L’allerta è elevato. A novembre è atteso il piano industriale di Generali, il primo dell’era di Mario Greco, terzo amministratore delegato del Leone di Trieste che si è avvicendato negli ultimi due anni e mezzo al timone del colosso assicurativo. Un business plan che dovrebbe, almeno nelle intenzioni, riportare il gruppo ai vertici della leadership mondiale del settore e nello stesso tempo sventare il rischio di una futura ricapitalizzazione necessaria per rispondere ai nuovi criteri patrimoniali richiesti dalla Solvency II, e per predisporre gli eventuali capitali necessari (circa 2,5 miliardi) per acquistare il 49% di Generali Ppf, ovvero la quota della joint venture in mano a Petr Kellner a cui spetta un’opzione di vendita entro il 2014. Intanto il titolo, che in agosto ha guadagnato il 9%, è ritornato sui massimi di aprile e per gran parte degli analisti ormai è bene usare una certa prudenza (target tra 9,5 e 13 euro). Greco, insediatosi in quella che fu la poltrona di Giovanni Perissinotto e prima ancora di Cesare Geronzi a inizio mese, con la missione di aumentare il rendimento per gli azionisti, ha dato appuntamento a novembre (presumibilmente il 9, quando in calendario è già stata fissata la presentazione dei conti trimestrali) per le prime direttrici di marcia. A seguire un vero e proprio piano industriale. Peccato solo che Greco, insieme all’intero cda, sia in scadenza con l’approvazione del bilancio 2012. Ovvero il prossimo aprile. Il piano dovrebbe proseguire sulla linea già delineata dal predecessore e prevedere ulteriori cessioni mirate, tra le quali probabilmente quella di Generali Usa Life Reassurance, attiva nel ramo delle riassicurazioni vita, per un incasso previsto tra 800 milioni e un miliardo di euro. Si parla inoltre della possibile vendita di Bsi, il cui incasso potrebbe arrivare a due miliardi di dollari. In ogni caso uno dei passi obbligati sarà mettere ordine tra i tanti marchi del Leone, che solo in Italia conta brand come Toro, Alleanza, Ina, Fata e Assitalia.