“Diversamente rispetto a quanto avveniva in passato, nel mercato di oggi le grandi imprese non possono più pensare di crescere per vie naturali o con autofinanziamenti o creando start-up. Non è una strada più a lungo praticabile perché gli scenari odierni cambiano troppo rapidamente e non concedono più tempo per studiare nuove iniziative. Ora  le vai direttamente a comprare e l’unico modo per crescere è farlo attraverso aggregazioni o acquisizioni”.
Lo ha spiegato Carlo Cimbri, a.d. di Unipol, intervenendo all’Insurance Day organizzato a Milano da MF/Milano Finanza e Accenture. Proprio la compagnia bolognese è reduce da un’esperienza di questo tipo, essendo riuscita a conquistare Premafin che a sua volta, assieme alle controllate FonSai e Milano Ass., verrà inglobata per dare vita al secondo polo assicurativo nazionale, alle spalle di Generali.
Crescere è una necessità ineludibile, altrimenti si va indietro”, ha aggiunto ancora Cimbri, spiegando che “occorre creare sinergie, cercare economie di scala, accrescere le quote di mercato. Per potersi permettere
di investire, sperimentare e naturalmente anche sbagliare, occorre avere alle spalle una certa dimensione. È indispensabile”.
Il numero uno di Unipol ha poi invitato la platea ad avere una visione più internazionale. “Possiamo ancora permetterci di pensare che il mondo termini alle Alpi? Abbiamo per caso potenzialità di crescita pari o
simili a quelle dei Paesi emergenti? Le nostre imprese sono in grado di competere con i giganti globali? Io penso di no”.
Cimbri riconosce infatti che “gli ultimi cinque anni hanno tracciato una discontinuità irreversibile rispetto al passato e nel futuro occorrerà disporre di un capitale sempre maggiore, più patrimonio per fronteggiare
rischi in continua crescita”.
“Non dimenticate che è stata rimessa in gioco l’inviolabilità dei titoli di stato, che rappresentano l’asse performante dei portafogli” delle compagnie “e pertanto la redditività“. Ciononostante, Cimbri vede
ancora potenzialità nelle assicurazioni italiane. “Abbiamo tanta qualità, ma se non riusciremo ad  organizzarla, a razionalizzarla per accettare una sfida globale, allora non riusciremo a ricavarne alcuna soddisfazione. Non accettiamo di operare in nicchie di mercato, ragioniamo in una logica di sviluppo: il momento per agire è adesso, perché le occasioni arrivano quando si verificano situazioni di discontinuità. Oggi nel mondo ci sono un sacco di ottime opportunità di fare operazioni: società dotate di ottimi impianti, eccellenti centri di conoscenza o reti di distribuzione che tuttavia non hanno una dimensione sufficiente per competere a livello globale”.