Il portafoglio titoli e le partecipazioni comprimono l’utile netto consolidato di Mediobanca nell’esercizio 2011-2012 chiuso al 30 giugno a quota 81 milioni di euro. Un dato allineato con le stime degli analisti, ma del 78% inferiore rispetto a quello di un anno fa. A bilancio, le svalutazioni su partecipazioni e titoli hanno pesato per 573 milioni. Basti pensare che gli utili delle partecipazioni consolidate a patrimonio netto sono scesi da 203 a 169,5 milioni, soprattutto per il minor contributo delle Generali, passato da 201,6 a 145,9 milioni. Quanto alle quote strategiche o principal investing, il deprezzamento si è attestato a 191 milioni, che vanno ripartiti tra i 78 milioni (23 dei quali nel quarto trimestre) legati al 13,7% in Rcs, quota che è stata allineata a un valore d’uso di 1 euro per azione, e tra i 113 milioni sulla quota Telco. A Piazza Affari il titolo Mediobanca, che in mattinata correva, ha invertito la tendenza dopo l’uscita dei numeri di bilancio, per chiudere in calo del 3,5% (in una giornata comunque decisamente negativa per il settore bancario). Il mercato potrebbe non avere apprezzato il taglio del dividendo, passato a 5 da 17 centesimi. È stato un esercizio «più che accettabile», ha commentato l’ad Alberto Nagel in conference call, che ha portato alla proposta di un dividendo «in un esercizio in cui il pagamento di una cedola non è stata pratica comune tra le banche italiane». Il dividendo, ha aggiunto Nagel, «è un po’ più che simbolico perché il pay out è del 52 per cento». Guardando ai dati in miglioramento dell’esercizio 2011-2012, l’indice di patrimonializzazione Core Tier 1 è cresciuto dall’11,2% all’11,5 per cento. A riguardo, Nagel ha fatto notare che anche nello scenario peggiore dell’applicazione della normativa di Basilea 3, la quota del 13,24% nelle Generali peserebbe per 350 punti base sul Core Tier 1, che resterebbe attorno all’11 per cento. Quanto alla partecipata triestina, stando a indiscrezioni, Mediobanca prima di presentare il proprio piano strategico sembra che abbia deciso di guardare come si muoverà Generali (a Trieste il nuovo ad Mario Greco sta preparando il nuovo business plan che dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno). Nella giornata di ieri è stato affrontato anche il nodo Fondiaria-Sai. In particolare, nell’ottica della cessione come da richieste dell’Antitrust, è stato deciso di «sterilizzare» la quota del 3,84% in Piazzetta Cuccia, interamente apportata al patto di sindacato, che era in mano alla famiglia Ligresti e che con il nuovo assetto del gruppo assicurativo è finita nella rete di Unipol. Nel dettaglio, l’assemblea del patto, che blinda il 42% di Mediobanca, ha autorizzato il trasferimento delle azioni Fonsai a un escrow account presso Bnp Paribas. Non solo: l’assemblea del patto ha deliberato la nomina di Alberto Pecci in cda al posto di Jonella Ligresti, mentre il padre Salvatore, nel direttivo dell’accordo che riunisce i principali soci della merchant bank, è stato sostituito da Gilberto Benetton, che con la holding Edizione ha il 2% di Piazzetta Cuccia e fa parte del gruppo dei soci industriali. Nel direttivo e nel cda di Mediobanca siede anche Tarak Ben Ammar, che ieri ha risposto «penso di sì» ai cronisti che gli chiedevano se a suo avviso Nagel rimarrà ad a lungo (cosa che negli ultimi tempi è stata messa in dubbio più di una volta).