Mauro Romano

Per ora è solo una goccia nel mare dei 95 miliardi di debiti che la Pubblica amministrazione italiana ha nei confronti di imprese e di altri enti. Ma le potenzialità dell’accordo che la Sace guidata da Alessandro Castellano ha sottoscritto con le Poste Italiane sono enormi, vista la rete capillare di cui dispone il gruppo guidato da Massimo Sarmi. Al momento il plafond messo a disposizione da Sace, in particolare tramite la società di factoring, Sace Fct, è stato di 200 milioni di euro, già in parte utilizzato e destinato subito a crescere. Una somma stanziata dopo che sono stati firmati accordi con enti pubblici, che devono certificare il credito, riconoscendo che è certo, liquido e esigibile, e soprattutto impegnandosi a estinguerlo entro un anno. I vincoli, quindi, non sono pochi. Ma tra le pubbliche amministrazione che hanno aderito al progetto Sace- Poste ci sono già la Regione Lazio e il Comune di Milano. «Il prodotto che abbiamo creato per le Poste consente alle imprese fornitrici della Pa di attivare un sistema di pagamento garantito delle fatture in scadenza», spiega Franco Pagliardi, che da maggio scorso è direttore generale di Sace Fct. «Tecnicamente si chiama reverse factoring». La società è tra l’altro pronta a mettere altri capitali nel progetto, visto che gli spazi di crescita sono enormi. Le Poste hanno messo a disposizione dei prodotti di Sace Fct circa 500 sportelli postali sparsi in tutta Italia dei 14 mila che costituiscono l’intera rete e il doppio rispetto ai 250 sportelli dedicati al progetto Banca del Mezzogiorno. Si tratta di punti vendita dove vengono servite imprese che hanno aperto presso le Poste anche un conto corrente, strumento indispensabile per smobilizzare i crediti secondo il meccanismo messo in piedi dalle Poste Italiane e da Sace. Dopo mesi di formazione della rete di vendita, ora quindi è tutto pronto per cominciare a smobilizzare i crediti e, come detto, ci sono enormi potenzialità. Basta qualche numero per rendersene conto. La società di factoring del gruppo Sace, a meno di due anni dal suo avvio, ha già smobilizzato crediti per oltre 3 miliardi di euro. Solo nel primo semestre di quest’anno la crescita ha superato il 50%. Risultati che fanno comprendere come, in una fase di crisi economica come quella attuale, ci siano enormi spazi per il factoring indirizzato alla Pa; e ovviamente il fatto che Sace sia controllata dal Tesoro (che a breve cederà la partecipazione a Cdp) è un elemento di vantaggio. Ma non solo. Il risultato dei 3 miliardi è stato ottenuto da Sace Fct grazie al lavoro di soli due uffici, uno a Roma e uno a Milano, nei quali lavorano in tutto meno di 30 persone. Ora, con 500 sportelli postali a disposizione, potrà essere movimentata ben più di una goccia dell’enorme mare di debiti della Pa italiana. (riproduzione riservata)