di PierEmilio Gadda

Prometto di esserti fedele sempre, nella buona e nella cattiva borsa, in fase di rally e di ribasso e di offrire rendimenti positivi in ogni contesto di mercato. È l’impegno solenne che i fondi absolute return, ovvero a rendimento assoluto, assumono nei confronti dei sottoscrittori. Un voto particolarmente difficile da rispettare in momenti di forte turbolenza come l’attuale, quando la correlazione tra asset class complica le strategie di diversificazione dei portafogli. Ma quanti tra i fondi absolute return sono in grado di mantenere la promessa di performance sempre positive? Pochissimi, secondo un’indagine realizzata da Morningstar per MF-Milano Finanza. Non essendo disponibile una categoria ad hoc in cui siano catalogati tutti i fondi absolute return, si è scelto di considerare, consapevoli che si tratti di una semplificazione, soltanto i prodotti il cui nome faccia esplicito riferimento all’obiettivo di conseguire rendimenti assoluti. Utilizzando questo criterio, è stato ottenuto quindi un universo di 72 fondi collocati in Italia e accessibili all’investitore retail. A questo punto si sono analizzate le performance, per verificare quali prodotti avessero offerto risultati positivi in ciascuno degli ultimi cinque anni (2008, 2009, 2010, 2011 e dall’inizio del 2012). Nel caso dei fondi absolute return nati dopo il 2008, si sono presi in esame sol-tanto gli anni successivi alla data di collocamento. Risultato: dei 41 fondi con una longevità minima di cinque anni, solo cinque (il 12%) hanno consegnato rendimenti sempre positivi negli orizzonti di tempo considerati. Dei 31 fondi più giovani, soltanto cinque si sono dimostrati all’altezza dell’obiettivo dichiarato. E nei due anni più critici, il 2008 e il 2011, le performance medie sono state negative, rispettivamente, nella misura del 5,5% e 2,1%. Ma ci sono anche fondi che, in quegli stessi anni, hanno dato ottime gratificazioni ai sottoscrittori, con performance fino al 23% nel 2008. Grazie all’adozione di strategie alternative long-short (che consentono di assumere posizioni sia rialziste che ribassiste sul debito o sui mercati azionari), di arbitraggio sulla volatilità (per sfruttare, attraverso l’uso di derivati, le differenze nella volatilità implicita di uno stesso sottostante o di indici differenti); o attraverso l’acquisto di semplici obbligazioni dei Paesi emergenti, come ha fatto il fondo Schroder Emerging market debt absolute return, tra i pochi comparti che dal 2008 mostrano ogni anno un segno più davanti alle performance (tabella in pagina). Strategie vincenti. Va detto che le obbligazioni emergenti hanno dato performance positive negli ultimi cinque anni, ad eccezione del 2008, quando l’indice JP Morgan Embi subì un calo di 11,85 punti percentuali. «Il fondo viene gestito dal 1997 assumendo posizioni esclusivamente lunghe (rialziste, ndr), con l’obiettivo di non consegnare rendimenti negativi in nessun orizzonte di 12 mesi. Il 2008 è stato l’unico anno con performance negative (se si considerano i risultati in dollari americani, ndr), ma abbiamo limitato le perdite allo 0,31%», ricorda Christopher Wyke, product manager dell’emerging market debt team di Schroders: «Questi risultati si spiegano anche con l’ampiezza dell’universo investibile: analizziamo quasi 60 Paesi e in ciascuno possiamo investire sul debito in valute forti, sul debito in valuta locale o anche solo nelle divise, con la possibilità di aumentare la componente di liquidità in portafoglio fino al 40%». Il gestore però avverte: «Negli ultimi anni, un’enorme quantità di denaro è stata destinata a questa asset class e i rendimenti sono ai minimi. Nei prossimi sei mesi, i fondi specializzati sul debito emergente saranno vulnerabili a possibili ribassi, ma rimaniamo positivi sulle prospettive di lungo termine». Tra i fondi absolute return che hanno conservato il segno più negli ultimi cinque anni, anche un altro è specializzato sul debito emergente ma può adottare posizioni sia lunghe che corte trattandosi di un prodotto alternativo. «La scelta di vendere euro, attraverso opzioni, in un contesto di mercato caratterizzato da bassa volatilità, così come quella di confermare posizioni short (ribassiste, ndr) in Turchia e Ungheria, ci ha consentito di generare profitti quando la situazione nell’Eurozona è andata progressivamente deteriorandosi, e la volatilità nel mercato è incrementata notevolmente », spiegano Enzo Puntillo e Alessandro Ghidini, gestori del fondo JB absolute return emerging bond per Swiss&Global asset management, un altro fondo che ha registrato rendimenti sempre positivi dal 2008. «Al momento, siamo particolarmente attivi sul fronte dei tassi di interesse, attraverso posizioni sia direzionali che lungo la curva. Posizioni lunghe sui tassi in Brasile, Cile e Israele, costruite sulla base di un mix di valutazioni attraenti e fondamentali solidi, sono combinate con posizioni short in Paesi con tassi reali negativi», spiegano i due gestori. «Per quanto riguarda le posizioni lungo la curva dei tassi, in Cile stiamo scommettendo su un aumento della pendenza della curva dei rendimenti, tra i due e i cinque anni, mentre in Messico puntiamo su un appiattimento della curva, nel tratto tra i due e i dieci anni». Due dei cinque fondi absolute return che hanno mantenuto la promessa di rendimenti positivi negli ultimi cinque anni vengono proposti da Amundi ed entrambi sono specializzati su strategie di arbitraggio sulla volatilità. «Durante l’aggravarsi della crisi debitoria, che ha penalizzato così duramente i mercati azionari, eravamo posizionati per cavalcare l’aumento della volatilità, che è schizzata in alto del 28%. A quel punto, ricorda Gilbert Keskin, gestore del fondo Amundi funds absolute volatility euro equities, «abbiamo optato per una posizione ribassista sulla volatilità, che manterremo anche nella seconda parte dell’anno». Ancora meglio ha fatto il collega Eric Hermittee, gestore del fondo Amundi absolute volatility arbitrage, realizzando il 23,2% nell’annus horribilis dei mercati finanziari, il 2008. «Quando la tensione sui mercati azionari si fece altissima, quell’anno, i livelli di volatilità implicita delle opzioni put crebbe significativamente rispetto alle opzioni call, spiega il gestore del fondo. «Da maggio, eravamo posizionati per approfittare di un allargamento di questo differenziale. Ne traemmo vantaggio soprattutto durante il collasso di Lehman». Anche il fondo Qbond Absolut return di Euromobiliare international fund, ha realizzato performance positive nel 2008, «ma attraverso un forte sovrappeso sulla duration e un investimento significativo in bund tedeschi», ricorda Fulvio Albarelli, ad di Euromobiliare asset management sgr. «Anche nei mesi di luglio e agosto del 2011 siamo riusciti a mitigare la volatilità dei mercati e ottenere performance positive, questa volta tramite un bilanciamento equilibrato tra Paesi core e periferie». Il fondo ha un obiettivo di rendimento total return di 100 punti base sopra i Bot. Investe principalmente in titoli governativi, obbligazioni societarie investment grade e speculative, con un’esposizione massima del 10% al debito emergente. «Attualmente non abbiamo posizioni short in portafoglio», precisa Albarelli. «Le posizioni lunghe sono sui titoli italiani, governativi e societari, a breve termine. Abbiamo un sovrappeso sul bund a 10 e 30 anni rispetto alle scadenze 5 anni, perché ci aspettiamo un appiattimento della curva». (riproduzione riservata)