di Daniele Cirioli  

Brutte notizie per i giornalisti freelance iscritti alla gestione separata Inpgi. La pensione si fa più lontana e più difficile da maturare. Tutto dipenderà, infatti, dal guadagno. In via di principio, nel 2013, chi incassa un reddito fino a 7.678 euro dovrà lavorare il doppio del tempo di chi guadagna 15.357 euro. La novità è spiegata dall’Inpgi nella circolare n. 5/2013 in cui, nel ricordare la scadenza del 30 settembre per il versamento dei contributi minimi, si spiega che dal 1° gennaio vige il nuovo principio di accredito contributivo (lo stesso della gestione separata Inps) che vincola l’anzianità contributiva al reddito conseguito (per un mese occorrono 1.280 euro di reddito). A conti fatti sui redditi dichiarati nell’anno 2012, i co.co.co. lavoreranno tutto quest’anno per avere accreditati solo sette mesi utili ai fini della pensione; i liberi professionisti 11 mesi.

Contributi minimi entro settembre. In primo luogo la circolare ricorda la prossima scadenza per il pagamento dei contributi minimi per il 2013. Obbligo cui sono tenuti tutti i giornalisti iscritti alla gestione separata (i non dipendenti) che nel corso del 2013 hanno svolto attività giornalistica in forma autonoma, fatta eccezione per coloro i quali l’abbiano svolta esclusivamente nell’ambito di un rapporto di co.co.co. (gli adempimenti in tal caso sono a carico del committente). Gli importi dovuti per il 2013 sono: 257,20 euro per i giornalisti con più di 5 anni di anzianità professionale; euro 133,60 per i giornalisti con meno di 5 anni di anzianità professionale; euro 154,20 per i giornalisti titolari di pensione diretta.

Pensione più lontana. La circolare poi ricorda che il versamento del contributo soggettivo comporta, dal 1° gennaio 2013, il riconoscimento di un’anzianità contributiva pari a un anno (12 mesi), solo nel caso in cui il suo importo (compreso l’eventuale contributo aggiuntivo previsto da Regolamento) risulti non inferiore al 10% (5% per i pensionati) del reddito minimo che, sempre per il 2013, è di 15.357,23 euro. In soldoni, per avere accreditato l’anno 2013 in anzianità contributiva utile per il diritto a pensione occorre versare almeno 1.535,72 euro. In presenza di un importo inferiore, spiega l’Inpgi, è attribuita una minore anzianità, cioè un’anzianità rapportata all’importo minimo, fermo restando il riconoscimento di almeno «1 mensilità» (il giornalista che paga nell’anno solo il contributo minimo, si vedrà attribuita una sola mensilità).

Per esempio, spiega sempre l’Inpgi, un giornalista non titolare di pensione che consegua nel 2013 un reddito d’attività autonoma giornalistica pari a 9.000 euro, verserà un contributo soggettivo di 900 euro e così avrà riconosciuta un’anzianità contributiva di 7 mesi (pari al rapporto tra il reddito dichiarato di 9.000 euro e il minimo annuo per il 2013 pari a 15.357 euro). Per avere riconosciuta l’anzianità assicurativa per tutti i 12 mesi, il giornalista, se vuole, potrà integrare volontariamente, in sede di comunicazione reddituale, il versamento di 900 euro con un ulteriore importo di 635,72 euro a titolo di contribuzione aggiuntiva, in modo tale da raggiungere il versamento minimo annuo previsto per l’ottenimento dei 12 mesi di anzianità assicurativa (1.535,72 euro).

Il futuro si complica specialmente per i giovani giornalisti/pubblicisti dell’Inpgi2. Anche perché a peggiorare la loro futura situazione contribuisce un’altra novità, sempre in vigore da quest’anno, e che dà slancio al nuovo criterio di accredito contributivo. L’altra novità è l’innalzamento del requisito contributivo per il diritto alla pensione di vecchiaia: fino al 29 gennaio bastavano cinque anni di contributi; dal 30 gennaio ne occorrono 20 anni. In questo nuovo contesto si inserisce il nuovo criterio di accredito contributivo, per cui chi guadagna meno di 7.678 euro (dati relativi al 2013) dovrà lavorare 40 anni per raggiungere il minimo di 20 anni che darà diritto alla pensione: la situazione in cui versa la metà degli iscritti a Inpgi2 (si veda tabella).