soliti a muoversi su un terreno incerto, come dichiara Marco Dalle Vacche – Managing Director di AIG Europe: “Il settore della rc professionale è un mondo tutt’altro che “omogeneo”, con bisogni diversi e complessi, pensiamo a un notaio piuttosto che a un architetto o un medico, che solo gli assicuratori internazionali, come Aig o il mercato londinese, hanno saputo comprendere, facendo underwriting sul singolo rischio, offrendo prodotti diversificati e, tramite gli organismi associativi, una gestione sinistri personalizzata arrivando a garantire il prodotto e servizio giusto al prezzo giusto.

La sfida per il futuro è abbattere ulteriormente il prezzo della polizza sulla base di convenzioni che catturino intere platee di rischi omogenei, con una distribuzione tecnologicamente sofisticata e meno costosa e soprattutto, assicurare “tutti” sulla base della mutualità dei rischi, applicando eventualmente dei correttivi. Questo è oggi molto dibattuto nel settore dei medici ma vale per tutti.”

Poco chiari sono ancora i temi della mancata previsione della reciprocità dell’obbligo a contrarre in capo agli assicuratori, l’assenza di un chiaro ed uniforme meccanismo sanzionatorio per chi violi la norma.

Massimo Mellacina – coordinatore commissione assicurazioni del Cosiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili – porta ad esempio la situazione dei commercialisti ed esperti contabili : “Non si può che salutare con soddisfazione l’introduzione dell’obbligo assicurativo in capo al commercialista. Ciononostante vi sono delle difficoltà applicative che derivano dal disposto normativo. La norma infatti da un lato prevede che la mancata stipula della polizza costituisca una violazione deontologica,  dall’altro però non pone in capo al professionista l’obbligo di comunicare gli estremi all’ordine di appartenenza, lasciando incertezza sull’attività di vigilanza che gli ordini locali devono svolgere. E’, inoltre, utile soffermarsi sull’aggettivo “idonea” riferito alla assicurazione ed utilizzato nella norma. Qual è il soggetto deputato a stabilire se un’assicurazione professionale è idonea? Questi ed altri interrogativi fanno riflettere, atteso peraltro che il commercialista può operare in diversi ambiti professionali (contabilità, assistenza fiscale, consulenza, attività giudiziale, controllo legale dei conti) caratterizzati da livelli diversi di rischio. A mio avviso sarebbe stato più opportuno prevedere un’assicurazione obbligatoria per tutti gli iscritti (che vedeva come contraente il Consiglio Nazionale e come assicurati i singoli iscritti) semmai mutuando quanto hanno già fatto i notai; ciò avrebbe comportato sicuramente meno problemi ed avrebbe garantito una copertura assicurativa, seppur minima, per tutti i commercialisti.”

I virtuosi nel campo assicurativo sono stati, primi fra tutti, i notai e i commercialisti che hanno seguito due strade diverse. I primi hanno stipulato già dal 1999 una convenzione con un pool di assicuratori con delega Lloyd’s e attualmente AIG, con oneri in gran parte a carico del Consiglio Nazionale del Notariato, che di fatto copre tutti i 5mila iscritti all’Ordine. Oggi tale convenzione viene gestita da Aon.

Sempre Aon – unita in un Ati (Associazione temporanea di impresa) con altri tre broker assicurativi Biverbroker, Acros e Banchero Costa – gestisce la convenzione collettiva per i commercialisti che interessa più di 110mila professionisti. Il Consiglio Nazionale dei Dottori commercialisti ed Esperti contabili (CNDCEC), infatti già nel marzo 2010 ha reso disponibile, appoggiandosi all’Ati, una polizza Rc professionale che recepisce le specifiche esigenze del commercialista cercando di prevedere le possibili problematiche legate al tipo di professione e alla forma di organizzazione che l’iscritto ha deciso di adottare. In Italia dal 2010 ad oggi sono state sottoscritte oltre 8.600  polizze che coprono circa 26mila professionisti, gli utenti registrati nell’area web dedicata alla polizza in convenzione superano le 30mila unità.

Ma notai e commercialisti sono in buona compagnia. Aon si è aggiudicata la gara anche per la gestione delle polizze del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei dottori Agronomi e dei dottori Forestali e del Consiglio Nazionale degli Spedizionieri Doganali.

Importante la testimonianza, in questo contesto, del Dr. Giovanni De Mari – presidente del Consiglio Nazionale degli Spedizionieri Doganali: “L’attività professionale degli spedizionieri doganali si inserisce nel contesto del commercio internazionale, vasto, articolato ed eccezionalmente dinamico anche a livello normativo. Lo stesso obbligo di stipulare una polizza assicurativa professionale era da lungo tempo raccomandato dal Consiglio Nazionale come comportamento professionale deontologicamente auspicabile, proprio per i rischi professionali ai quali la categoria è costantemente esposta. Il Consiglio Nazionale esprime molta soddisfazione per essere riusciti nei tempi previsti dalla legge a mettere a disposizione degli iscritti e delle imprese una polizza che permette l’assolvimento dell’obbligo di legge a condizioni anche economicamente vantaggiose.” La polizza a cui si riferisce il Presidente De Mari è per l’appunto un polizza collettiva intermediata da Aon S.p.A.

Proprio per approfondire tutte le problematiche, ma allo stesso tempo le possibilità all’obbligo, Aon S.p.A., lo  Studio Legale Ferraro Giove e Associati e ASLA hanno organizzato questo convegno.

Giorgio Moroni – Consigliere d’Amministrazione di Aon S.p.A. – afferma: “Credo che sia una delle prime volte se non la prima in assoluto che tutti i principali Ordini si trovano riuniti assieme a tutto il mercato assicurativo primario, con la presenza dei principali liquidatori di sinistri e degli studi legali esperti di diritto assicurativo. E non si tratta di un evento celebrativo o rituale. E’ un vero incontro operativo condotto in pubblico” .

L’Avvocato Marco Ferraro – Studio Legale Ferraro Giove e Associati – aggiunge: “Siamo davvero orgogliosi di aver avuto una adesione così ampia e qualificata al Convegno al quale abbiamo lavorato insieme alla AON e con il sostegno della ASLA. Ringrazio tutti i colleghi e collaboratori e sono certo che il  dibattito scaturito nelle tre tavole rotonde sia il punto di partenza e non di arrivo di un percorso virtuoso per tutte le categorie professionali che vorranno fare del Risk management un punto centrale della propria attività ordinamentale, al fine di contenere gli errori, i rischi, e quindi i costi sociali delle fondamentali attività poste in essere da ognuna delle categorie interessate, prendendo spunto dalle esperienze virtuose e facendo tesoro degli errori commessi in altri casi. “