Il manager ex McKinsey e Allianz intendeva ridurre il ruolo di Intesa come crocevia del potere economico. Innescando forti reazioni. Martedì 1° ottobre il cda deciderà sulle sorti del ceo

 

di Giovanni Legorano e Deborah Ball

 

Il cda di Intesa Sanpaolo deciderà la prossima settimana sul destino del ceo Enrico Cucchiani, in risposta alle crescenti tensioni al vertice della banca innescate dal suo stile di gestione e ai contrasti sul ruolo che la banca stessa dovrebbe avere nel panorama del potere economico in Italia.

Intesa, la seconda banca del Paese per asset, terrà una riunione del cda martedì 1 ottobre in cui i vari consiglieri discuteranno delle tensioni acuitesi negli ultimi mesi.

Il meeting potrebbe portare alle dimissioni del ceo, sebbene gli azionisti siano ancora divisi e l’ad impegnato a difendere gli sforzi volti a una maggiore apertura della banca al mercato. Cucchiani, ex partner di McKinsey e alto dirigente di Allianz, buona parte della carriera trascorsa all’estero, era stato nominato ad del gruppo bancario nel dicembre 2011, dopo che il suo predecessore Corrado Passera era entrato nell’esecutivo di Mario Monti. Ad aiutare l’ex di McKinsey e Allianz erano state anche le sue credenziali internazionali (ha ottenuto una laurea in economia alla Stanford University) che apparivano ideali per una banca ancora largamente concentrata sull’Italia.

Ma lo stile di gestione di Cucchiani ha generato attriti.

Per esempio, il nuovo ceo aveva portato con sé dall’esterno alcuni uomini che gli hanno fatto da stretti consiglieri. I difensori di Cucchiani sostengono che la mossa intendeva portare nella banca nuova linfa. Secondo i detrattori, così facendo Cucchiani ha creato una barriera che ha rallentato i processi decisionali, generando risentimenti presso gli alti dirigenti di lunga data di Intesa. Cucchiani ha anche dato mandato ad alcuni consulenti esterni su diversi progetti, complicando ulteriormente i processi decisionali. La scorsa primavera le tensioni si sono accentuate quando Cucchiani si sbarazzò di alcuni top manager, incluso il capo della distribuzione. Inoltre aveva preso personalmente il controllo delle partecipazioni che Intesa detiene in altri gruppi. Sotto la guida di Giovanni Bazoli, l’80enne presidente del consiglio di sorveglianza della banca, la proprietà di tali quote aveva a lungo consentito alla banca di giocare un ruolo cardine negli equilibri interni ai principali gruppi italiani. Cucchiani ha sfidato questa tradizione, puntando il dito sulle consistenti perdite patite da Intesa su Alitalia, Telecom Italia ed Rcs, casa editrice del più diffuso quotidiano italiano.

Cucchiani aveva anche chiarito che con lui la banca non sarebbe corsa in aiuto di alcuni piccoli istituti in difficoltà a causa di politiche creditizie poco accorte, e del prolungarsi della crisi. Egli invece vedeva in Intesa un possibile protagonista del consolidamento del settore bancario in Europa. «Vogliamo essere preparati se e quando questo processo partirà», disse il ceo alla presentazione dei conti semestrali, enfatizzando la volontà di rafforzare la solidità patrimoniale e la salute dei conti dell’istituto. Una persona bene informata dei fatti riferisce che questi commenti hanno irritato alcuni dirigenti anziani, che avrebbero voluto che la banca mantenesse un ruolo centrale nel capitalismo italiano piuttosto che tentare la fortuna oltreconfine.

Le tensioni hanno raggiunto il culmine la scorsa primavera quando Cucchiani diede una scossa al cda della banca, dominato da membri nominati dalle fondazioni, sebbene queste ultime controllino solo il 23% del capitale.

Ora il futuro di Cucchiani al timone di Intesa Sanpaolo è appeso a un filo. Alcuni analisti hanno plaudito al suo operato, sottolineando come Intesa è diventata una delle banche meglio capitalizzate di Europa. Non a caso, da quando hanno cominciato a filtrare le voci di una possibile defenestrazione di Cucchiani, il titolo in borsa ha perso il 5%.

Manca ancora l’ufficialità, ma la soluzione messa a punto dal presidente del consiglio di sorveglianza Giovanni Bazoli e dai grandi azionisti di Intesa Sanpaolo per il dopo-Cucchiani è ormai definita.

Carlo Messina, attualmente direttore generale vicario con la responsabilità sulla Banca dei Territori, dovrebbe assumere la carica di consigliere delegato e chief executive officer. Al suo fianco nel ruolo di direttore generale, responsabile della divisione corporate & investment banking sarà confermato Gaetano Miccichè, che rispetto alla ripartizione delle deleghe effettuata a primavera riprenderebbe anche la competenza sulle partecipazioni strategiche del gruppo, per un breve periodo rimaste sotto la supervisione diretta del ceo, ma con il chief governance officer Paolo Grandi nel ruolo di ufficiale di collegamento con il consiglio di sorveglianza. Ma non è tutto. Dopo aver lasciato la banca nei mesi scorsi, dovrebbe rientrare in Ca’ de Sass anche Giuseppe Castagna. Dovrebbe riassumere la carica di direttore generale e con ogni probabilità riprenderà la competenza sulla Banca dei Territori. (riproduzione riservata)