Andrea Di Biase

Negli ultimi mesi se le sono date di santa ragione in una sfida, quella per aggiudicarsi il controllo di Fondiaria-Sai, combattuta a colpi di carte bollate, esposti alle autorità di vigilanza e accuse reciproche, veicolate direttamente e indirettamente sulla stampa. Da un lato la Unipol guidata da Carlo Cimbri, che dopo aver sottoscritto l’aumento da 400 milioni di Premafin, ha ormai assunto il controllo dell’ex compagnia del gruppo Ligresti. Dall’altro il fondo Sator guidato dall’ex enfant prodige di Mediobanca, Matteo Arpe, che per mesi, assieme alla Palladio Finanziaria, ha cercato di mettere i bastoni tra le ruote a Cimbri ma soprattutto alla banca di Piazzetta Cuccia, grande regista, assieme a Unicredit, dell’operazione. Due mondi apparentemente agli antipodi: da una parte la compagnia assicurativa controllata dalle cooperative rosse, che finora era stata tenuta ai margini dall’establishment, ma che con l’operazione FonSai si è conquistata un posto di rilievo nel sistema finanziario italiano, dall’altro un banchiere di rango, cresciuto al centro del sistema ma finito ai margini dopo la rottura del 2007 con l’allora presidente di Capitalia, Cesare Geronzi. Difficile dunque immaginare che, per tutte queste ragioni, Arpe e Cimbri e le rispettive società potessero essere soci in affari. Ma gli affari, come si sa, sono affari. E dunque non deve sorprendere che, scorrendo il bilancio 2011 della Sator Immobiliare, emerga come Unipol Assicurazioni, proprio la compagnia «accusata», nel corso della disfida per FonSai, di non avere la sufficiente solidità patrimoniale, è uno dei principali investitori di uno dei due fondi immobiliari gestiti dalla sgr del gruppo guidato da Arpe. Si tratta del Fondo Emilia, lanciato alla fine del 2010 per rilevare dalla reggiana Coopsette, proprio uno dei principali azionisti di Unipol, un centro commerciale nel comune di Muggiano, in provincia di Trieste. A fronte del conferimento dell’immobile al fondo, Sator Immobiliare ha emesso a favore di una srl controllata da Coopsette 154 quote di classe A del fondo per un valore di 38,5 milioni e 38 quote di classe B per altri 48 milioni. Contestualmente 48 quote A sono state girate a Unipol Assicurazioni, che ha investito così 12 milioni nel Fondo Emilia, mentre altri 20 quote A sono state girate alla Fondazione Roma per 5 milioni. Ieri, intanto, dagli aggiornamenti della Consob è emerso che al termine dell’aumento di capitale di FonSai (l’asta dell’inoptato si chiude ufficialmente oggi), Palladio avrà circa il 2% della compagnia. La finanziaria, che aveva ceduto sul mercato tutti i diritti, ha investito complessivamente 18 milioni. Sull’operazione Unipol-FonSai si è espresso ieri anche il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, definendola «molto complessa ma con un potenziale di sinergie di vantaggi da fusione molto alto». (riproduzione riservata)