di Gianluigi Raimondi

Dall’inizio del 2011 si sono verificati una serie di eventi critici per l’economia globale: i conflitti in Medio Oriente, l’incidente nucleare a Fukushima, l’aumento del tetto del debito negli Usa accompagnato dal declassamento da parte di Standard & Poor’s e l’aggravarsi della crisi del debito in Europa. Eppure, negli ultimi 20 mesi l’indice S&P500 è salito di oltre il 10 per cento. 
Come si spiega? Secondo uno studio di Allianz Global Investors, gli elementi strutturali alla base delle positive performance delle imprese statunitensi (escluse quelle del settore finanziario) vanno innanzitutto cercate nella capacità di aver saputo mantenere il proprio debito su livelli pressoché stabile negli ultimi dieci anni con un rapporto sul Pil invariato al 70% circa. La liquidità e il processo di internazionalizzazione delle imprese a stelle strisce giocano poi un ruolo fondamentale. Forti di un tasso di esportazione del 40%, le società americane quotate nell’S&P500 hanno infatti approfittato della ripresa dei Paesi emergenti. Di conseguenza, e grazie ai tagli ai costi operati dopo la crisi finanziaria, gli utili nel 2011 sono saliti a livelli record e, a detta di molti analisti, quest’anno continueranno a crescere. Comunque, secondo Allianz, le valutazioni azionarie di alcune imprese sono ancora lontane dai livelli massimi. Inoltre Stati Uniti restano tra i primi cinque Paesi nell’indice di competitività globale del Global Economic Forum. In particolare, per quanto riguarda l’efficienza del mercato del lavoro e dei beni e il grado elevato di innovazione delle imprese. A stimolare l’economia americana ci sono poi dinamiche demografiche positive, come la costante crescita prospettica della popolazione e l’elevato tasso di natalità. 
Ma non è tutto. Un fattore relativamente nuovo che dà un vantaggio competitivo agli Usa nel lungo termine, a detta degli analisti del gruppo tedesco, è il costo del gas naturale, molto basso rispetto al resto del mondo. Dennis Nacken, analista senior di Allianz Global Investors, fa in aggiunta notare come «a livello mondiale, quasi un dollaro su due investito nei mercati azionari viene investito in azioni di imprese americane». Da Allianz evidenziano infine il fatto che il mercato Usa vanta una percentuale relativamente alta di settori difensivi (come per esempio quello farmaceutico, l’energia e i beni di consumo non ciclici) e al contempo una percentuale relativamente bassa di società finanziarie. Due caratteristiche che lo fanno considerare globalmente un listino difensivo