DI VITTORIO MAROTTA

La riforma della Cassa Ragionieri riceve la maggioranza dei voti del Comitato dei delegati ma si ferma di fronte allo scoglio del quorum. Il provvedimento aveva lo scopo di andare incontro alle richieste del governo Monti sulla sostenibilità a 50 anni. Domanda. Presidente Saltarelli, cosa è successo? Risposta. Un gruppo minoritario di delegati ha fatto mancare il numero legale, facendo così venir meno la necessità di rispondere a quelle esigenze che ci erano state indicate dal ministro Elsa Fornero. Poche unità, ma suffi cienti per fermare il processo di riforma della nostra Cassa. Sono amareggiato: chi è scappato non accetta il confronto democratico in aula, e il solo modo per non far approvare modifi che fondamentali per la storia del nostro istituto è quello di non presentarsi e far mancare il voto. D. Cosa farà adesso il Consiglio di amministrazione? R. Innanzitutto prenderemo atto del risultato del voto e rifl etteremo sulle conseguenze della giornata di oggi. Si tratta di un gesto di gravità inaudita, che non fa premio alle responsabilità di quei delegati che sono scappati senza presentarsi al confronto. Il mio ringraziamento va a tutte quelle persone che, con grande senso di responsabilità, sono rimaste in aula per votare sia a favore che contro. È mancato il quorum ma dalle votazioni la maggioranza dei delegati era a favore della riforma, e solo un gesto irresponsabile di una piccola frangia ha fatto sì che fosse scritta una delle pagine più buia della storia della Cassa. D. Intanto la scadenza del 30 settembre è imminente… R. Parleremo con i ministeri vigilanti per valutare quali saranno le conseguenze della mancata approvazione della riforma entro il termine perentorio che aveva indicato il ministro del lavoro. La riforma andava nelle direttrici che erano state richieste, per individuare un equilibrio di lungo periodo. D. Come si spiega questo risultato? R. È ovvio che tutte le riforme creano qualche mal di pancia. Ma temo che un importante infl usso sia arrivato dalle imminenti elezioni del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Visti anche alcuni recenti interventi, la sensazione è che, più che pro o contro la riforma, certe valutazioni siano state fatte a seconda di chi era schierato con chi”. D. Presidente, come avevate pensato di venire incontro alle richieste del ministero? R. Le misure facenti parte della riforma rispondono ai criteri di equità e sostenibilità, e allo stesso tempo accentuano la tutela nei confronti delle situazioni di bisogno degli iscritti e dei loro familiari. Abbiamo pensato all’equilibrio del fondo, senza trascurare l’equità e gli interventi di welfare avanzato nei confronti di giovani e famiglie. D. Quali erano le principali novità della riforma? R. Abbiamo ipotizzato un aumento graduale che passa al 10% nel 2013 (aliquota massima 20%) e poi cresce di un punto percentuale l’anno, fi no ad attestarsi al 15% nel 2018 (aliquota massima 25%). Nelle proiezioni consideriamo anche il fondo per l’assistenza, pari a 65,2 milioni di euro. L’aumento della quota minima del contributo soggettivo supplementare aumenta la dotazione del fondo, implementando, di conseguenza, le attività di assistenza. Inoltre, l’idea è quella di ridurre l’importo del contributo integrativo minimo per portarlo allo stesso livello della Cassa dottori commercialisti. D. Tra i provvedimenti più interessanti, l’eliminazione della pensione di anzianità R. Non ha più motivo di esistere: la società è in continua evoluzione, non solo sotto l’aspetto economico, ma anche e soprattutto sociale. Il nostro obiettivo è quello di dedicare il surplus di risorse che si liberano con la riforma alle esigenze di tutti i colleghi. La pensione non può più essere vista come una integrazione del reddito, ma come un mezzo adeguato alle proprie esigenze di vita quando non si è più in grado di provvedere da sé. La pensione di anzianità è sostituita dalla pensione anticipata. Resta, invece, nel caso della totalizzazione, in quanto prevista dal decreto legislativo 42/2006. D. Parte della riforma è dedicata a interventi per giovani e famiglie, iniziando dal riconoscimento sul montante di parte del contributo integrativo. R. Ai colleghi che si sono iscritti dopo il 31 dicembre 2003, il 25% del contributo integrativo versato affl uisce nella posizione contributiva individuale, che non si incrementa negli anni per i quali tali iscritti hanno chiesto la riduzione del contributo soggettivo in quanto di età inferiore a 38 anni. D. Come avete pensato di garantire più welfare per gli iscritti? R. Abbiamo previsto interventi per le donne: per loro il numero di anni di età anagrafi ca e di iscrizione e di contribuzione è ridotto di sei mesi per ogni fi glio nato e per ogni minore adottato in corso di iscrizione, con il limite massimo di cinque anni di riduzione dell’età anagrafi ca e quella di iscrizione e di contribuzione. Per gli iscritti che hanno prestato per almeno 18 anni assistenza a un familiare disabile grave, i requisiti per la pensione di vecchiaia sono ridotti a 57 anni di età e a 25 di iscrizione e di contribuzione. Abbiamo approntato inoltre forme di sostegno agli studi per i fi gli orfani, un bonus famiglia sottoforma di anticipo di pensione sia per fi gli a carico che per assistenza a fi gli disabili, una diaria per infortunio o malattia che impediscono lo svolgimento della professione. E ancora, un bonus bebè e sussidi per asili nido, che verranno erogati nei limiti del fondo per l’assistenza. Sono provvedimenti che vengono incontro alle esigenze dei nostri iscritti, è impensabile che debbano sfumare per il gesto di quei pochi delegati. D. C’è anche la questione dei tagli: la spending review va applicata anche alle Casse? R. Il tema della riduzione dei costi è fortemente di attualità e in un periodo in cui tutti siamo chiamati a sopportare sacrifi ci e anche lo Stato sta facendo una cura dimagrante, è giusto che i fondi pensionistici privati realizzino interventi fi nalizzati al risparmio. La Cassa Ragionieri ha da tempo avviato un processo di razionalizzazione delle spese. Quello a cui gli enti di previdenza si oppongono è invece un prelievo forzoso del 5%, che nel nostro caso sarebbe pari a 550.000 euro. Si tratterebbe di una tassa occulta e di una cifra sottratta ai nostri iscritti. Se dobbiamo risparmiare, allora questi fondi siano redistribuiti ai nostri associati e rimangano all’interno della Cassa, piuttosto che versarli all’Erario.