Luigi Dell’Olio

Milano C on ogni probabilità occorrerà attendere ancora qualche settimana, ma l’avvio del percorso verso l’albo unico dei promotori e dei consulenti finanziari sembra ormai scontato. All’inizio dell’estate si è deciso di spostare a fine anno l’entrata in vigore della disciplina relativa ai consulenti fee only, un modo per prendere tempo in attesa di definire i punti essenziali del nuovo organismo. Inizialmente si era lavorato su un albo ad hoc per i consulenti indipendenti, ma di fronte alla mancanza di risorse economiche si è deciso per l’accorpamento con quello dei promotori, con le funzioni di vigilanza su promotori e consulenti da affidare all’Albo unico dei promotori finanziari (Apf). La fusione richiederà diversi passaggi regolamentari e burocratici, considerato che nel tempo si sono succedute norme non sempre organiche tra loro, per cui l’approdo verso una casa comune per la consulenza italiana dovrebbe arrivare a inizio 2015. Poco più di un anno dovrebbe essere sufficiente per capire come identificare le due categorie professionali, se i promotori potranno organizzarsi in forma associata come i consulenti e altre questioni che inevitabilmente sorgeranno lungo la strada verso la fusione. «La convergenza è un percorso naturale, considerato che l’attività di promozione finanziaria è cambiata molto negli ultimi anni », spiega Giovanna Giurgola Trazza, presidente dell’Apf. «Da una parte lo scossone è arrivato da novità normative come il multibrand, dall’altra hanno contribuito le dinamiche del mercato, con la nascita di grandi istituti su scala nazionale e l’aumento del portafoglio medio dei promotori». Senza dimenticare la grande crisi finanziaria partita nel 2008, che ha avviato un lungo periodo di instabilità sui mercati facendo così crescere la domanda di advisory da parte della clientela. E di conseguenza le competenze richieste ai professionisti del settore. «Il promotore ha ormai poco a che fare con il collocatore di prodotti che apparteneva in passato all’immaginario collettivo». Meno focus sulla vendita, dunque, e più attenzione alla creazione di un rapporto duraturo con i risparmiatori. «Il resto lo ha fatto la diffusione delle nuove tecnologie, che consente un rapporto rinnovato e più intenso con i clienti», aggiunge. Per Giurgola Trazza la creazione di un albo unico può essere l’occasione per modificare anche la denominazione della professione, tenendo conto proprio della sua evoluzione in direzione della consulenza e della pianificazione di medio-lungo periodo. L’Apf conta oggi poco più di 52mila iscritti, di cui 33mila attivi, che gestiscono il 7% delle attività finanziarie delle famiglie italiane, il 16,7 % del risparmio gestito e il 35,6 % del patrimonio investito in Oicr (Organismi di investimento collettivo del risparmio). «Circa il 30% di coloro che si sono presentati alle ultime prove di ammissione arrivava dall’ambito bancario », aggiunge la presidente dell’Albo, «segno evidente dell’evoluzione che sta vivendo il settore, che richiede competenze più evolute rispetto al passato. In alcuni casi si tratta di personale che richiede una formazione ad hoc per il private banking, in altre di professionisti che necessitano di aggiornamenti sulle normative e sul mercato, oltre che sulle nuove tecnologie». Qui sopra, Giovanna Giurgola Trazza, presidente dell’Albo unico dei promotori finanziari Sul tappeto il nodo dei consulenti “fee only”