di Anna Messia

Le assicurazioni si preparano a raccogliere la sfida che arriva dalle nuove frontiere digitali. Con la raccolta premi che continua a rallentare (dopo la frenata del 12% nel 2011, anche quest’anno si attende un calo del 5%), del resto, le compagnie italiane non sembrano avere altra scelta se non quella di sperimentare nuovi modelli di business che possano contribuire ad accelerare la ripresa della redditività, dopo che nel 2011 il roe (return on equity) del sistema è sceso del 7,2%. Tutti i gruppi, in un modo o nell’altro, si stanno già attrezzando e le potenzialità sono notevoli, come emerso ieri a Milano durante l’undicesima edizione dell’Insurance Day organizzato da MF-Milano Finanza, in collaborazione con Accenture, al quale hanno preso parte, come ogni anno, i top manager del settore assicurativo. «Le opportunità offerte dal digitale sono numerose e le compagnie hanno cominciato ad attrezzarsi», ha dichiarato Daniele Presutti, Insurance di Italia, Grecia e mercati emergenti di Accenture. «Oggi le persone passano più tempo a navigare su internet che di fronte alla tv e proprio sulla rete ci sono buone opportunità di business per le compagnie ». Del resto, grazie a nuovo strumenti come tablet e iPad e ai nuovi social media come Facebook o Twitter, non solo si possono contattare nuovi clienti ma anche conoscere le loro abitudini e i loro bisogni. E il mercato potenziale è enorme se si considera, per esempio, che «gli utenti di Facebook e Twitter, sommati tra loro, sono il secondo Paese al mondo per popolazione, subito dopo la Cina», ha sottolineato Presutti. Ma per le compagnie non è semplice cambiare in poco tempo il modo di vedere il mondo e di fare affari, trasformando il business assicurativo da un mercato di offerta (in cui finora sono state le imprese a decidere cosa proporre ai clienti) a un mercato di domanda, nel quale sono invece gli utenti della rete a chiedere prodotti su misura, che rispondano alle loro richieste che emergono da Internet. Il processo tuttavia appare ineluttabile, come già avvenuto per esempio nel mondo bancario, partito un po’ prima, con i conti correnti online che hanno conosciuto un boom piuttosto rapido rispetto ai prodotti in filiale. Nelle assicurazioni siamo solo all’inizio, con la quota d’affari delle compagnie che passa via internet e telefono ancora inferiore al 4%. Ma la rivoluzione è avviata e promette di coinvolgere tutto il business e non solo la fase finale della vendita. «Da quando sono in Italia, circa due anni, ho assistito a processi evolutivi ma non ancora rivoluzionari», ha detto George Sartorel, amministratore delegato di Allianz. «Il cambiamento che arriverà con l’era digitale credo invece sia destinato ad avere un impatto rivoluzionario sul business, perchè impatterà su tutta la catena di valore, oltre che sul modello distributivo». Allianz Italia sembra credere molto in questo nuovo mondo, tanto che la sperimentazione digitale del colosso assicurativo tedesco è partita proprio dalla Penisola, dove è stato avviato un cantiere di lavoro per immaginare e realizzare un modello di business dove si lavorerà solo con la rete, abbandonando definitivamente la carta. Poi è stata avviata l’iniziativa Fast quote, che via internet consente di conoscere in pochi secondi il prezzo della polizza Rc auto e «da marzo ad agosto abbiamo avuto circa un milione di contatti», dice Sartorel. Ma come detto il mercato è solo alle battute iniziali. «Come industria non abbiamo fatto ancora abbastanza», ha ammesso Patrick Dixneuf, amministratore delegato di Aviva Italia, «anche nei Paesi dove i cambiamenti sono stati più incisivi, come in Gran Bretagna, abbiamo assistito a sviluppi non ancora rivoluzionari». Del resto «se conoscessi la pietra filosofale di questo nuovo mercato non la rivelerei di certo davanti a una platea di assicuratori», ha scherzato Dixneuf, aggiungendo che «la ricerca è aperta, chi riuscirà a trovare per primo la soluzione vincente avrà indubbiamente un vantaggio competitivo sui concorrenti». Una rivoluzione che «dovrà essere necessariamente accompagnata dal miglioramento dei processi interni », ha aggiunto Giovanni Battista Mazzucchelli, amministratore delegato di Cattolica Assicurazioni, dicendosi «convinto che un ruolo decisivo in questo processo continueranno ad averlo anche le reti degli agenti, che dovranno trainare la rivoluzione». Intanto c’è chi, come Unipol Assicurazioni, alle prese con la fusione con Fondiaria-Sai, si è concentrato per il momento sulle aggregazioni perché solo «raggiungendo una massa critica adeguata si potranno poi fare nuove sperimentazioni che richiedono investimenti importanti », ha dichiarato Carlo Cimbri, amministratore delegato del gruppo Unipol. «Diversamente dal passato, oggi le grandi imprese non possono più pensare di crescere per vie naturali, con autofinanziamenti o creando startup. Gli scenari odierni cambiano troppo rapidamente e non c’è più tempo per studiare nuove iniziative. Ora si va direttamente a comprarle e l’unico modo per crescere è attraverso aggregazioni o acquisizioni». Per continuare a fare gli assicuratori serve oggi più capitale, ha continuato Cimbri, «perché il mondo è cambiato e per esempio è venuto meno il paradigma dell’inviolabilità dei titoli di Stato, su cui le assicurazioni hanno investito finora basandosi sul presupposto, scardinato dai recenti fatti, che fossero a rischio zero». Le compagnie italiane, insomma, prima di sperimentare nuove strade hanno bisogno di raggiungere dimensioni adeguate per competere con colossi internazionali, oltre che di investire molto sui processi interni, come ha sottolineato il direttore generale di Sara Assicurazioni, Alessandro Santoliquido. «È inutile introdurre grandi innovazioni tecnologiche se poi, quando capita un incidente, che è il momento della verità per l’assicuratore, il cliente non riesce a contattare il liquidatore in quanto non utilizza le e-mail». Insomma, la strada da percorrere è ancora lunga, ma già segnata. Secondo le ultime statistiche, almeno una persona su cinque, prima di fare un acquisto, consulta le offerte presenti sulla rete e dal 2013 si prevede che gli accessi Internet da mobile supereranno quelli da pc. L’Italia, in aggiunta, è tra i primi Paesi dell’Unione europea per l’utilizzo delle nuove tecnologie. La rivoluzione, insomma, potrebbe partite proprio dalla Penisola. (riproduzione riservata)