La partita su Fortis sembrava chiusa da un paio d’anni, con lo smembramento del colosso della bancassurance attraverso il salvataggio pubblico orchestrato da Olanda, Belgio e Lussemburgo, ma non secondo Ping An. Il secondo maggior assicuratore cinese, infatti, secondo quanto riportava ieri il Financial Times avrebbe presentato richiesta di risarcimento presso l’International Centre for Settlement of Investment Disputes, organismo d’arbitrato diramazione della World Bank che gestisce i contenziosi tra Stati e investitori. Ping An punta a recuperare le perdite relative al suo investimento in Fortis e per farlo ricorre, è la prima volta per un’azienda cinese, a un arbitrato internazionale. Ping An aveva stretto solidi rapporti con Fortis nella primavera del 2008, pochi mesi rilevando il 50% dell’asset management del gruppo per una cifra vicina a 2,15 miliardi di dollari, portando al tempo stesso la sua partecipazione intorno al 5% nel capitale di Fortis. Pochi mesi dopo sarebbe scoppiata la crisi subprime, portando al collasso di Fortis e alla svalutazione, da parte di Ping An, del suo investimento per 22,8 dei complessivi 23,9 miliardi di yuan (2,7 su 2,9 miliardi di euro) di investimento nel gruppo europeo. La svalutazione di quasi il 100% dell’investimento a bilancio ha segnato la perdita più grave dei molti investimenti che gli istituti cinesi in quella fase realizzarono in gruppi occidentali.