di Manuel Costa

Due anni e otto mesi di reclusione, 20 mila euro di multa, la confisca di quote della società Pegasus, proprietaria degli immobili di famiglia in zona San Siro a Milano, e di polizze per un ammontare di alcuni milioni di euro. Questo il conto che Giulia Ligresti salderà con la giustizia per il caso Fondiaria-Sai.

La sua proposta di uscire di scena patteggiando la pena, che aveva già ottenuto l’assenso dei pubblici ministeri Vittorio Nessi e Marco Gianoglio, è stata formalmente accolta ieri dal Tribunale di Torino. «La signora Ligresti», ha spiegato l’avvocato Alberto Mittone, che la difende assieme al collega Gian Luigi Tizzoni, «ha scelto questa soluzione dopo attente valutazioni di natura sia processuale che personale». «Sono sfinita», è stato il commento della figlia di Salvatore Ligresti, che fino allo scorso autunno ricopriva la carica di presidente di Premafin, la holding cui faceva capo il gruppo assicurativo. Dal 28 agosto Giulia si trova agli arresti domiciliari, a Milano, dopo avere trascorso 40 giorni in una cella del carcere di Vercelli, dopo l’ordine di custodia cautelare eseguito dalla Guardia di Finanza lo scorso 17 luglio. Una detenzione che l’aveva gettata in uno stato di profondo malessere. Erano stati gli stessi magistrati della Procura, dopo l’esito di una visita medica, a chiedere al giudice di rimandarla a casa. Ora la donna sta seguendo un percorso di cure. Nel suo futuro, quando la sentenza di patteggiamento diventerà definitiva, ci sarà un confronto con il Tribunale di Sorveglianza di Milano per definire le modalità con cui la pena dovrà essere scontata: la detenzione domiciliare, per esempio, o l’affidamento a un lavoro socialmente utile. Ma nel frattempo è teoricamente possibile cominciare una battaglia per il ritorno alla libertà completa.

La mossa di Giulia Ligresti ha spiazzato gli altri indagati. Se tutti erano scesi in trincea, contestando punto per punto le ricostruzioni di Procura e Guardia di Finanza sul presunto trucco di bilancio (la sottovalutazione della voce riserva sinistri), l’ex presidente di Premafin e vicepresidente di FonSai si è limitata a dire di non conoscere i dettagli tecnici e di essersi fidata del lavoro di chi le sottoponeva le carte, facendo nomi e cognomi.

Nell’agenda dei pm Nessi e Gianoglio c’è ora l’interrogatorio di Paolo Ligresti, che dovrebbe tenersi il 27 settembre a Lugano. Dopo qualche settimana di attesa nei giorni scorsi è infatti arrivato il semaforo verde da parte della magistratura ticinese alla rogatoria che consentirà di interrogare il figlio di Salvatore Ligresti. Lo scorso luglio Ligresti junior era riuscito ad evitare cattura ed estradizione perché, oltre a trovarsi sul suolo elvetico, da una ventina di giorni era diventato formalmente un cittadino della Confederazione. Nelle prossime settimane è possibile che venga ascoltato anche Salvatore Ligresti, dal momento che il consulente medico della procura ha accertato che nonostante l’età avanzata e qualche acciacco l’ex presidente d’onore di Fondiaria-Sai è perfettamente in grado di far fronte alle domande dei magistrati. (riproduzione riservata)